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Affitti brevi e keybox: stretta del Viminale sulla sicurezza degli ospiti

Redazione
 
Nel panorama in continua evoluzione degli affitti brevi, il tema della gestione automatizzata degli ingressi nelle strutture ricettive è al centro del dibattito. Con una nuova circolare, il Ministero dell’Interno ha imposto una stretta sull’utilizzo delle keybox, le cassette portachiavi che consentono il self check-in senza il contatto diretto tra ospite e gestore. La decisione mira a garantire una maggiore sicurezza e a prevenire rischi per l’ordine pubblico, soprattutto in vista di eventi di grande portata come il Giubileo, che secondo le stime porterà in Italia tra i 30 e i 35 milioni di turisti. La circolare sottolinea che l’identificazione da remoto degli ospiti tramite sistemi automatizzati non soddisfa i requisiti legali. Il Viminale ricorda che i gestori devono identificare gli ospiti muniti di documento di identità e comunicare le generalità alle Questure entro 24 ore dall’arrivo. Questo obbligo, si legge nella circolare, risponde alla necessità di prevenire l’alloggiamento di soggetti pericolosi o legati a organizzazioni criminali.

“Alla luce dell’intensificazione del fenomeno delle locazioni brevi e considerando l’evoluzione della difficile situazione internazionale – si legge nella nota – emerge l’urgenza di adottare misure stringenti per garantire la sicurezza pubblica”. La gestione automatizzata del check-in, prosegue il ministero, espone al rischio che gli appartamenti vengano occupati da persone non identificate, creando un potenziale pericolo per la collettività.
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha ribadito l’importanza della nuova normativa. “Credo che il modello della gestione automatizzata sia da superare, poiché non garantisce un’effettiva identificazione della persona che accede al servizio alberghiero,” ha dichiarato. Durante un incontro a Venezia, il ministro ha citato casi concreti per spiegare i rischi legati a queste pratiche, tra cui un episodio recente a Padova, dove un proprietario non è riuscito a rientrare in possesso del suo appartamento dopo un affitto breve. “Questo caso non dipende dalla keybox – ha precisato Piantedosi – ma dimostra quanto sia necessario rafforzare i controlli per prevenire abusi”. Anche la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, ha espresso il suo appoggio alla misura: “Apprezzo molto l’iniziativa del Viminale e sottolineo la piena collaborazione con il ministro Piantedosi. La circolare sull’identificazione degli ospiti è un passaggio essenziale per garantire un’esperienza turistica serena e positiva”.

Airbnb, leader globale nel settore degli affitti brevi, si è dichiarata favorevole a interventi per regolare l’uso delle keybox. Durante l’assemblea dell’Anci a Torino, l’azienda ha affermato di voler collaborare con città come Firenze, Roma e Venezia per promuovere un’ospitalità responsabile. “Vogliamo supportare le città nei loro sforzi per contrastare l’uso illegale di cassette portachiavi, sia attraverso campagne educative sia sfruttando la rete di co-host presenti sul territorio,” ha dichiarato un portavoce dell’azienda. La sindaca di Firenze e delegata Anci per le politiche abitative, Sara Funaro, ha definito la circolare un segnale positivo: “Finalmente si presta attenzione a un tema che ha un impatto profondo sulle nostre città”.

Il sindaco di Bari, Vito Leccese, ha aggiunto: “L’identificazione personale non solo garantisce maggiore sicurezza, ma contribuisce a mitigare l’esplosione delle locazioni turistiche, che stanno accelerando la gentrificazione di interi quartieri, specialmente nei centri storici”. Non tutti però concordano con l’approccio del Viminale. L’Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi (Aigab) ha sollevato dubbi sull’efficacia e sulla necessità della normativa. “Siamo favorevoli all’eliminazione dei locker per le strade e al contrasto dell’abusivismo, ma riteniamo che il ministero non tenga conto delle tecnologie avanzate già in uso,” ha dichiarato l’associazione secondo cui molti gestori professionali utilizzano sistemi di riconoscimento biometrico e codici Otp simili a quelli adottati da servizi come lo SPID o le banche online. “Introdurre l’obbligo del riconoscimento fisico solo per gli affitti brevi sarebbe discriminatorio e potrebbe danneggiare un settore che rappresenta una parte significativa della sharing economy italiana”, sottolinea Aigab.
La stretta del Viminale si inserisce in un contesto più ampio di regolamentazione del settore, che negli ultimi anni ha visto un’espansione senza precedenti. Secondo i dati forniti da Confedilizia, gli affitti brevi in Italia generano un giro d’affari di oltre 10 miliardi di euro l’anno, coinvolgendo centinaia di migliaia di piccoli proprietari. Tuttavia, l’impatto sociale ed economico di questa forma di ospitalità non è privo di criticità, come dimostrano le proteste durante il G7 del Turismo a Firenze. La sfida, ora, sarà trovare un equilibrio tra le esigenze di sicurezza, la tutela dei centri storici e il sostegno a un settore che rappresenta una risorsa fondamentale per il turismo italiano.

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