La Legge di Bilancio 2026, pur mobilitando risorse significative (21,3 miliardi nel 2026), viene duramente criticata da Confindustria, Confcommercio, Confedilizia, CGIL e CISL, che ne denunciano l'insufficiente impatto sul PIL e l'inadeguatezza a fronte di uno scenario economico globale definito "ancora più incerto" da Maurizio Tarquini (DG Confindustria) a causa di dazi e tensioni geopolitiche. La posta in gioco è la base produttiva italiana (256 mila imprese e 10 milioni di occupati), che sostiene oltre l'80% della finanza pubblica.
Confindustria chiede un piano industriale straordinario oltre i vincoli annuali di bilancio, focalizzato su investimenti, competitività e attrattività, giudicando la manovra attuale priva della dimensione adeguata per un rilancio. Le priorità assolute sono:Rimodulazione del PNRR: Per rafforzare gli investimenti produttivi con almeno 8 miliardi/anno per tre anni. Riduzione del costo dell'energia: il prezzo medio italiano è significativamente superiore ai competitor europei. Si chiedono PPA, disaccoppiamento prezzi elettricità/gas ed eliminazione dello spread TTF/PSV. Le misure positive come l'iperammortamento e la proroga della ZES Unica sono accolte con favore, ma criticate per la loro natura temporanea (si chiede un orizzonte almeno triennale).
Forti le preoccupazioni su misure fiscali penalizzanti, come l'aumento della tassazione sui dividendi infragruppo (al 24%) e il divieto di compensazione F24 tra crediti d'imposta e contributi INPS/INAIL, che crea tensioni di liquidità. L'associazione lancia un monito: "Non dobbiamo rassegnarci alla sindrome dello zero virgola", avvertendo che senza crescita il welfare è insostenibile.
Donatella Prampolini (Vicepresidente Confcommercio) parla di manovra con "effetti espansivi limitati" e frenata da consumi deboli. L'Associazione chiede di estendere il taglio della seconda aliquota IRPEF fino a 60.000 euro, rendere strutturale l'IRES premiale, superare l'IRAP e correggere la detassazione sui rinnovi contrattuali per includere i lavoratori del terziario.
Criticità anche per gli artigiani (CNA, Confartigianato, Casartigiani), che definiscono la Legge "dannosa, sbagliata, superata dagli eventi" a causa del divieto di compensazione e dell'insufficienza dell'iperammortamento per le PMI.
La CGIL con Christian Ferrari denuncia una manovra "inadeguata, ingiusta e controproducente". Il miglioramento dei conti pubblici, sostiene Ferrari, è pagato dai lavoratori dipendenti e pensionati attraverso l'inflazione da profitti e il drenaggio fiscale (perdite cumulate stimate fino a oltre 3.000 euro per i redditi più alti nel triennio), che le misure del Governo non compensano. La CGIL denuncia il definanzimento della spesa sociale (sanità in calo al 5,93% del PIL nel 2028), l'inasprimento della previdenza (aumento età pensionabile e azzeramento flessibilità) e la mancanza di risorse per gli Investimenti pubblici (pari a zero). La CGIL accusa il Governo di utilizzare il gettito fiscale per una maggiore austerità e per finanziare una "folle corsa al riarmo" (+23 miliardi in tre anni) in un binomio "austerità e riarmo". Le richieste si concentrano su: restituzione e neutralizzazione del fiscal drag, rinnovo dei contratti, blocco aumento età pensionabile e vere politiche industriali finanziate da profitti, extra-profitti, grandi ricchezze ed evasione fiscale.
La CISL offre un giudizio più articolato: positivo per il percorso di risanamento che riduce lo spread e il costo del debito, ma negativo sulle dimensioni quantitative, essendo la manovra più piccola dal 2014. Positivi gli interventi a favore della riduzione fiscale sui lavoratori (4,9 miliardi nel 2026) e il rifinanziamento della sanità (che torna al 2,6% del PIL, pur restando insufficiente). Fortemente negativi invece sono giudizi su: l'ennesima rottamazione delle cartelle (incentivo per gli evasori) e le norme in materia di pensioni.
Confedilizia apprezza la proroga delle detrazioni per le ristrutturazioni edilizie (50% e 36%) ma si oppone all'aumento della cedolare secca sugli affitti brevi (dal 21% al 26%). Propone l'estensione dell'aliquota ridotta del 10% della cedolare secca ai contratti a canone concordato in tutti i comuni e un incremento della riduzione IMU per la stessa tipologia di locazioni, per aumentare l'offerta abitativa a prezzi accessibili.
L'eterogeneità delle critiche, pur provenendo da fronti opposti (industria, commercio, sindacati), converge sulla necessità di un intervento più strutturale e coraggioso che affronti i nodi di competitività, costo dell'energia e potere d'acquisto per scongiurare la stagnazione e il deterioramento del tessuto sociale.