Il mondo del vino italiano si trova davanti a una delle sfide più delicate degli ultimi decenni. Durante l’assemblea nazionale dell’Unione Italiana Vini (UIV), il presidente Lamberto Frescobaldi ha lanciato un appello chiaro: rivedere il Testo Unico del vino per adeguarlo alle nuove dinamiche di mercato e garantire la sostenibilità dell’intera filiera.
Vino italiano a un bivio, Frescobaldi chiede una svolta sul Testo Unico per salvare il settore
Il settore vitivinicolo sta attraversando un momento complesso, aggravato da un calo generalizzato dei consumi globali. Nei primi cinque mesi del 2025, infatti, i volumi sono scesi in tutti i principali mercati: -1,8% in Italia, -4,7% negli Stati Uniti, -3% nel Regno Unito e -9,6% in Germania. Questo rallentamento ha un impatto diretto sulla capacità delle aziende italiane, che rischiano di ritrovarsi in autunno con oltre 90 milioni di ettolitri in cantina — quasi due raccolti completi — mettendo a rischio i prezzi e la redditività.
L’Italia, unico Paese al mondo dove il vigneto continua ad aumentare, si trova dunque in una condizione di squilibrio tra offerta e domanda che può determinare una perdita stimata in oltre mezzo miliardo di euro tra 2024 e 2025 e un calo dei prezzi a doppia cifra.
La proposta di Frescobaldi è drastica ma necessaria: ridurre la produzione di 7-8 milioni di ettolitri per evitare il collasso dei prezzi e tutelare uno degli asset più preziosi per l’export italiano.
Secondo l’analisi Mediobanca, il settore, pur mantenendo una forte connotazione familiare (65% del patrimonio netto), ha registrato un calo dell’Ebit margin al 6,2% nel 2023, segnale di una crescente difficoltà a mantenere margini adeguati.
Tra le sfide più temute dalle imprese emergono la riduzione dei consumi (72%) e i dazi (66%), in particolare negli Stati Uniti, dove una tariffa del 10% rischia di compromettere fino al 12% del fatturato.
Il segretario generale UIV, Paolo Castelletti, ha ribadito la necessità di accelerare gli accordi di libero scambio, come quello con il Mercosur. La presenza di dazi al 10% negli USA è già un ostacolo pesante, ma la situazione si complica ulteriormente con Paesi come Brasile e India, dove le barriere doganali sono rispettivamente al 27% e al 150%.
UIV individua correttivi urgenti per riequilibrare il sistema: ridurre le rese per ettaro, allineare i disciplinari alle rese reali degli ultimi cinque anni, limitare o abolire la possibilità di esuberi per le Dop (fino al 20% oggi permesso), bloccare per un anno le nuove autorizzazioni di impianto e riorganizzare il complesso sistema delle denominazioni.
Con 529 denominazioni riconosciute ma solo 20 che coprono l’80% della produzione, emerge la necessità di accorpamenti territoriali più razionali, da coordinare a livello nazionale.
Il settore chiede dunque una revisione completa del Testo Unico del vino entro il 2026, a dieci anni dalla sua entrata in vigore. L’obiettivo è semplice ma ambizioso: ridare forza competitiva al vino italiano, difendere il suo valore sui mercati internazionali e assicurare una crescita sostenibile per tutta la filiera.
In un contesto dove il potenziale produttivo rischia di trasformarsi in zavorra economica, il messaggio di Frescobaldi è un invito urgente al cambiamento: “Serve un bagno di umiltà e una visione condivisa per continuare a rappresentare un’eccellenza del made in Italy nel mondo”.