FOTO (Cropped): Blackcat - CC BY-SA 3.0
Quando a scuola o all’università si diceva "Villari", si diceva “storia”. Quella con la S maiuscola.
E, per molti studenti, anche un bel po’ di timore reverenziale misto a una sana dose di paura. Erano in due: Rosario, docente alla Sapienza scomparso nel 2017, e Lucio, che aveva insegnato a Roma Tre.
Insieme firmarono “La società nella storia. Corso di storia per la scuola media inferiore”, un manuale che ha accompagnato intere generazioni di studenti.
Addio a Lucio Villari, poliedrico custode della Storia
Con la scomparsa di Lucio Villari, avvenuta ieri all'ospedale Gemelli di Roma, si chiude insomma un’epoca della storiografia italiana. Nato il 26 agosto 1933 a Bagnara Calabra, in provincia di Reggio Calabria, Villari ha consacrato la propria esistenza allo studio del passato, con una particolare predilezione per il lungo Ottocento e per le trasformazioni socio-economiche che hanno modellato l’Europa e gli Stati Uniti.
Dopo aver conseguito la laurea presso l’Università di Messina, ha perfezionato la sua formazione sotto la guida del celebre storico Federico Chabod all’Istituto di Studi Storici di Napoli, un tempio della ricerca storica fondato da Benedetto Croce.
Qui, nel fervore intellettuale della scuola napoletana, Villari realizzò il suo primo contributo scientifico, “Il pensiero economico di Antonio Genovesi”, un’opera che già lasciava intravedere il rigore metodologico e la profondità interpretativa che avrebbero caratterizzato tutta la sua carriera, nel corso della quale ha saputo unire il rigore scientifico con un'incredibile capacità divulgativa. Non a caso, il suo nome è legato a doppio filo anche al giornalismo e alla televisione: collaboratore di lunga data di Repubblica fin dalla fondazione nel 1976, contribuì significativamente a programmi Rai come "Il tempo e la storia" e "Passato e presente", affiancando Paolo Mieli nella narrazione degli eventi che hanno plasmato il nostro mondo.
Fin dagli anni Settanta, Villari aveva intrapreso un percorso parallelo alla docenza accademica, dedicandosi alla diffusione della cultura storica attraverso opere di ampio respiro. La "Storia universale illustrata", pubblicata da Fabbri Editore nel 1971, segnò l’inizio di un cammino che lo avrebbe portato a concepire e curare pubblicazioni di straordinario successo.
Emblematica, in tal senso, la raccolta "1789-1799. I dieci anni che sconvolsero il mondo", curata con Giorgio Dell’Arti in occasione del bicentenario della Rivoluzione Francese: sette fascicoli che vendettero oltre 700.000 copie ciascuno, segno di un interesse popolare che il professore seppe intercettare con magistrale intuito.
A questi volumi fecero seguito "La rivoluzione francese raccontata da Lucio Villari" e "Il Risorgimento. Storia, documenti, testimonianze", opere che consolidarono la sua fama di storico capace di parlare non solo agli specialisti, ma anche al grande pubblico. Tra i suoi lavori più importanti si annoverano "Il capitalismo italiano del Novecento", "Weimar. Lotte sociali e sistema democratico nella Germania degli anni Venti" e "Settecento adieu. Cultura e politica nell’Europa dei Lumi", che gli valse il prestigioso Premio Nazionale Rhegium Julii per la saggistica.
Il suo interesse per la storia del pensiero politico lo portò inoltre a dedicare due opere fondamentali a Niccolò Machiavelli: "Niccolò Machiavelli", vincitore del Premio Estense, e "Machiavelli. Un italiano del Rinascimento", che ancora oggi rappresentano un punto di riferimento imprescindibile per chi voglia comprendere la figura del segretario fiorentino. Ma il suo sguardo non si fermò alle vicende italiane. Con "America amara. Storie e miti a stelle e strisce" esplorò infatti il lato oscuro del sogno americano, rivelando le contraddizioni di un Paese che, pur ergendosi a simbolo di libertà, non è mai stato immune da profonde fratture sociali e politiche.
Ma Villari non fu soltanto un illustre storico: la sua passione per le arti lo portò a frequentare il mondo del cinema e del teatro. Amico di Eduardo De Filippo, Ettore Scola e Marcello Mastroianni, prese parte al film "La terrazza" di Scola, vestendo i panni di un padrone di casa che ospita un cenacolo di intellettuali e artisti progressisti. Mentre la sua inclinazione per la musica, in particolare per il jazz, si tradusse in un’amicizia fraterna con il celebre musicista Lino Patruno, e non è un caso che fosse anche un eccellente pianista.
Nel 1986, inoltre, curò la riduzione teatrale delle “Lettere persiane” di Montesquieu, portando in scena il testo illuminista in una produzione del Teatro Stabile di Roma rappresentata a Venezia durante il Carnevale. Nel corso della sua lunga e prolifica carriera, Lucio Villari ha incarnato insomma il modello dell’intellettuale poliedrico, capace di coniugare rigore accademico e talento divulgativo. Il suo lascito non è solo nella mole impressionante di opere che ha prodotto, ma anche nella capacità di trasmettere la passione per la storia come strumento per comprendere il presente e rendere migliore il futuro.