"Non facciamo della demagogia", la dichiarazione netta arriva dal presidente dell'Associazione Bancaria Italiana (ABI), Antonio Patuelli, intervenuto al convegno "Fattore R" a Cesena, e si riferisce al dibattito sugli extraprofitti delle banche e l'ipotesi di un contributo volontario da parte degli istituti di credito.
ABI, Patuelli: "Extraprofitti? Non facciamo demagogia. Banche già tassate al 55%"
Patuelli ha subito richiamato il principio costituzionale, citando l'articolo 53 che impone a tutti di contribuire alla spesa pubblica "in ragione della loro capacità contributiva con criteri di progressività". "Il sistema bancario e i suoi azionisti pagano complessivamente il 55%, perché dobbiamo considerare che siamo sottoposti alla doppia tassazione, prima sull'impresa e poi sui suoi azionisti, perciò non facciamo della demagogia." Patuelli ha precisato che l'onere fiscale del settore è già elevato e tentativi di imposte straordinarie o contributi "volontari" non sarebbero altro che mosse populiste.
Analizzando il rapporto tra banche e territorio, il presidente ABI ha fornito un quadro dettagliato sulla domanda di credito. Per le imprese, l'offerta di prestiti da parte delle banche supera ancora la richiesta. Tuttavia, per le famiglie si registra un trend opposto: una "forte richiesta di mutui" che si protrae da ben sette mesi.
Una nota di ottimismo cautelato si registra negli ultimi due mesi, in cui anche le imprese, a livello nazionale, hanno mostrato un incremento nella richiesta di prestiti. Patuelli attribuisce la precedente cautela al "quadro di incertezze provocato dai dazi e sugli eventuali sbocchi delle importazioni". La ricetta per sostenere il tessuto imprenditoriale, secondo il presidente, non passa per nuovi prelievi, ma per un alleggerimento: "Le imprese vanno perciò aiutate, soprattutto sul versante della pressione fiscale, incentivandole così ad investire".
L'intervento di Patuelli si è poi concentrato sui rischi internazionali. Sulla questione dei dazi imposti dall'Amministrazione americana, l'ABI registra un fenomeno controintuitivo: fino alla loro applicazione, c'è stato addirittura un incremento delle esportazioni verso gli Stati Uniti. La vera strategia, tuttavia, risiede altrove: "L'Europa, e l'Italia in particolare, stanno operando per creare nuovi sbocchi commerciali per ammortizzare il rischio dei dazi". Pur ritenendo l'obiettivo raggiungibile, il presidente ammonisce: "Ci vorrà tempo e quindi il rischio di crisi e recessione non può mai essere escluso o sottovalutato".
Il timore più grande, tuttavia, rimane quello geopolitico. Patuelli ha espresso profonda angoscia per le guerre in corso, in Ucraina e in Medio Oriente, ma è "ancor di più preoccupato per il rischio di incidenti".
Un commento critico è stato rivolto al recente comportamento degli Stati Uniti, in particolare alla figura di Donald Trump. Pur sforzandosi di "capire Trump," Patuelli ha espresso "grande fatica" di fronte a dichiarazioni come l'incoraggiamento al sistema NATO di abbattere eventuali aerei sconfinanti, definendolo un "comportamento non prudente e responsabile". Il modello da seguire, invece, è quello della NATO che, pur essendo "sempre pronta", adotta la linea responsabile di far allontanare gli aerei non autorizzati, evitando l'escalation.
Il quadro tracciato da Patuelli è quello di un sistema bancario che chiede stabilità e coerenza politica, rifiutando interventi estemporanei sugli extraprofitti e sollecitando un aiuto concreto alle imprese tramite la riduzione della pressione fiscale, il tutto mentre lancia un serio avvertimento sui pericoli derivanti dalle crescenti tensioni geopolitiche internazionali.