Politica

Il centro-destra e il centro-sinistra alle prese con i 'frenatori' Salvini e Conte

Redazione
 
Il centro-destra e il centro-sinistra alle prese con i 'frenatori' Salvini e Conte

Oltre a quelli, canonici, che si trovano sui convogli ferroviari, ci sono altri frenatori la cui funzione è essenziale. Sono quelli che, in coda al bob, hanno in mano dei meccanismi che, se attivati, rallentano la velocità di bolidi che scendono lungo la pista. Di solito, non toccano mai i freni, se non un istante dopo avere superato la fotocellula che registra, al millesimo, i tempi.

Il centro-destra e il centro-sinistra alle prese con i 'frenatori' Salvini e Conte

Nella nostra politica il ruolo ufficiale di frenatori se lo stanno guadagnando sul campo Matteo Salvini e Giuseppe Conte che, dopo l'esito - per loro diverso - delle regionali, si stanno mettendo per traverso lungo il cammino delle rispettive coalizioni, avendo in testa una magnifica idea: essere loro a condizionare, decidendone i tempi, il cammino dei due schieramenti.

Da che mondo è mondo, la politica vive sempre di protagonismo e la contingenza di oggi non sfugge a questo dogma: chi può fa di tutto per sé stessi, perché agli altri ci pensa Dio.
Quindi si capisce bene il perché Matteo Salvini, incassato il risultato entusiasmante della Lega in Veneto, ha pensato bene di mettere un punto di domanda a quella che era una affermazione frutto di una trattativa: il prossimo candidato alla presidenza della giunta regionale della Lombardia sarà espresso da Fratelli d'Italia.

Una frase che, se ci mettiamo un punto interrogativo alla fine, traduce le ambizioni di Salvini, che sembra prendere oggi le distanze dall'accordo con gli sherpa dei Fratelli d'Italia, secondo il quale il Veneto sarebbe stato appannaggio della Lega, mentre al Pirellone sarebbe andato un esponente di FdI, almeno a livello di candidatura.

Niente di ufficiale, nessuna frase chiara su quel che gli passa per la testa, ma quando Salvini dice che di Lombardia si parlerà a tempo debito, nei fatti abbassa i giri del motore della coalizione, all'interno della quale non gli dispiace certo il ruolo di guastatore, che attua su un fronte vastissimo, dalle armi all'Ucraina (''se i nostri soldi diventano tangenti per mignotte non ci sto'', ha detto) alla legge sul consenso (che ha subito uno stop inatteso per l'opposizione della Lega). Con un chiaro obiettivo: erodere il consenso a Fratelli d'Italia da destra.

Che poi il suo disegno vada a buon fine non è assolutamente scontato, per il semplice motivo che la sola, sebbene clamorosa affermazione in Veneto non significa che il partito del presidente del consiglio ne subirà i contraccolpi su scala nazionale. Pure se anche Fratelli d'Italia ha i suoi problemi, che sono quelli di un partito cresciuto in modo esponenziale, mentre lo stesso non si può dire della sua classe dirigente, a fronte di una capillare occupazione dei posti di potere.

Ma anche il centrosinistra qualche problema ce l'ha, e si chiama Giuseppe Conte, che, dopo avere incassato l'elezione di Roberto Fico in Campania (resa possibile solo per i voti del Partito democratico e per il sostegno di altre liste ''ibride''), dopo essersi celebrato, ha cominciato ad avvelenare i pozzi di un confronto per la formazione di un ''tavolo'' della coalizione, che, a rigore di logica, dovrebbe essere il primo atto dopo le vittorie elettorali. Ma lui, un maestro nel temporeggiare su questioni nelle quali non gli si riconosca il ruolo di leader al quale ambisce, ha deciso di traccheggiare, dicendo che se ne potrà parlare, ma non subito, fissando un termine ''a dopo l'estate''.

E tutti sanno che l'indeterminatezza di quel ''dopo l'estate'' significa che difficilmente, da oggi ai prossimi mesi, Conte cambierà idea su sé stesso e, quindi, su chi dovrebbe essere il punto di riferimento dell'opposizione.
Qualche indizio dell'identikit: è docente universitario, è avvocato, è stato presidente del consiglio - con due diverse maggioranze -, ama la pochette...

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