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Burnout natalizio, i nonni dicono no!

di Barbara Leone
 
Sono la nonna Grinch del Natale”. Una frase tagliente, pronunciata con la disarmante sincerità di chi ha accumulato decenni di esperienza e qualche buona ragione per alzare le mani. Per Marie, 85 anni di Brooklyn, è più di uno slogan: è una dichiarazione di indipendenza, un grido di ribellione che sfida la narrativa idilliaca del Natale in famiglia. Con i suoi 370.000 follower su TikTok e 92.000 su Instagram, questa arzilla influencer ha acceso una discussione che pochi avevano il coraggio di affrontare: quando la magia delle feste diventa una gabbia dorata per i nonni? 

Ogni anno, Marie si ritrova a gestire un esercito di nipoti, ciascuno con esigenze alimentari che potrebbero far impazzire un sommelier stellato: “Uno è vegano, l’altro intollerante al lattosio, qualcuno non mangia manzo, un altro non tocca pollo. E poi litigano, fanno disordine e io devo raccogliere i cocci”, si sfoga con il New York Post. Nonostante l’amore sincero per i suoi familiari, Marie non può più ignorare l’impatto devastante che le feste hanno sulla sua salute fisica ed emotiva: “Il Natale, per me, è diventato un incubo”, ammette. Una dichiarazione che si scontra con l’immagine del nonno versione superman, sempre paziente, sorridente e pronto a sacrificarsi per il bene della famiglia, radicata in una visione romantica ma anacronistica. La realtà, per molti anziani, è ben diversa. Tra maratone culinarie, regali da acquistare e mediazioni tra parenti litigiosi, le festività rischiano di trasformarsi in una corsa a ostacoli estenuante. Non è un caso che gli esperti abbiano coniato il termine “burnout dei nonni” per descrivere il senso di esaurimento che molti provano in questo periodo dell’anno. Uno studio dell’Università di Turku, in Finlandia, ha evidenziato come il compito di accudire i nipoti possa essere fisicamente ed emotivamente gravoso per gli anziani. Secondo i ricercatori, questo tipo di coinvolgimento intensivo può incidere negativamente sulla salute generale e sul benessere psicologico. 

Ma Marie, con la sua ironia pungente, è solo una delle tante voci che denunciano una situazione insostenibile. “Ho già dato con la genitorialità”, afferma Katie Peterson, un’altra influencer nonna di 52 anni, che ha scelto di vivere le feste secondo le proprie regole. “Ora ho una vita mia: viaggi, cene fuori, amici. Dedico un giorno a settimana a mia nipote, ma è tutto ciò che posso fare”. Parole che potrebbero sembrare dure, ma che riflettono una verità spesso taciuta: amare i propri nipoti non significa annullarsi per loro. Troppo spesso, però, i nonni si trovano intrappolati in dinamiche di ricatto emotivo. La richiesta di ospitalità, il menù su misura, i regali sotto l’albero diventano imperativi morali, pena l’accusa implicita di essere egoisti o poco affezionati. E così, per paura di essere giudicati, molti accettano di sacrificare il proprio benessere e la propria tranquillità. “Se non fai questo per i tuoi nipoti, che nonna sei?”, sembra suggerire un sottotesto collettivo.

Non tutti, però, accettano di piegarsi a queste aspettative. Tammie Kelton, 50 anni e nonna di quattro nipoti, ha scelto un approccio alternativo: niente regali sotto l’albero, ma contributi economici versati in conti bancari dedicati al futuro dei nipoti. “Non è denaro per matrimoni o auto. È per il loro futuro”, spiega con convinzione. Una scelta che ha suscitato critiche, ma che riflette una priorità diversa: investire nel domani anziché alimentare il consumismo delle feste. 

Tutte storie che ci invitano a riflettere su un cambio di paradigma. Perché forse è tempo di ridefinire cosa significhi essere nonni oggi, soprattutto in un contesto sociale in cui le famiglie tendono a delegare sempre di più a queste figure il compito di sostenere il peso emotivo e pratico delle festività. La verità è che Marie non è una nonna cattiva. Al contrario, è una nonna che ama profondamente la sua famiglia, ma che ha imparato a riconoscere i propri limiti. Il suo “no” non è un atto di egoismo, ma un tentativo di recuperare un equilibrio perduto. Forse, proprio attraverso il suo esempio, possiamo riscoprire il vero significato del Natale: non un accumulo di impegni e aspettative, ma un momento di condivisione autentica, basato sul rispetto reciproco. E allora, perché non ripensare le nostre tradizioni? Forse il Natale perfetto non richiede un banchetto opulento o una montagna di regali, ma la capacità di ascoltare i bisogni di tutti i membri della famiglia, nonni inclusi. Magari, per una volta, potremmo lasciare che siano loro a dettare le regole, offrendo il supporto e la gratitudine che meritano. In fondo, il messaggio di Marie è universale: anche i nonni hanno diritto a una vita propria. E questo non li rende meno amorevoli, ma semplicemente umani. Forse è proprio grazie a una nonna Grinch che possiamo riscoprire il significato più autentico delle feste: la capacità di volerci bene, senza sopraffarci.
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