Burning Buzz

Diario semiserio di una sommossa geriatrica

di Barbara Leone
 
Diario semiserio di una sommossa geriatrica

Misano Adriatico, una tranquilla cittadina romagnola nota per il mare, i turisti e... i piromani in déambulateur. Proprio qui infatti venerdì scorso una distinta signora di 95 anni ha deciso che, dopotutto, la terza età non è fatta solo per l'uncinetto e le bocce. Con passo lento ma determinato, ha raggiunto l’ufficio dell’Anagrafe comunale non per rinnovare la carta d’identità, ma per ridisegnare la facciata in stile “ardente vendetta” Il risultato? Un portone in fiamme, un Comune sbigottito e un’intera generazione che, da oggi, guarda la nonna con un certo sospetto quando annusa troppo a lungo l’alcol etilico. Ora, sia chiaro: condanniamo fermamente il gesto, l’incendio doloso e tutto ciò che ha messo a rischio la sicurezza pubblica. Ma non possiamo esimerci dal sollevare un sopracciglio, magari anche due, e chiederci: non sarà che sottovalutiamo il potenziale sovversivo della terza (ma anche quarta) età? Perché mentre i giovani si barcamenano tra stage non retribuiti e sogni infranti di mutui, c'è una schiera di arzilli novantenni che, con le pensioni sotto la soglia di dignità e i servizi sociali in picchiata, inizia a mordere. E non solo la vita.

Ma cosa ha mai scatenato così tanta, incontinente… pardon, incontenibile furia? Ebbene, a quanto pare la nonnina incendiaria nutriva un certo risentimento nei confronti dell’amministrazione comunale per questioni economiche. Le era stato affiancato un amministratore di sostegno, ma lei, spirito libero e probabilmente fan di Rambo, ha preferito una forma di dialogo più... infuocata. Ora, immaginiamo per un attimo la scena. Ore 21, buio, silenzio, la città dorme. Un’ombra avanza lenta ma inesorabile, scandita dal cigolio metallico del deambulatore. Nessuno sospetta che sotto il foulard e il cappotto ci sia la Giovanna d’Arco di Misano, armata non di fede, ma di accendino. Più che una cronaca nera, una versione romagnola di “Breaking Bad”, con meno metanfetamina e più valeriana. La domanda sorge spontanea: e se questo fosse solo l’inizio? Perché se a 95 anni riesci ad appiccare un incendio e a tornare a casa in tempo per le ultime battute di Un posto al sole, allora nulla è più certo. E se domani gli over 90 fondassero un movimento di protesta? Che ne so… le Brigate grigie, i Nuclei armati del plaid, i Partigiani della sedia a dondolo? Del resto, nella gerontocrazia de facto in cui viviamo, l’unica cosa che manca agli anziani è un ufficio stampa decente. Perché per il resto hanno tutto: tempo, esperienza, e un arsenale bellico che farebbe tremare i millennials. Parliamo di dentiere lanciate con precisione letale, bastoni con doppia funzione (deambulazione e autodifesa) e una memoria storica che può inchiodarti a un errore grammaticale del 1963.

Il problema è serio, anche se qui ci scherziamo su. L’allungamento della vita media ha trasformato l’Italia in un Paese dove l’età media è quella del padre di Matusalemme, ma dove i servizi dedicati agli anziani sono rimasti al Medioevo. I centri anziani chiudono, i medici scarseggiano, le pensioni si assottigliano e l’inflazione galoppa più di una lepre in fuga da un cacciatore miope. E badate bene: oggi è una nonna di provincia, domani potrebbe essere un’intera bocciofila inferocita. L’unico vero ostacolo alla nascita di una resistenza geriatrica è la dimestichezza tecnologica. Ma attenzione: i corsi di alfabetizzazione digitale stanno avanzando, e ogni volta che un nonno impara ad usare Telegram, un ministro trema. C'è poi un altro dettaglio che rende tutto questo ancora più surreale: in Italia, andare in prigione dopo una certa età è praticamente impossibile. A meno che tu non abbia fondato una setta satanica o evaso quanto Paperon de’ Paperoni, la giustizia ti regala una bella condanna... a restare dove stavi. Magari nello stesso condominio senza ascensore, ma con la TV accesa e l'infermiera ogni tanto. Capite che il deterrente scarseggia: se a 95 anni l’alternativa è la tombola o la sommossa, e nessuno ti porterà via in manette ma solo con l’ambulanza, la scelta può diventare persino razionale.

A questo punto qualcuno invocherà riforme. E sì, ci sarebbe bisogno di pensare la vecchiaia non come un’agonia in slow motion ma come una fase attiva e dignitosa dell’esistenza. Magari seguendo i consigli di Andrew J. Scott e del suo “Longevity Imperative”: alternare studio, lavoro e pensione, rigenerarsi come Wolverine (non a caso un eroe col parrucchiere in crisi) e restare in gioco finché il gioco vale la candela. E no: non quella con cui si accende l’anagrafe. Ma finché questo nuovo modello non arriva, prepariamoci. Perché se oggi la protesta è un portone bruciato, domani potrebbe essere un picchetto davanti al supermercato, armati di volantini e scontrini. E se gli anziani tutti cominciano a scioperare, chi rimane a votare alle 7 del mattino? Chi riempie i teatri? Chi manda le lettere al direttore? Morale della favola: non sottovalutate mai una nonnina con del risentimento e un accendino. E magari, investiamo un pochino di più nella cura della vecchiaia, prima che diventi La Casa di Carta in edizione geriatrica. Nel frattempo, se sentite odore di bruciato nei pressi del Municipio... non è detto che sia colpa del riscaldamento.

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