Economia
Assemblea Confesercenti: rallentamento spesa delle famiglie, nel 2024 spariti 3,2 miliardi di euro di consumi
di Redazione

Si è aperta questa mattina al Teatro Eliseo di Roma l’assemblea annuale di Confesercenti, sul tema “L’impresa diffusa motore dello sviluppo economico e della ricchezza e sicurezza dei territori” con la presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze Maurizio Leo.
La presidente di Confesercenti, Patrizia De Luise (nella foto), ha fatto un’analisi dello stato delle piccole e medie imprese italiane, soffermandosi sul loro ruolo economico e sociale e sulle difficoltà attuali, tra cui la crisi dei negozi di vicinato. De Luise ha sottolineato come, rispetto alle stime del Documento di economia e finanza di aprile, siano spariti 3,2 miliardi di consumi attesi, mentre negli ultimi dieci anni sono stati chiusi 140mila negozi. Le nuove aperture, inoltre, si sono dimezzate rispetto al 2014, con cali del 76% nel commercio ambulante e del 40% nella ristorazione e nei bar.
Secondo le previsioni di Confesercenti-CER, quest’anno la variazione dei consumi dovrebbe attestarsi sul +0,4%. Una crescita decisamente sotto le attese del DEF di aprile – che stimava un aumento del +0,7% - rispetto al quale sono ‘spariti’ circa 3,2 miliardi di consumi.
Secondo le valutazioni, la spesa delle famiglie registrerà un lieve recupero nel 2025, con una crescita che stimiamo pari allo 0,7%, in linea con quella da noi attesa per il Pil. Sono però anche in questo caso valori lontani da quelli programmati dal Governo e che non permetterebbero alcun significativo recupero rispetto alle altre componenti della domanda.
La rimodulazione del taglio del cuneo fiscale è senza dubbio positiva, anche se non priva di criticità: nel 2025, segnala l’ISTAT, interesserà due milioni di persone in più, ma ci saranno altre 500mila circa che perderanno il beneficio. Dal bonus di Natale, invece, potrebbero arrivare oltre 400 milioni di euro di consumi aggiuntivi. Però bisogna semplificare le procedure per accedere al beneficio, e auspicabilmente trasformarlo in futuro in un meccanismo del tutto automatico: il rischio è che molti desistano dal presentare la domanda.
Il crollo delle nascite: nel commercio al dettaglio nuove aperture dimezzate (-52%) sul 2014, sempre meno imprese anche nel commercio ambulante (-76%) e ristorazione e bar (-40%) Tra il 2014 ed il 2024 sono scomparse dalle vie e dalle piazze italiane oltre 140mila imprese del commercio al dettaglio in sede fissa, di cui quasi 46.500 attività di vicinato “di base”, dai negozi alimentari alle edicole, dai bar ai distributori carburanti.
Lo stato di difficoltà della rete di vicinato è confermato dal crollo delle nascite di nuove attività. Nel commercio al dettaglio in sede fissa – i negozi - le iscrizioni di nuove imprese passano dalle oltre 22mila del 2014 alle poco più di 10.500 di quest’anno, un calo del -52%. Particolarmente forte (-72%) la contrazione delle aperture di nuove attività per le edicole e le rivendite di quotidiani e periodici, per le stazioni di rifornimento carburante (-71%), ma anche per i negozi di prodotti per la cura ed igiene della persona (-57%) e per abbigliamento e calzature (-56%).
Ancora peggio è nel commercio ambulante, dove il numero di imprese avviate nel 2024 è inferiore del - 76% rispetto al 2014: poco più di 3.500 aperture, contro le quasi 15mila di dieci anni fa. Aprono anche meno attività e servizi di bar e ristorazione: le nuove iscrizioni nel comparto passano dalle oltre 17mila del 2014 a poco più di 10.300 nel 2024, con una flessione del -40%. In particolare, le aperture di imprese attive nel servizio bar passano dalle oltre 8mila del 2014 a meno di 4mila.
Solo alloggi e strutture ricettive, soprattutto grazie alla spinta della ricettività diffusa, registrano un aumento delle nascite di nuove imprese, aumentate del 215% rispetto al 2014. A trainare, appunto la crescita delle aperture di Affittacamere per brevi soggiorni, case e appartamenti per vacanze, bed and breakfast, residence, dalle 784 del 2014 alle quasi 3.500 del 2024, un balzo del +342%.
Black Friday in crescita, verrà acquistato un terzo dei regali di Natale. Ma 6 acquisti su 10 saranno sul web
La tradizione del venerdì nero, importata dal nord America, si è ormai consolidata. Quest’anno secondo il sondaggio condotto da IPSOS per Confesercenti, la giornata di sconti è attesa dall’86% dei consumatori, con il 44% che ha deciso cosa acquistare per una spesa media di 235 euro a persona tra chi ha già stabilito un budget. Secondo le nostre stime, il giro d’affari complessivo dovrebbe essere di circa 3,8 miliardi di euro, con un aumento del +8,6% sullo scorso anno. Il web, però, farà la parte del leone: 6 acquisti su 10 saranno online.
Un problema per le vendite di Natale dei negozi, che rischiano di essere prosciugate: oltre il 70% di chi partecipa al Black Friday userà infatti l’occasione per acquistare i doni da mettere sotto l’albero, e uno su quattro ha intenzione di comprare oltre la metà dei regali preventivati. Complessivamente, secondo le nostre stime, oltre un terzo dei regali di Natale sarà acquistato in anticipo con il Black Friday.
In un quadro, oltretutto, già non troppo brillante per le vendite: solo il 19% dei consumatori che abbiamo intervistato con IPSOS prevede di aumentare le spese legate alle festività quest’anno, mentre il 30% cercherà di risparmiare. Meglio invece, va il turismo: durante le festività invernali farà una vacanza il 44% degli italiani, per la maggior parte (il 75% di chi parte) in Italia.
Mercato online, tra concentrazione e deregulation di fatto
L’esclusione di fatto dei negozi dalla competizione del Black Friday è dovuta, principalmente, allo squilibrio concorrenziale che c’è con i giganti dell’eCommerce, quasi tutte grandi piattaforme che – grazie alla loro struttura multinazionale – godono di indiscutibili vantaggi fiscali rispetto ai canali fisici del retail. Un vantaggio che, unito alle grandi risorse a disposizione, li ha portati a dominare di fatto il mercato delle vendite online italiano.
La posizione dominante sul mercato che hanno assunto le piattaforme internazionali del commercio elettronico è a nostro avviso un problema, perché realizza una sostanziale concorrenza sleale ai danni del retail ofline. Secondo i dati forniti a Confesercenti dall’Osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano, nel 2023 gli acquisti online degli italiani hanno superato i 54 miliardi di euro, ma la torta è andata soprattutto ai giganti: i primi 20 merchant realizzano infatti il 71% del mercato, circa 38 miliardi dei 54 complessivi.
Un grado di concentrazione che non ha eguali negli altri canali distributivi. L’asimmetria esistente è dimostrata, a nostro avviso, proprio da Black Friday e Boxing Days: eventi importati in Italia grazie a fortissimi investimenti di marketing e senza rispettare le regole sulle vendite promozionali. Ad esempio, in molte regioni italiane, esiste un divieto di promozione nei giorni antecedenti i saldi per i prodotti soggetti a desuetudine, che viene puntualmente disatteso dalle piattaforme online. Una cosa evidente anche ai consumatori: il 31% ammette di aver approfittato di promozioni dell’eCommerce durante il periodo di divieto promozionale, mentre oltre la metà dei consumatori (il 58%) non è a conoscenza dell’esistenza di obblighi di trasparenza sugli sconti anche online.
Proposte Confesercenti
In questa fase, il sostegno ai consumi aiuterebbe tutta l’economia, visto anche il rallentamento della produzione industriale. La stessa riforma fiscale non sembra avere prodotto effetti positivi sulla fiducia delle famiglie, anche a causa del pesante drenaggio fiscale che queste vanno subendo a causa della fiammata inflazionistica del 2022-23.
Bisogna fare di più, anche per la classe media, che rimane fuori da molti benefici – a partire dal taglio del cuneo e dal bonus Natale - e per la quale non si è ancora pienamente realizzata l’intenzione di ridurre il carico fiscale. L’aliquota Irpef per i redditi tra 28mila e 50mila euro è del 35%, con un salto di ben 12 punti sull’aliquota precedente. Questa fascia di contribuenti è poco più del 17% del totale, ma produce quasi il 30% del gettito complessivo Irpef.
Riteniamo dunque sia necessario introdurre la detassazione degli incrementi salariali derivanti dai rinnovi contrattuali, a partire le aziende che applicano i contratti di lavoro più rappresentativi, ottenendo anche il beneficio ulteriore di valorizzare il ruolo delle parti sociali.
Ci rendiamo conto che la coperta è corta, e che molto dipenderà dal successo del concordato fiscale. Da questo punto di vista, per le attività economiche, continuiamo a chiedere di prevedere una rateizzazione strutturale anche del secondo acconto dell’imposta sui redditi. Si potrebbe pensare ad un meccanismo di questo tipo come beneficio per chi aderisce al concordato: un intervento che, a nostro avviso, garantirebbe una maggiore adesione da parte delle imprese.
Confesercenti propone inoltre la creazione di un Fondo nazionale dedicato al commercio di prossimità, finanziato in gran parte attraverso una quota dei proventi derivanti dalla tassazione delle grandi piattaforme di e-commerce (almeno l’1% del gettito derivante dall’applicazione della “nuova” web tax), ma anche misure fiscali agevolate per le imprese di vicinato, con aliquote fiscali ridotte per quelle situate in comuni con meno di 15.000 abitanti o in aree a rischio desertificazione commerciale.
Serve anche un’accelerazione sulla semplificazione: negli ultimi anni, il sistema fiscale italiano è stato protagonista di una massiccia digitalizzazione, con l’introduzione della fatturazione elettronica, la trasmissione telematica dei corrispettivi e l’adozione di sistemi di pagamento digitali. Tuttavia, a fronte di questa transizione tecnologica, non è stato intrapreso un adeguato e bilanciato percorso di semplificazione degli adempimenti lasciando le imprese italiane appesantite da un sistema burocratico ormai anacronistico.
Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Rivolgo un saluto di grande cordialità al rappresentante della Camera dei deputati, ai Viceministri, ai Parlamentari presenti, a tutti i presenti, con un ringraziamento alla Presidente per la sua relazione, sottolineando che viviamo un cambiamento d’epoca.
Ne cogliamo le straordinarie potenzialità.
Dalle innovazioni, in ogni campo, scaturiscono opportunità inedite per le persone, per l’economia, per le comunità.
Al tempo stesso non sfuggono gli squilibri, i conflitti drammatici, i pericoli.
Accondiscendere al pensiero che si tratti di prezzi inevitabili da pagare per il cambiamento sarebbe già una resa.
Non è questo quel che ci indica la nostra Costituzione. Non sono queste le ragioni fondanti la Repubblica.
Avvertiamo i timori che attraversano le nostre società e, talvolta, oscurano il futuro. Ma siamo consapevoli anche di realtà solide e confortanti.
Il commercio, l’artigianato, l’imprenditoria che nasce e si sviluppa nelle piccole e medie dimensioni sono parte del tessuto vitale della comunità.
Ossatura di valori e connessioni che caratterizza il nostro modello economico e sociale e che rende sicuro il nostro cammino, affrontando le sfide nuove.
La qualità della vita di domani è in discussione, caratterizzato com’è questo periodo dalla sfrenata concentrazione delle ricchezze, che interferisce sulla struttura della società, sullo stesso accesso ai consumi. Ma non è affidata a scelte che siano per noi indisponibili.
Il domani sarà plasmato anche da noi, anche dalle vostre attività, dalle interrelazioni che svilupperete con le istituzioni e con il resto della società.
Il commercio è stato uno dei motori della civiltà europea. Lo è anche della cultura e dell’identità italiane, che cominciarono a maturare prima ancora di una piena coscienza nazionale.
Il commercio si è diffuso, sospinto da un vento di libertà e, insieme, dalla consapevolezza che sarebbe stato leva di benessere.
È facendo aggio sul binomio - libertà e sviluppo sociale – che si è costruito un nuovo contesto di diritti e sono progrediti prosperità, produzione, diffusione di beni.
Pensiamo a come la società delle disuguaglianze fosse - e sia quando si fa tuttora sentire - angustiante per le persone che vedono i loro diritti messi, di fatto, in discussione.
Utilità e valore sociale non riducono ma completano, integrano il principio di libertà. Ce lo ricorda l’intero Titolo Terzo della nostra Costituzione.
Il nostro ordinamento è qualcosa di più di un insieme di norme e di forme. La democrazia è sostanza.
Si invera in uno sviluppo sociale dove libertà, uguaglianza, equità rappresentano l’obiettivo e lo spirito di iniziativa è incoraggiato da istituzioni non invasive e da poteri non accentrati.
Con questo bagaglio prezioso andiamo incontro ai tempi nuovi.
E le articolazioni sociali e professionali che voi rappresentate rivestono grande rilievo per dar vita a una fase di sviluppo nuova, finalmente sostenibile, e per mantenere la coesione della società.
Abbiamo superato serie difficoltà, anche in stagioni recenti, grazie alla vitalità, al coraggio, al sacrificio delle tante nostre imprese, diffuse sul territorio.
Il mondo del commercio, le reti di piccole e medie imprese, sono state un presidio di resilienza per il nostro Paese.
Resilienza anche civile, non soltanto di valore economico.
Cosa sarebbe avvenuto, durante la fase più acuta della pandemia, senza i negozi di prossimità, i servizi, gli artigiani, nei grandi e nei piccoli centri?
Cosa potrebbe accadere oggi senza la rete delle attività commerciali, dei servizi, dell’artigianato, rete che contribuisce a stabilizzare la vita quotidiana delle comunità pur di fronte alle difficoltà della congiuntura?
La Repubblica vi è grata per il vostro impegno e per il lavoro dispiegato nel corso della vostra vita.
Lavoro che richiede, naturalmente, ogni giorno, come sempre, innovazione, creatività, coraggio.
Le politiche pubbliche, con lungimiranza, devono sostenere questi sforzi.
Devono porre attenzione alle riflessioni, alle proposte di questi mondi.
L’attività che svolgete vi rende anche un barometro significativo: il negozio è lo spazio in cui il rapporto con il cittadino-consumatore è quotidiano; le preoccupazioni, i bisogni, le aspettative delle persone riempiono necessariamente le vostre relazioni.
Non va mai dimenticato che il tessuto connettivo del commercio e dell’imprenditoria diffusa costituisce elemento di coesione della società.
Non va lacerato il tessuto dei piccoli esercizi, dei negozi storici delle città e dei paesi.
La pluralità è un bene prezioso.
C’è una biodiversità che ha grande valore anche sul piano economico e sociale.
Indebolirla sarebbe autolesionistico.
La vivibilità, la sicurezza, la socialità dei quartieri, dei centri più piccoli, dei borghi, dipende da questa rete di presenze.
I rischi più consistenti di chiusura dei negozi gravano in modo particolare proprio sulle aree interne e rurali, sui territori montani, sui paesi divenuti ora, con la rarefazione dei servizi, più lontani dalle reti infrastrutturali, dalle scuole, dagli ospedali.
Va interrotto il circolo vizioso che si realizza con declino demografico e desertificazione commerciale e dei servizi.
Il divario che penalizza le aree interne – e che assume non di rado il carattere di un vero e proprio spopolamento – è un freno allo sviluppo di tutto il Paese, non soltanto di alcune aree limitate.
La leva del commercio, la leva del turismo, sono preziose. Essenziali.
Una grande opportunità per il nostro Paese, e al tempo stesso una sfida ulteriore che sta conoscendo uno sviluppo poderoso: il turismo.
Nelle città più grandi, nelle mete tradizionali del turismo i flussi sono divenuti così imponenti da creare problemi non piccoli di gestione.
Ampliare i circuiti del turismo italiano, far conoscere altri luoghi e altri percorsi, offrire esperienze diverse ma anch’esse di alta qualità, consentirebbe inoltre di entrare in contatto con i tanti valori dell’Italia.
Il commercio crea lavoro.
Il terziario di mercato occupa una quota altamente significativa di lavoratori.
Il settore è anche palestra di imprenditorialità.
Tante start-up che nascono sono guidate da giovani e da donne.
Spesso sono, all’inizio, micro-imprese.
“Dalla bottega all’impresa” è stato un efficace slogan della vostra organizzazione, slogan che indicava con orgoglio il superamento della nozione di piccolo commercio come attività marginale, per conferirgli, invece, qualità e spessore.
Il rilancio dell’economia passa dalla consapevolezza del ruolo di ciascun singolo attore del nostro tessuto produttivo.
In questo ambito, sta crescendo anche la presenza di aziende guidate da cittadini immigrati. Dal commercio giunge pertanto anche un impulso all’integrazione, potente fattore di sicurezza.
Interesse del commercio - interesse vitale - è contrastare sempre l’illegalità: dalle contraffazioni e dalle forme di commercio abusivo fino alle infiltrazioni criminali. Le vostre battaglie contro l’usura e contro il pizzo hanno coinvolto persone, comunità, e hanno consentito di raggiungere importanti risultati.
Sono temi che appaiono oggi in minore evidenza.
Dubito che questo derivi da una sconfitta definitiva di quei fenomeni.
Non si deve mai abbassare la guardia.
Il confronto, la collaborazione tra i diversi livelli di governo e le associazioni di categoria sono sempre da ricercare.
Aiuta a definire interventi efficaci nei diversi contesti, a conciliare gli interessi in gioco, quelli degli operatori con quelli dei cittadini, dei residenti, dei turisti.
Il ruolo dei corpi intermedi, la concertazione tra parti sociali e istituzioni consentono di raggiungere punti di equilibrio e di costruire il futuro.
Il dialogo, l’ascolto, sono gli strumenti che hanno permesso all’Italia di progredire: mentre si colgono, talvolta, spinte a considerare un valore, invece, la rottura, lo scontro.
Quasi che il progresso non passi, al contrario - come lei ha sottolineato, Presidente - attraverso la coesione e la partecipazione.
L’interlocuzione non è un inciampo, un fastidio, un rito: è l’esplicarsi della democrazia di un Paese, della vita di una comunità non di sudditi ma di cittadini consapevoli.
Lei, Presidente, segnala, sulla base della riduzione, in termini reali, dei consumi delle famiglie nel primo semestre del corrente anno, la preoccupazione del diffondersi di un clima di sfiducia, quasi che i fondamentali positivi dell’economia non riescano a bilanciare gli effetti del clima di conflittualità sociale, politica, istituzionale.
I tempi facili sono un inganno.
Pensiamo, oggi, ai conflitti - come lei poc’anzi rammentava, Presidente - ai confini con l’Unione Europea, in Ucraina, in Medio Oriente.
L’Italia vi oppone la volontà di affermare i suoi principi di pace, di democrazia, di cooperazione, di sviluppo.
A questo modello, che il nostro Paese offre, viene fornito grande contributo dal mondo delle piccole e medie imprese, cui è ascrivibile il 99% delle imprese, il cui fatturato giunge al 70% di quello complessivo.
Appare evidente che stiamo parlando della spina dorsale del Sistema Italia, del nostro Paese.
La densità delle imprese - oggi gravata da una pesantissima denatalità, in parallelo con quella demografica - è sintomo della vitalità dei territori.
La crescita delle imprese dunque non è soltanto un affare privato del singolo imprenditore o investitore, ma è anche un impegno che rafforza la società, che fa progredire la nostra Repubblica.
In questi oltre cinquant’anni, Confesercenti ha corrisposto all’impegno assunto di concorrere a far crescere il nostro Paese.
Vi auguro di continuare su questa strada.