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ENPAP: +10% di richieste di aiuto psicologico nel 2024, il gap tra domanda e offerta di psicoterapia si allarga

di Redazione
 
Negli ultimi quattro anni, il bisogno di supporto psicologico ha vissuto un cambiamento significativo. Secondo una ricerca condotta da GPF Inspiring Research per ENPAP, l’Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza per gli Psicologi, la richiesta di aiuto psicologico è aumentata dal 29% al 39%, con un picco durante la pandemia. Oltre il 39% degli intervistati ha intrapreso un percorso terapeutico proprio in quel periodo, utilizzando sia modalità online sia incontri in presenza. Questo aumento non si limita ai numeri, ma riflette anche una trasformazione culturale. Lo stigma nei confronti della figura dello psicologo si è ridotto, e oggi gli psicologi vengono percepiti come figure centrali nel supporto emotivo e nella gestione delle difficoltà personali. Gli intervistati li definiscono come “una persona che ti aiuta a dare un nome alle tue emozioni”. Le principali ragioni che spingono le persone a rivolgersi a uno psicologo sono legate a situazioni critiche, spesso riconducibili a depressione, ansia o attacchi di panico.

Tuttavia, tra i giovani comincia a emergere un approccio differente: l’idea di ricorrere allo psicologo non solo per problemi acuti, ma anche come confronto per affrontare situazioni non clinicamente rilevanti, con l’obiettivo di migliorare il proprio benessere generale. Una sorta di prevenzione, utile per affrontare i problemi prima che diventino insormontabili. Nonostante il crescente riconoscimento dell’importanza della salute mentale, rimangono barriere significative all’accesso. Tra chi non è mai stato da uno psicologo, il 66% ha dichiarato di non averne mai sentito il bisogno, ma un significativo 20% ha affermato di non poterlo fare per ragioni economiche. Questo dato evidenzia una problematica cruciale: i servizi di psicologia sono ancora poco integrati nel Servizio Sanitario Nazionale e c’è una scarsa conoscenza delle strutture pubbliche che offrono servizi gratuiti o a prezzi accessibili tramite ticket. A essere particolarmente penalizzati sono i giovani, che spesso non riescono a usufruire del supporto psicologico pubblico per difficoltà legate a costi e disponibilità. Questo sottolinea l’urgenza di un intervento strutturale che garantisca maggiore accessibilità e prevenzione psicologica, rendendo i servizi fruibili a una platea più ampia.

Un esempio positivo arriva dalla seconda edizione del Progetto “Vivere Meglio”, destinato ai cittadini delle aree colpite dalle alluvioni in Emilia-Romagna, Marche e Toscana. L’iniziativa, che ha coinvolto anche i Medici di Medicina Generale, ha dimostrato quanto sia importante creare reti di supporto pubblico per aiutare le persone a fronteggiare situazioni di disagio.

 «Per creare davvero benessere sociale, e dunque benessere psicologico per tutta la comunità, è bene che tutti gli attori che si occupano del sistema bio-psico-sociale siano presenti», premette Antonio Pio D’Ingianna, coordinatore nazionale della FIMMG per il progetto Vivere Meglio. «La seconda edizione di ‘Vivere Meglio’ ha visto la collaborazione tra medici di medicina generale e psicologi, che hanno condiviso ognuno per la loro parte la cura alla persona, e ha rimesso al centro ciò che doveva essere già chiaro da tempo: la figura dello psicologo di comunità è necessaria. Lo è non solo per occuparsi dei disturbi emotivi comuni, come ansia e depressione, ma anche per chi soffre di malattie croniche, lo è nelle scuole, lo è per la gestione del burnout da lavoro. Ma le situazioni in cui questa figura è necessaria non si esauriscono in fretta. L’aggressività, in questo periodo storico, è talmente tanta che se prima si vedevano scene di violenza nei pronto soccorso o nei reparti degli ospedali, ora se ne vedono anche negli ambulatori dei medici di medicina generale. Per questo, anche noi medici avremmo bisogno dello psicologo e ciò che vorremmo, e che stiamo portando avanti con le Istituzioni, è che sia presente la figura dello psicologo di comunità, un libero professionista convenzionato con il SSN, in équipe, magari, con i MMG e presente nelle sedi dove la Medicina Generale si aggrega e offre maggiori servizi ai cittadini, come gli AFT, l’UCCP, le Medicine di gruppo, le Case della Comunità, i centri Spoke, accessibili alle tante persone che ne hanno bisogno e che non se lo possono permettere: in questo momento ci sono 6 milioni di italiani che non si curano, né il corpo e né la psiche. Bisogna che le Istituzioni se ne occupino, quanto prima, in modo strutturato. Gli interventi spot non bastano, serve un intervento continuativo e duraturo», afferma D’Ingianna.

«Il Servizio Sanitario Nazionale rappresenta il pilastro della coesione sociale del nostro Paese», aggiunge Nino Cartabellotta (nella foto), presidente della Fondazione GIMBE, «ma le crescenti disuguaglianze regionali e il definanziamento rischiano di compromettere il diritto costituzionale alla tutela della salute. In un contesto in cui la salute mentale è sempre più riconosciuta come parte integrante del benessere globale, il ruolo degli psicologi nel SSN diventa strategico non solo per migliorare la qualità della vita dei cittadini, ma anche per contenere l’impatto economico e sociale delle fragilità psicologiche. Occorre sviluppare politiche di welfare integrate che valorizzino le professioni sanitarie, come quella degli psicologi, garantendo un accesso equo ai servizi. In quest’ottica, il welfare non deve essere percepito come un costo, ma come un investimento fondamentale per la sostenibilità del SSN e per la crescita sociale ed economica del Paese».

I dati hanno evidenziato anche la percezione del bisogno di Psicologia in una proiezione futura, da qui a 10-20 anni, ed è emerso che l’88,4% degli intervistati ha riferito che vede la figura dello psicologo con un ruolo sempre più rilevante all’interno della società. «Il panorama della professione di psicologo sta attraversando una trasformazione senza precedenti, spinta dall’evoluzione dei bisogni della società e dalle nuove sfide emerse negli ultimi anni», afferma Stefania Vecchia, psicologa e psicoterapeuta, e membro del Consiglio di Amministrazione ENPAP. «La ricerca ENPAP 2024 conferma i trend già emersi nelle nostre ricerche precedenti, sottolineando una crescita costante del bisogno di psicologia nella società italiana e un’evoluzione significativa del nostro ruolo professionale. Non siamo più solo ‘curatori del malessere’, ma sempre più promotori di benessere e risorse strategiche per affrontare le complessità del vivere moderno. Questi dati ci spingono a riflettere su come adattarci in un panorama in rapida trasformazione, investendo in formazione continua, competenze digitali e comunicazione efficace per affermare il valore unico della nostra professione. È il momento di cogliere le opportunità offerte da questi nuovi scenari, rafforzando la nostra identità e rendendo la psicologia sempre più accessibile e integrata nella vita quotidiana delle persone», sottolinea Stefania Vecchia.
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