Offrire un regime fiscale favorevole, per attrarre investimenti ed investitori, è una pratica alla quale assistiamo da tempo. Che, all'improvviso, il cosiddetto dumping fiscale, come viene chiamata questa pratica, sia tirata fuori dal primo ministro francese, Francois Bayrou, che ha accusato l'Italia di attuarlo, sembra più una affermazione ad uso politico interno, mentre si avvicina la data in cui il governo che guida si presenterà all'Assemblea nazionale, chiedendo un voto di fiducia sul piano che, secondo le intenzioni, dovrebbe fermare la corsa verso il disastro del debito pubblico.
Ieri, nel corso di una intervista a quattro canali televisivi francesi, Bayrou, tra le considerazioni relative alla situazione politica francese, ha infilato una frase - "L'Italia sta facendo una politica di dumping fiscale" - che è subito rimbalzata a Roma provocando la reazione stizzita di Palazzo Chigi.
Ma di cosa, agli occhi di Bayrou, si sarebbe macchiata l'Italia?
Di adottare provvedimenti per invogliare i ''più ricchi'' a trasferire in Italia la loro residenza fiscale, godendo, per questo di un regime impositorio non penalizzante. "Ormai - ha detto il primo ministro francese - c'è una specie di nomadismo fiscale e ognuno si trasferisce dove è più conveniente".
E allora, verrebbe da dire, qual è la colpa indelebile di cui l'Italia dovrebbe pagare la colpa?
Di cercare di attrarre investitori? E allora, sarebbe questa una cosa censurabile, posto che certo il nostro Paese non è l'unico a farlo, peraltro, come nel caso dell'Italia, senza garantire scappatoie e strade lastricate di privilegi che ad altri vengono negati?
Da Palazzo Chigi la risposta è stata secca: "Stupiscono le affermazioni totalmente infondate di Bayrou. L'economia italiana è attrattiva e va meglio di altre grazie alla stabilità e alla credibilità della nostra Nazione".
Per poi lanciare una stoccata: "L'Italia non applica politiche di immotivato favore fiscale per attrarre aziende europee e, con questo governo, ha addirittura raddoppiato l'onere fiscale forfettario in vigore dal 2016 a carico delle persone fisiche che trasferiscono la residenza in Italia. L'Italia è piuttosto, da molti anni, penalizzata dai cosiddetti 'paradisi fiscali europei, che sottraggono alle nostre casse pubbliche ingenti risorse.
Confidiamo che, dopo queste affermazioni del suo primo ministro, la Francia voglia finalmente unirsi all'Italia per intervenire in sede di Ue contro quegli Stati membri che applicano da sempre un sistematico dumping fiscale, con la compiacenza di alcuni Stati europei".
Nella sua replica, il governo ha avuto gioco facile perché Bayrou ha puntato il dito contro l'Italia quando invece sono altri i Paesi nella stessa Europa che fanno ponti d'oro a investitori ed aziende, concedendo loro notevoli benefici fiscali che magari li inducono a spostare la residenza fiscale. Come accaduto, ad esempio, per alcune delle maggiori società italiane, ora trasmigrate nei Paesi Bassi. Tacendo dell'Irlanda, che ha fatto le sue fortune, oltre che con un'oculata gestione delle risorse comunitarie, anche diventando la sede fiscale dei grossi gruppi d'oltreoceano, quando decidono di operare in Europa, offrendo a loro aliquote a dir poco allettanti.
Sulla linea di Palazzo Chigi il ministro degli Esteri Antonio Tajani che, dopo essersi detto ''sbalordito per un'accusa frutto di un ragionamento totalmente sbagliato", ha detto che ''se l'Italia procede su un percorso economico positivo e mantiene una solidità politica rilevante questo non è perché pratica dumping fiscale e non cospira contro altri Paesi europei. Ci sono altri, veri paradisi fiscali in Europa, ci sono altre profonde anomalie nella Ue che andrebbero corrette, queste sono le anomalie da contestare".