Economia
La guida Fabi sulle criptovalute: Sileoni, "Simbolo di mondo in evoluzione, ma attenzione alle minacce"
la Redazione
Non sono valute, come l’euro, il dollaro americano o lo yuan giapponese, perché non sono emesse né regolate da un’autorità centrale riconosciuta: quindi, non hanno corso legale. Né sono uno strumento di pagamento perché nessuno può essere obbligato ad accettarle nelle transazioni commerciali. Cosa sono, dunque, le criptovalute, i criptoasset e le cripto-attività? Sono una particolare forma di investimento: una alternativa, però, non regolamentata a fondo e, pertanto, soggetta a rischi rilevanti. I Bitcoin e le altre criptovalute nascono e si scambiano solo in forma digitale, tant’è che non esistono in forma cartacea. E attenzione: in caso di truffa, fallimento o cessazione di attività da parte delle piattaforme che le gestiscono gli utenti non possono contare su una efficace tutela legale e contrattuale, dunque, c’è il rischio di subire rilevanti perdite economiche. Se si decide di investire i propri risparmi in questo tipo di attività, bisogna tenere presente, anzitutto, l’estrema volatilità che le caratterizza. Non hanno alcun collegamento con istituzioni e governi centrali: pertanto, possono essere create da chiunque, in qualsiasi momento, in ogni parte del Mondo. Le operazioni in cripto-attività avvengono su una rete informatica decentralizzata. Questi i principali consigli della Fabi, contenuti nella “Guida alle criptovalute”, realizzata nell’ambito del Mese dell’educazione finanziaria, in cui sono state raccolte anche le indicazioni della Banca d’Italia e della Consob: come suggeriscono le autorità di vigilanza, occorre prestare molta attenzione prima di scegliere se e come investire in questo settore. Esistono rischi di natura operativa, che riguardano strettamente la protezione e la sicurezza informatica: gli emittenti e le società che gestiscono cripto-attività sono stati più volte oggetto di cyber attacchi: un vero e proprio boom, quello delle truffe informatiche, che ha portato gli utenti, in alcune circostanze, alla perdita totale dei loro portafogli in criptovalute.
Vale 3mila miliardi di dollari il mercato globale di criptovalute: il dato è aggiornato a metà novembre e risulta in crescita del 79,2% rispetto al mese di gennaio 2024, quando il “giro d’affari” complessivo di Bitcoin, Ethereum e altre “cripto” si era attestato a circa 1.680 miliardi di dollari. In termini percentuali, il mercato in cripto-attività più importante risulta saldamente quello degli Stati Uniti, con il 16,58% di quota di mercato a fine settembre 2024, seguito dall’India, con il 9,44%, e dal Brasile con l’8,10%. Tra le diverse migliaia di cripto-attività, cioè la quota di mercato relativamente più alta spetta di gran lunga ai Bitcoin, che nel tempo hanno raggiunto il 60%, seguiti da Ethereum al 13% circa. Quanto al valore complessivo, vale la pena sottolineare che, rispetto ai mercati finanziari “tradizionali” e regolamentati, si tratta di volumi marginali: la capitalizzazione complessiva dei titoli quotati nelle piazze finanziare, a livello globale, si è attestata, al mese di novembre, a quota 112mila miliardi di dollari. In Italia, il mercato vale 2,22 miliardi di euro e sono 1,35 milioni gli italiani che hanno “investito” in criptovalute, con una media di 1.600 euro. Il dato si riferisce a giugno scorso ed è in crescita di 870 milioni (+64%), rispetto agli 1,35 miliardi di giugno 2023. L’andamento nei 12 mesi però ha visto susseguirsi forti aumenti a brusche frenate nelle quotazioni e vistose oscillazioni. In effetti, il controvalore in euro del saldo complessivo delle valute virtuali è passato da 1,35 miliardi di fine giugno 2023, a 917 milioni di euro a settembre dello stesso anno, per risalire successivamente a quasi 1,5 miliardi a dicembre, per poi schizzare nel primo trimestre 2024 sfiorando i 2,9 miliardi (+ 92% in soli tre mesi) e ripiegare a 2,2 miliardi a giugno 2024, facendo segnare una contrazione del 22,4% in soli tre mesi. Quanto alle caratteristiche del mercato italiano delle cripto-attività, oltre il 99% dei detentori è rappresentato da persone fisiche. Tra queste, i Millennial sono i più numerosi (37%), ma detengono importi pari al 39% circa del controvalore complessivo, mentre i possessori tra 40 e 60 anni, pur rappresentando il 28% del totale, posseggono il 49% del totale “investito”. Nei primi sei mesi del 2024, inoltre, sono state eseguite operazioni di conversione da valute legali (come l’euro), a valute virtuali, per un controvalore di quasi 2,8 miliardi, con una media di 9 operazioni per cliente e un importo medio di poco più di 260 euro. Viceversa, le operazioni di conversione di moneta virtuale in moneta legale registrate sono state pari a 2,9 miliardi circa, circa 10 per cliente e un controvalore medio di 266 euro. I Millennial risultano i più attivi anche nelle operazioni di trasferimento in entrata e in uscita dai prestatori di servizi in cripto attività: a loro è riconducibile circa il 74% delle operazioni complessive. Tali dati, però, non sono esaustivi del mercato in cripto-attività in Italia: solo una parte dei portafogli e delle transazioni in criptovalute avviene attraverso prestatori di servizi regolarmente registrati in Italia: vuol dire che una quota di investimenti degli italiani in bitcoin o altri strumenti non rientra nei monitoraggi e nelle statistiche ufficiali.
Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, ha dichiarato: «Le criptovalute sono senza dubbio una delle frontiere più controverse dell’economia moderna, simbolo di un mondo in continua evoluzione, ma anche di un panorama che si presenta con enormi rischi per i risparmiatori. Non possiamo chiudere gli occhi davanti a questa realtà: chi decide di acquistare criptovalute deve sapere che non si tratta di valute come l’euro o il dollaro, ma di strumenti di investimento altamente speculativi e, soprattutto, non regolamentati. Questo significa che, in caso di perdite o truffe, non esistono strumenti di tutela legale e contrattuale che possano proteggere il cittadino. Non demonizzo mai le innovazioni, ma sottolineo l’urgenza di un’informazione chiara e completa. Le criptovalute non possono essere affrontate con leggerezza o con la speranza di facili guadagni: occorre conoscerne tutti gli aspetti critici, dalla loro estrema volatilità alla mancanza di protezione istituzionale. Le istituzioni e le autorità di vigilanza a rafforzare il quadro normativo per garantire una maggiore sicurezza agli investitori. Allo stesso tempo, serve un maggiore impegno per diffondere l’educazione finanziaria, perché solo con consapevolezza e piena conoscenza possiamo gestire un fenomeno potenzialmente pericoloso in una opportunità. La rivoluzione digitale non deve lasciare nessuno indietro, ma deve essere accompagnata da regole eque e trasparenti».
LA GUIDA FABI ALLE CRIPTOVALUTE
LE CRIPTO-ATTIVITÀ: COSA SONO, I PERICOLI E LE REGOLE
Criptovalute, criptoasset, cripto-attività. Da qualche anno rappresentano un’alternativa di investimento nelle scelte di pianificazione finanziaria, in tutto il Mondo. Eppure, sono davvero pochi coloro che possono sostenere di avere davvero padronanza della materia. Ancora oggi, infatti, quello delle “cripto” è un ambito finanziario ancora poco conosciuto e trasparente. La Banca d’Italia ha definito le cripto-attività come rappresentazioni digitali di valore, che possono essere utilizzate come mezzo di scambio o scelte come tipo di investimento e che possono essere negoziate, trasferite e archiviate elettronicamente. Le criptovalute sono rappresentazioni di valore, di beni, non sono valute, come lo sono l’euro, il dollaro, lo yuan, perché non sono emesse e regolate da un’autorità centrale riconosciuta e quindi non hanno corso legale. Questa distinzione è fondamentale: significa che nessuno può essere obbligato ad accettarle come mezzo di pagamento. Possono essere usate come mezzo di scambio solo su base volontaria cioè solo con chi è disposto a scambiarle con altri beni o servizi. Per questo è più corretto parlare di cripto attività, piuttosto che di criptovalute. Le cripto-attività, inoltre, non hanno una forma reale, fisica: nascono e si scambiano esclusivamente in via telematica e in forma digitale, non esistono in forma cartacea.
COME FUNZIONANO
Non avendo alcun collegamento con istituzioni e governi centrali, le cripto-attività possono essere create da chiunque, in qualsiasi momento, in ogni parte del Mondo. E mentre le transazioni in valuta tradizionale avvengono con la supervisione e garanzia di banche e istituti riconosciuti, le operazioni in cripto-attività avvengono su una rete informatica decentralizzata, tra dispositivi appartenenti alla rete e visibili solo da chi dimostra di conoscere specifici codici informatici: le chiavi di accesso. La sicurezza delle transazioni, in questo caso, è garantita dall’intervento nel processo di tutti i partecipanti alla rete, attraverso la tecnologia blockchain. Nella blockchain ogni transazione effettuata viene registrata in un “blocco”, che deve essere convalidato da almeno la metà più uno degli appartenenti alla rete, chiamati in gergo “miner”, risolvendo complessi algoritmi e ottenendo in cambio nuovi blocchi di crypto, i token. Una volta convalidato, il blocco si inserirà in maniera definitiva e non modificabile nella catena dei blocchi già convalidati e verrà registrato in tutti i “nodi”, cioè in tutti i pc appartenenti al circuito.
LA CREAZIONE DEI TOKEN
Le cripto-attività, in genere, sono create per generare nuovi mezzi di pagamento, quindi senza alcun collegamento ad attività reali. Gli stessi creatori, per evitare l’inflazione e aumentare il loro valore, pongono limiti alla creazione di token. L’attività di mining del bitcoin, la prima e più famosa criptovaluta, a esempio, si bloccherà una volta raggiunte le 21 milioni di unità. Per questo motivo, l’incremento di valore dei token è strettamente legato al loro utilizzo e alla loro diffusione: all’aumentare degli scambi, aumenta la richiesta di token e aumenta il loro valore. In questi ultimi anni, si è diffusa la creazione di cripto-attività attraverso le Ico (Initial coin offering), lanciate inizialmente per raccogliere fondi con l’obiettivo di creare nuove cripto-attività, successivamente utilizzate per finanziare direttamente progetti imprenditoriali. Il meccanismo è simile a quello delle azioni: chi ha una idea da finanziare, la propone ad altri investitori. In questo caso, quindi, chi acquista i token della nuova criptovaluta partecipa, assumendosi tutti i rischi, al finanziamento del progetto iniziale. Naturalmente le Ico possono non avere successo e fallire, se non raccolgono i finanziamenti necessari. Per questa ragione, capita frequentemente che alcune cripto-attività nascano e muoiano in tempi brevissimi. I token creati inizialmente dalla Ico, inoltre, possono essere scambiati anche successivamente a prezzi diversi, sempre come le azioni, ma, a differenza dei mercati azionari, non sono contemplati blocchi ai rialzi o ribassi eccessivi, per cui sono soggette a una forte volatilità.
I RISCHI CONNESSI
Le autorità di vigilanza nazionali, come Banca d’Italia e Consob (la Commissione nazionale per le società e la Borsa), così come le autorità di vigilanza europee, sono intervenute più volte per aiutare a identificare meglio quali rischi si nascondono dietro un mondo assai complesso e ancora poco conosciuto. Oltre a ribadire che solo raramente si adattano a essere utilizzate come strumenti di pagamento affidabili ed efficaci, le autorità sottolineano anche i rischi specifici che le caratterizzano come strumenti di investimento. Se si decide di investire i propri risparmi in questo tipo di attività, bisogna tenere presente, anzitutto, l’estrema volatilità che le caratterizza. Chi acquista oggi 100 euro in criptovalute deve essere consapevole del fatto che quei 100 euro possono variare, significativamente, in rialzo, ma anche in ribasso, fino ad azzerarsi del tutto, anche nell’arco di una sola giornata. Quello delle cripto-attività è, poi, ancora un ambito parzialmente regolamentato. È difficile, del resto, per le autorità, disciplinare un fenomeno di carattere globale. Inoltre, come già accennato, le criptovalute non sono emesse né controllate direttamente da istituzioni pubbliche, ma da soggetti privati. Ciò significa che, in caso di truffa, fallimento o cessazione di attività da parte delle piattaforme che gestiscono le cripto-attività gli utenti non possono contare su una efficace tutela legale e contrattuale, con rischio di subire rilevanti perdite economiche. Altro aspetto da non sottovalutare, l’eccessiva complessità, accompagnata spesso da scarsa trasparenza, di alcuni prodotti e servizi collegati alle cripto-attività, che possono nascondere meccanismi interni che accentuano le possibili fluttuazioni di valore e le possibili perdite. Esistono infine rischi di natura operativa, che riguardano strettamente la protezione e sicurezza informatica: gli emittenti e le società che gestiscono cripto-attività sono stati più volte oggetto di cyber attacchi che hanno portato gli utenti, in alcune circostanze, alla perdita definitiva dei loro portafogli in criptovalute. Lo stesso può succedere se si perdono le chiavi di accesso private, senza le quali non si può più accedere al proprio portafoglio di cripto-attività.
GLI STRUMENTI DI TUTELA E I CONSIGLI DELLA VIGILANZA
L’Unione europea per tutelare i consumatori ha recentemente emesso un regolamento, il Micar, relativo ai mercati sulle cripto-attività, suddividendole in tre grandi gruppi e prevedendo per ognuno livelli diversi di disciplina. Le cripto-attività del primo gruppo, il cui valore è legato ad una singola valuta, come l’euro, possono essere emesse solo da banche e istituti di moneta elettronica. Si chiamano e-money token (emt) e il detentore avrà il diritto di ottenere indietro il valore nominale del token nella valuta in cui è espresso. A esempio, chi compra un e-money token da 100 euro e ne chiede alla banca il rimborso, otterrà la restituzione di 100 euro nominali. Nel secondo gruppo sono ricomprese le asset referenced token (art), le cripto attività legate a un paniere di attività sottostanti, quali valute ufficiali, azioni, obbligazioni. In questo caso, le banche e i soggetti autorizzati all’emissione saranno tenuti a rimborsare il valore di mercato del token, al momento della presentazione della richiesta del titolare. Il valore di mercato può essere, naturalmente, più alto o più basso di quello di acquisto; quindi, dall’operazione di rimborso si può guadagnare o perdere. L’ultimo gruppo di cripto- attività regolate dal Micar, di natura residuale e costituita dalle cripto-attività cosiddette other than, le più rischiose perché non legate a nessuna attività reale; inoltre, non è stabilito alcun diritto di rimborso per il possessore. Il Micar detta, inoltre, regole precise di trasparenza e obbliga gli operatori del mercato delle cripto-attività a informare i consumatori circa le caratteristiche dei prodotti offerti. Il Micar, però, non si applica a tutte le tipologie di cripto-attività diffuse né a quelle rientranti nei gruppi già descritti, ma che sono emesse e scambiate fuori del territorio dell’Unione europea. Come suggeriscono le autorità di vigilanza, occorre prestare molta attenzione prima di scegliere se e come investire in questo settore.
LE 5 DOMANDE CHIAVE E LE 3 REGOLE D’ORO PER GESTIRE I RISPARMI
Prima di decidere dove allocare i propri risparmi, bisogna porsi 5 domande chiave:
1) Posso permettermi di perdere tutti i miei soldi che ho deciso di investire?
2) Sono disposto ad assumermi rischi elevati pur di ottenere i guadagni promessi?
3) Ho capito davvero le caratteristiche della cripto-attività che voglio acquistare?
4) Mi posso fidare della piattaforma che me la propone?
5) Sono in grado di proteggere i dispositivi informatici che utilizzerò per gestire il mio investimento?
Solo rispondendo con franchezza a questi interrogativi si può decidere consapevolmente come investire i risparmi, ricordando sempre le 3 regole fondamentali da seguire prima di ogni investimento: 1) più alto il rendimento promesso, più alto è il rischio associato, sempre 2) differenziare quanto più possibile i propri investimenti è fondamentale per ridurre il rischio; 3) valutare attentamente se l’orizzonte temporale dell’investimento sia coerente con le esigenze e prospettive; chi pensa di aver bisogno dei propri risparmi nel breve periodo, deve orientare le sue scelte di investimento in strumenti quanto più possibile liquidi e poco volatili.
GLOSSARIO: DLT, BLOCKCHAIN E MICAR
II Distributed Ledger Technologies (Dlt), le tecnologie a registro distribuito, sono registri elettronici distribuiti su una serie di “nodi”, cioè di partecipanti. La sicurezza e integrità dei dati registrati sono garantite dal fatto che sono registrati, verificati, validati e archiviati da una serie complessa di protocolli, condivisi e accettati da tutti i nodi. L’utilizzo di algoritmi criptati e condivisi esclusivamente dai partecipanti rende il registro decentralizzato sicuro. La Blockchain è un particolare tipo di Dlt. Letteralmente significa “catena di blocchi”: le piattaforme delle criptovalute, infatti, sono organizzate in blocchi di dati collegati gli uni agli altri in sequenza cronologica e inseriti nel registro. In questo modo, i dati validati e registrati sono inalterabili, perché ogni passaggio successivo è indissolubilmente legato al precedente, già validato e archiviato definitivamente in tutti i nodi partecipanti. Il Regolamento Ue 2023/1114 relativo ai mercati delle cripto-attività, conosciuto con l’acronimo Micar, è stato adottato dal Parlamento europeo e dal Consiglio Ue il 31 maggio 2023. Il 13 settembre 2024 è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto legislativo 129 volto ad adeguare le norme nazionali al Micar, che, comunque, rappresenta solo uno degli strumenti legislativi che l’Unione europea ha adottato per regolamentare le cripto-attività.