Economia

Fonderie, nel 2025 si teme una nuova flessione della produzione

di Redazione
 
Fonderie, nel 2025 si teme una nuova flessione della produzione
Nonostante un leggero miglioramento nel terzo trimestre, nel quale il dato tendenziale ha raggiunto il +3,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, le fonderie temono di chiudere il 2025 con un nuovo calo della produzione.

La dinamica complessiva degli ultimi quattro trimestri, infatti, non fa presumere un pareggio a fine anno rispetto ai livelli, già molto insoddisfacenti, del 2024.

Lo evidenzia l’ultima indagine congiunturale del Centro Studi di Assofond – l’associazione di Confindustria che rappresenta le fonderie italiane – sul periodo luglio-settembre 2025.

"Il terzo trimestre conferma quanto avevamo già visto nella prima parte dell’anno - sottolinea il presidente di Assofond, Fabio Zanardi (nella foto). A fine 2024 abbiamo raggiunto il punto più basso di una crisi della domanda dalla quale ancora oggi, dopo più di due anni, non si intravedono prospettive concrete di uscita. Il leggero rimbalzo tendenziale è solo fisiologico, dato che il terzo trimestre dello scorso anno era andato molto male".

I costi energetici frenano la competitività delle imprese

Se la debolezza della domanda da parte di quasi tutti i principali settori committenti è ormai un dato con il quale le imprese del settore si scontrano da tempo, a minare la competitività delle fonderie italiane sono ancora una volta i costi energetici, che in Italia si confermano nettamente superiori a quelli degli altri principali Paesi europei: "Le PMI energivore italiane - sottolinea Zanardi - si trovano in una situazione davvero paradossale: sono troppo piccole per beneficiare appieno delle agevolazioni concesse ai grandi energivori. D’altro canto, sono troppo energivore per rientrare nelle categorie cui è venuto in soccorso il “Decreto Bollette” emanato la scorsa estate. Il risultato? Senza interventi immediati siamo condannati a morte.

Eppure, basterebbe davvero poco per migliorare la situazione. L’Energy Release è alle battute finali, dopo l’ok della Corte dei conti. Ma quanto ci vorrà ora per le regole operative e per avviare davvero il meccanismo? Bisogna far presto. Allo stesso modo, bisogna far presto con i rimborsi dei costi indiretti ETS, che per le fonderie di ghisa rappresenta un’irrinunciabile e dovuta boccata di ossigeno vitale. Il fondo da 600 milioni è stato stanziato, ma se non si apre il portale per presentare domanda entro fine anno rischia di non essere utilizzabile. Ancora: dove è finito il “Decreto Energia” che dovrebbe annullare il differenziale PSV/TTF che vale quasi 5 €/MWh sul costo del gas? Questa misura sarebbe di grande aiuto per le fonderie di metalli non ferrosi, principali utilizzatori di gas nel nostro settore. Manca il classico “ultimo miglio”. Ma di questo passo sembra una distanza infinita, e noi non abbiamo più tempo". 

Produzione e fatturato: dinamiche generali e settoriali

Sia per produzione sia per fatturato le dinamiche del terzo trimestre 2025 sono del tutto simili: il dato congiunturale vede un forte calo rispetto al trimestre precedente (rispettivamente del -12,8% e del -10,4%), che risulta però influenzato dal minor numero di giorni lavorati rispetto al periodo marzo-giugno. Nel mese di agosto, infatti, la maggior parte delle imprese nel settore ha fermato la produzione per le manutenzioni annuali. A livello tendenziale, invece, se la produzione, come detto, si colloca al +3,9% sullo stesso trimestre 2024, il fatturato raggiunge quota +5,2%.

Disaggregando il campione nei due raggruppamenti principali (fonderie di metalli ferrosi e non ferrosi), si notano tuttavia differenze considerevoli: il tendenziale delle fonderie ferrose è positivo sia per produzione sia per fatturato (+5,7% e +9,3%), mentre quello delle fonderie non ferrose è al di sotto della parità (-0,4% e -4,3%). Per entrambi i comparti, ad ogni modo, la dinamica tendenziale non sembra dare spazio alla possibilità di raggiungere a fine anno i livelli di produzione e fatturato fatti registrare nel 2024. A meno di un colpo di coda nel quarto trimestre, il settore si avvia così verso il quarto anno consecutivo di calo della produzione industriale, benché meno marcato rispetto a quanto avvenuto nel 2024.

Clima di fiducia

Nel mese di settembre l'indice Act, che misura il sentiment generale del settore sul periodo di riferimento, si colloca a quota 53,1 punti. Il dato si conferma quindi superiore alla soglia della sufficienza (50 punti), e la curva degli ultimi sei mesi restituisce una situazione sostanzialmente piatta.

Le aspettative di breve periodo sono, invece, in calo: l'indice Six, che misura le attese delle imprese per i sei mesi successivi, si riduce di oltre sei punti e, nell'ultima rilevazione, si attesta a 52,1; l'andamento degli ultimi quattro mesi, nonostante questa oscillazione, rimane comunque su un livello superiore rispetto ai mesi precedenti l'estate.
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