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Sanremo 2025: il Festival democristiano che non scontenta nessuno

di Benedetta Lagatta
 
Bentornati al Festival di Sanremo, edizione 2025, diretto da un Carlo Conti in versione perfetto anfitrione della mediocrità creativa, dove “accontentare tutti” sembra essere il mantra. Nel suo annuncio al Tg1, il conduttore e direttore artistico ha perfino ampliato la rosa dei partecipanti da 24 a 30, dichiarando con candore che “altri 10 avrebbero meritato”. Un festival “per tutti i gusti”, insomma, e nessuno davvero soddisfatto. Che il Festival di Sanremo abbia sempre cercato di tenere insieme generazioni e gusti diversi non è una novità, ma mai come quest’anno sembra che l’obiettivo sia quello di non lasciare nessuno a bocca asciutta, con un cast che spazia dai soliti noti ai rapper dissinganti, dai cantautori impegnati alle icone retrò. Insomma, un Sanremo che sembra uscito da un algoritmo di intelligenza artificiale progettato per minimizzare il rischio di polemiche. La media d’età dei partecipanti, 37 anni, si piazza nel comodo limbo di chi non è né troppo giovane né troppo vecchio, con un’abbondanza di 35enni. Gli over sono rappresentati dalle vecchie glorie Massimo Ranieri e Marcella Bella, mentre per gli under ci si affida, e come ti sbagli, alle ultime star di Amici e al sempre presente Achille Lauro, che ormai ha una suite prenotata all’Ariston.

Insomma, di tutto un pop! Visto che, scorrendo i nomi del cast, è proprio il pop il grande protagonista del Festival che segna il ritorno dell’era Carlo Conti: Elodie, Noemi, The Kolors e i Modà sono il cuore pulsante di questa edizione. I cantautori puri, da Brunori Sas a Simone Cristicchi, sembrano piazzati lì per placare il pubblico più intellettuale, mentre la quota rap – da Fedez a Tony Effe, passando per Emis Killa e Rocco Hunt – strizza l’occhio a chi cerca un pizzico di polemica in rima. E poi c’è lui: Achille Lauro, il re della trasgressione preconfezionata, che ogni anno promette scandali ma alla fine si limita a regalare qualche outfit discutibile. Ad affiancarlo, Rose Villain, che fa il suo ritorno insieme ai comeback kids Irama e The Kolors, mentre le note jazz di Serena Brancale e Joan Thiele rappresentano la quota snob che tanto piace agli esperti di nicchia. Nel cast si contano 18 uomini e 10 donne, oltre ai Coma_Cose, un duo misto. Insomma, le “quote rosa” sono rispettate quel tanto che basta per evitare critiche, ma non troppo, per non rischiare di sembrare un Festival davvero moderno.

Tra le donne in gara, oltre alle già citate Elodie, Noemi e Marcella Bella, spiccano Francesca Michielin e Gaia, che puntano tutto sulla credibilità artistica. Carlo Conti non si nasconde: "il Festival è stato pensato per tenere insieme davanti al televisore l’intera famiglia italiana. Dalla nonna che si emoziona con Massimo Ranieri al nipote che tifa per Tony Effe, passando per i trentenni che cantano i Modà con nostalgia e i millennial che ballano su Elodie. La selezione sembra studiata per trasformare il salotto in un’arena intergenerazionale dove nessuno alza mai la voce, perché tutti hanno avuto almeno un momento per dire “questa la conosco”.

Dopo l’annuncio, i social si sono riempiti di post degli artisti in gara. Achille Lauro, come da copione, ha postato una sua foto con la frase “Ci son cascato di nuovo”, mentre Tony Effe si è autoproclamato “Tony Sanremo”. Brunori Sas, alla sua prima volta all’Ariston, ha sfoggiato un’ironia sottile scrivendo “Felice di andare lassù, Con ti” accanto alla statua di Modugno, mentre Fedez ha optato per il minimalismo: “Ci vediamo a Sanremo”. Tra i momenti più esilaranti, il video dei Modà che mostrano la mamma di Checco svegliarlo per dargli la notizia. Un mix di spontaneità e marketing che sembra calcolato al millimetro, come tutto il resto di questo Festival.

Anche per il 2025, dunque, il Festival di Sanremo promette di essere esattamente ciò che ci si aspetta: un evento rassicurante, dove il rischio più grande è che il pubblico si addormenti prima della fine. Carlo Conti ha costruito un cast che non farà infuriare nessuno, ma che difficilmente farà saltare qualcuno dalla sedia. Un Sanremo democristiano fino al midollo, perfetto specchio di un’Italia che protesta sui social ma che, di fatto, non ama il cambiamento preferendo crogiolarsi nella sua comfort zone. E allora, prepariamoci a una settimana di canzoni, meme e polemiche leggere, in attesa che, almeno per una sera, l’Ariston riesca a sorprenderci davvero. Ma senza esagerare, sia chiaro.
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