Economia
Piazza Affari cede terreno tra trimestrali, tensioni su Azimut e volatilità macro. Milano limita i danni mentre l’Europa scivola
di Luca Andrea

Seduta nervosa per i mercati europei, costretti a smaltire l’effetto-rimbalzo seguito alla fine dello shutdown USA più lungo della storia e a confrontarsi con una raffica di trimestrali. A Piazza Affari l’umore resta cauto, il FTSE MIB chiude in lieve calo dello 0,08% a 44.755 punti, confermando il ritorno sotto quota 45.000 raggiunta solo ieri. Un arretramento contenuto, soprattutto se confrontato con le vendite più marcate che hanno colpito le altre piazze del Vecchio Continente.
La zavorra principale arriva dal tonfo di Azimut, scivolata del 10,1% dopo i rilievi di Banca d’Italia sull’ispezione condotta tra marzo e giugno 2025 sulla controllata Azimut Capital Management SGR. Il mercato ha letto la vicenda come un potenziale elemento di incertezza sullo spin-off TNB, nonostante il presidente Pietro Giuliani abbia ribadito che né la politica dei dividendi né quella dei buyback è in discussione e che il progetto TNB resta confermato.
Non tutto, però, è negativo nel paniere principale. Generali brilla con un rialzo dell’1,42%, sostenuta da risultati dei primi nove mesi in doppia cifra e dai minori sinistri legati alle catastrofi naturali. Il gruppo triestino ha confermato gli obiettivi strategici del piano 2025-2027, offrendo stabilità al settore assicurativo.
Debole invece Poste Italiane (-1,02%), nonostante un terzo trimestre superiore al consensus degli analisti e l’annuncio dell’acconto sul dividendo 2026. In ribasso anche Terna (-1,26%).
Il listino mette in evidenza anche Hera (+2,79%), Banca MPS (+2%) e Banco BPM (+1,58%), mentre tra le big arretrano Brunello Cucinelli (-3,16%), Recordati (-2,53%) e Campari (-2,06%).
Il segmento MidCap appare più tonico, con il FTSE Italia Mid Cap che avanza dello 0,43%. Spiccano Carel Industries (+6,85%), Technoprobe (+6,36%), doValue (+5,79%) e Reply (+3,85%). In difficoltà invece LU-VE Group (-3,72%), El.En (-3,11%), De’ Longhi (-2,91%) e Italmobiliare (-2,56%).
L’Europa, intanto, cede il passo con decisione. Francoforte perde oltre l’1,39%, Londra scende dell’1,05% e Parigi chiude quasi in parità (-0,11%).
Sul fronte dei mercati, l’euro si rafforza sfiorando quota 1,165 dollari, l’oro resta poco sotto i 42.000 dollari, mentre il petrolio (WTI) risale a 59,04 dollari al barile (+0,93%). Lo spread torna a impennarsi fino a 84 punti base, con il decennale italiano che risale al 3,41%.
Anche le criptovalute vivono una giornata di debolezza: il bitcoin scende sotto i 101.500 dollari.