Burning Buzz

"E stutatelo 'sto telefono!": quando Beethoven cede il passo alla notifica

di Barbara Leone
 
'E stutatelo 'sto telefono!': quando Beethoven cede il passo alla notifica

C’è qualcosa di irresistibilmente surreale nell’immagine di Riccardo Muti, uno dei più grandi direttori d’orchestra del nostro tempo, che sospende la sua bacchetta nel bel mezzo dell’ouverture di Beethoven per tuonare: “E stutatelo 'sto telefono!”. Una scena che, in un attimo, trasforma la solennità di Palazzo Madama in un’improbabile opera buffa. L’occasione è di quelle solenni: il concerto di Natale al Senato. In sala, una platea di senatori e alte cariche dello Stato, incluso il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Sul palco, il maestro Muti, accompagnato dall’Orchestra Giovanile Cherubini, pronta a incantare l’aula con un programma d’eccezione. Dopo l’inno nazionale, le note struggenti e maestose dell’ouverture Coriolano di Beethoven, composta nel 1807 come intermezzo alla tragedia omonima di Heinrich Joseph von Collin, introducono il pubblico in un’atmosfera carica di emozione. Segue la Sinfonia Roma di Georges Bizet, quando accade l’impensabile. Tra il pubblico, uno smartphone comincia a trillare. Prima uno squillo, poi un altro, fino a trasformarsi in un intermezzo non richiesto. La compostezza del maestro vacilla: con un’espressione che è un misto di incredulità e fastidio, si volta verso la platea e, con il suo inconfondibile tono di comando, esclama: “E stutatelo 'sto telefono!”. Un richiamo che unisce ironia, autorità e un afflato dialettale capace di disarmare perfino i senatori. La parola “stutare”, lontana dall’italiano comune, suona quasi poetica nella sua severità. L’Aula ride, qualcuno si guarda intorno imbarazzato, ma il danno è fatto. E come se non bastasse, mentre l’orchestra suona con impeccabile dedizione, un senatore viene colto in flagrante mentre sullo schermo del suo smartphone non scorrono le note di Beethoven, ma il punteggio della partita Roma-Parma. Un siparietto tragicomico, che mette a nudo un’irriverenza involontaria verso la musica e il contesto istituzionale. Vien da chiedersi: cosa ne avrebbe pensato Beethoven?

Nonostante l’interruzione, il concerto si conclude con una meritata standing ovation. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, omaggia il maestro con una campanella, simbolo di ordine in aula, accompagnandola con parole di ringraziamento. Muti, fedele al suo spirito pungente, domanda: “È d’oro?”. Ma presto si fa serio e pronuncia un discorso che celebra la bellezza dell’arte e la dedizione dei giovani musicisti italiani. “Avete ascoltato due composizioni estremamente complesse, suonate dal fiore della gioventù italiana. Io ho fondato vent’anni fa l’Orchestra Cherubini per tramandare gli insegnamenti che ho ricevuto. Il lavoro in un’orchestra è estremamente difficile quando lo si voglia fare bene. Nelle orchestre e nelle nostre amate bande locali. Io ho cominciato ascoltando la banda di Molfetta, durante un corteo funebre. Non il migliore degli esordi. Ma questa è la parte più preziosa della nostra Italia. Questa è l’arte”. Con tono accorato, il maestro ricorda anche un episodio di Scampia, dove giovani musicisti suonavano in una stanza angusta non per obbligo, ma per cercare libertà e bellezza. “Questa è la bellezza della nostra Italia”, conclude, per poi regalare all’uditorio un antico proverbio cinese: “È a forza di pensare ai fiori che i fiori crescono”.

A emergere dalla serata, oltre alla magia della musica, è il termine “stutare”, che cattura l’immaginazione collettiva. Di origine latina, deriva dal verbo tutare (proteggere), arricchito dal prefisso privativo s- per indicare l’azione di togliere la protezione. Utilizzato anticamente per spegnere il fuoco o una candela, il termine è sopravvissuto nel tempo grazie ai dialetti del Sud Italia, in particolare in Calabria, Puglia e Sicilia. Presente in Boccaccio e Iacopone da Todi, “stutare” ha anche una variante, “astutare”, che campeggiava nei vocabolari fino al Settecento. Oggi, questa parola dal sapore arcaico e nobile torna a vivere grazie a Muti, in un contesto che nessuno si sarebbe aspettato: l’Aula del Senato. Forse, chissà, qualche senatore l’adotterà nei suoi futuri discorsi. E magari, la prossima volta, le notifiche lasceranno il posto al silenzio, rendendo finalmente giustizia alla musica.

  • villa mafalda 300x600
  • PP evolution boost estivo giugno 2024
Rimani sempre aggiornato sulle notizie di tuo interesse iscrivendoti alla nostra Newsletter
Notizie dello stesso argomento
Il profumo della sconfitta: cronaca olfattiva dal torneo di Rouen
18/04/2025
Barbara Leone
Il profumo della sconfitta: cronaca olfattiva dal torneo di Rouen
Ova alla Jova: quando l'ovvietà diventa virale
16/04/2025
Barbara Leone
Ova alla Jova: quando l'ovvietà diventa virale
Tronchetti lascia la Ferragni come una borsa fuori stagione
15/04/2025
di Barbara Bizzarri
Tronchetti lascia la Ferragni come una borsa fuori stagione
Da Nove settimane e mezzo a Sei giorni e un disastro
14/04/2025
Da Nove settimane e mezzo a Sei giorni e un disastro