Burning Buzz

Supercazzola Mogol

di Barbara Leone
 
Supercazzola Mogol

“Confusione, confusione, mi dispiace se sei figlia della solita illusione. E se fai confusione, confusione, tu vorresti imbalsamare anche l’ultima più piccola emozione…” Così recita una certa canzone scritta da un “certo” Mogol. Un brano che, a riascoltarlo oggi, suona quasi profetico. Perché se c’è qualcuno che sembra voler imbalsamare l’emozione e ridurre la musica a una sterile esercitazione di stile, quel qualcuno è proprio il suo autore. E il paradosso è che oggi il Maestro accusa Giorgia di cantarecome si faceva trent’anni fa”. Un curioso capovolgimento, se pensiamo che lo stesso Mogol ha scritto canzoni immortali, le cui emozioni – per fortuna – non sono invecchiate di un solo giorno.

Ma andiamo con ordine. La critica di Mogol a Giorgia è tanto sorprendente quanto ingiustificata. Dire che un’artista con una voce inconfondibile dovrebbe “aggiornarsi” significa non aver compreso la natura stessa dell’arte. Dovremmo forse dire a Mina che il suo modo di cantare è superato? A Fiorella Mannoia che la sua vocalità dovrebbe essere modernizzata? O ancora, se Whitney Houston fosse ancora tra noi, le consiglieremmo di rivedere il suo stile perché troppo datato?  Dire che Giorgia deve aggiornarsi equivale a dire che un pittore come Caravaggio, se fosse vissuto oggi, avrebbe dovuto prendere lezioni di street art. E se Mina tornasse con un album inedito? Le suggeriremmo di fare un salto al CET per imparare a “modernizzarsi”? Orsù,siamo seri! E qui entra in gioco il vero punto: il CET. Quel meraviglioso centro di formazione musicale di Mogol che, a giudicare dai commenti di alcuni ex allievi, sembra più un’accademia di clonazione mogoliana che una fucina di talenti. Una scuola dove si predica la libertà artistica ma si sfornano canzoni tutte uguali. Dove Sua eccellenza Giulio Rapetti stabilisce ciò che è giusto e ciò che è sbagliato con la stessa autorità di un sovrano assoluto.

D’altra parte, non è un mistero che il Maestro abbia sempre avuto un certo gusto per le dichiarazioni perentorie: da De Gregori a Baglioni, passando per Battiato, nessuno è mai stato esente dalle sue critiche tranchant. L’ultima vittima è Giorgia, colpevole di avere una voce troppo bella e di saper cantare troppo bene. Ma come osa questa donna ostinarsi a essere una cantante vera? Come osa non seguire la moda dell’intonazione imperfetta, del sussurro sofferto e della dizione trasandata? Scandalo! Per fortuna, a difenderla ci hanno pensato Cristiano Malgioglio e Valerio Scanu, che non le mandano certo a dire. Malgioglio, con la sua verve inconfondibile, ha ribaltato la questione: è Mogol che dovrebbe andare a scuola da Giorgia, non il contrario. E in effetti, è un punto di vista affascinante. Se guardiamo ai nomi usciti dal CET, troviamo un panorama piuttosto desolante: tolta Arisa, dove sono i nuovi giganti della musica italiana forgiati dalle sapienti mani di Mogol? Quali artisti di successo possono dire di aver trovato nel CET il trampolino di lancio della loro carriera? E qui il discorso si fa spinoso. Perché il problema non è tanto che Mogol abbia espresso un’opinione – discutibile quanto si vuole, ma pur sempre legittima – quanto il fatto che questa opinione abbia tutto il sapore di una pubblicità occulta. Un colpo di genio, se non fosse che il pubblico non è più disposto a bersi certe operazioni con la stessa ingenuità di un tempo.

La verità, caro Mogol, è che Giorgia non ha bisogno di un aggiornamento. Giorgia è Giorgia: ieri, oggi e domani. Ha bisogno di brani che valorizzino la sua straordinaria vocalità senza costringerla in un’idea di "modernità" che è solo un vestito di plastica, destinato a deteriorarsi nel giro di qualche stagione. Magari, più che invitarla a prender lezioni nella sua encomiabile scuola, potrebbe scrivere una canzone per lei. Una di quelle che spacca, di cui è indubbiamente un gran Maestro. Ma le vere star non si piegano alle mode: le creano. Whitney Houston, Celine Dion, Mina, Fiorella Mannoia, Laura Pausini, persino Vasco Rossi e Ligabue – ognuno nel suo genere – hanno mantenuto una coerenza stilistica senza per questo risultare anacronistici. Perché? Perché l’identità artistica è ciò che rende un cantante riconoscibile. Chi si snatura per inseguire il mercato finisce per sparire. Ed è questo il vero errore di Mogol. Pensare che l’unica via per restare rilevanti sia “aggiornarsi”. Ma aggiornarsi a cosa, esattamente? A un mondo musicale in cui il canto è diventato un dettaglio trascurabile perché tanto c’è l’autotune? In cui le melodie sono sempre più povere e le voci si confondono in un indistinto rumore di sottofondo? No, grazie. Se modernità significa perdere la propria anima artistica per seguire l’ultima trovata commerciale, meglio restare “vecchi”. Giorgia fa quello che sa fare meglio: canta. Con quella voce che è la sua firma, il suo marchio, la sua essenza. E il pubblico, che non è stupido, la applaude. Perché la musica vera non ha data di scadenza.

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