Economia
Lavoro, un milione di occupati in più ma cresce la cassa integrazione
di Redazione

Nei primi tre anni del governo Meloni l’occupazione in Italia è cresciuta di un milione di unità, ma il quadro del lavoro non è privo di ombre. Secondo il nuovo rapporto dell’Ufficio Studi CGIA di Mestre, a fronte del record di 24,2 milioni di occupati raggiunti a luglio 2025, le ore di Cassa Integrazione Guadagni (CIG) sono aumentate del 22% rispetto allo stesso periodo del 2024. Un segnale, spiega la CGIA, che “riflette le difficoltà strutturali di alcuni comparti industriali e la fragilità della ripresa produttiva”.
Nei primi sei mesi del 2025 sono state autorizzate 305,5 milioni di ore di cassa integrazione, pari a 54,7 milioni in più rispetto all’anno precedente. A trainare l’impennata è la CIG straordinaria, cresciuta del 46,4%, seguita da quella ordinaria (+7,3%), mentre la CIG in deroga è crollata del 70%. “Un incremento allarmante, osserva la CGIA, che evidenzia la sofferenza di settori cardine della nostra manifattura, come auto, metallurgia, meccanica e calzature”.
Il settore automobilistico è quello più colpito, con 22 milioni di ore di CIG straordinaria, in aumento dell’85,8% su base annua. Seguono metallurgia (+56,7%), macchinari (+12,5%) e calzature (+144,3%). Nel complesso, questi comparti rappresentano oltre il 55% delle ore totali di CIG del manifatturiero.
L’indagine segnala inoltre forti squilibri territoriali. La provincia più colpita è Campobasso, dove le ore di CIG sono aumentate del 1.255%, complice la crisi dello stabilimento Stellantis di Termoli. Altri picchi si registrano a Cuneo (+347%), Asti (+289%) e Potenza (+280%). In controtendenza, invece, alcune aree del Sud come Oristano (-74%), Nuoro (-75%) e Crotone (-87%). Su base geografica, l’aumento più consistente si registra nel Nord-Ovest, con un +33%, trainato dal Piemonte e dal suo settore automotive.
Ma, nonostante la crescita occupazionale, i salari restano fermi. “Il merito del milione di nuovi occupati, sottolinea la CGIA, va attribuito soprattutto agli imprenditori, non alla politica. Tuttavia, la produttività non cresce, i salari restano bassi e il tasso di occupazione femminile rimane tra i più bassi d’Europa, con un numero ancora elevato di giovani Neet”.
Per l’associazione artigiana, il rischio è quello di una “crisi strisciante”, simile a quella che sta colpendo Germania e Francia, aggravata da tensioni geopolitiche e dalla transizione digitale ed ecologica. CGIA avverte: “Serve accelerare sulla messa a terra del PNRR: entro giugno 2026 l’Italia ha ancora oltre 100 miliardi di euro da utilizzare, una leva decisiva per modernizzare il Paese e sostenere le imprese”.