Economia

Utility, motore del Mezzogiorno, 8,3 miliardi di valore aggiunto e 112mila occupati nel 2024

Redazione
 
Utility, motore del Mezzogiorno, 8,3 miliardi di valore aggiunto e 112mila occupati nel 2024
Il sistema delle utility del Mezzogiorno si conferma una delle colonne portanti dell’economia meridionale, capace di generare valore, occupazione e innovazione anche in un contesto congiunturale difficile. È quanto emerge dal Rapporto Sud 2025, realizzato da Utilitalia e SVIMEZ, che fotografa un comparto in piena trasformazione e con una crescente centralità nei processi di sviluppo industriale e di attuazione del PNRR.

Utility, motore del Mezzogiorno, 8,3 miliardi di valore aggiunto e 112mila occupati nel 2024

Nel 2024 le utility del Sud, attive nei settori di acqua, rifiuti ed energia, hanno prodotto 8,3 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 27,3% del totale nazionale, in aumento di un punto percentuale rispetto al 2023. Gli occupati sono circa 112mila, 5mila in più rispetto al 2021, con una produttività media per addetto di 75.348 euro, superiore del 17,3% alla media industriale meridionale e del 24,7% rispetto alla media complessiva dell’area.

Un risultato che testimonia la resilienza del sistema meridionale delle utility, oggi riconosciuto come infrastruttura economica strategica del Mezzogiorno. Il settore rappresenta inoltre un pilastro nell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con una dotazione complessiva di oltre 10 miliardi di euro, il 40% dei quali destinato al Sud.

Secondo i dati del rapporto, il 69% dei progetti PNRR legati alle utility meridionali si trova nella fase conclusiva di collaudo, mentre solo il 2,5% deve ancora partire. Anche se appena l’1,2% dei progetti risulta completato, un dato che, a meno di un anno dalla scadenza del Piano, impone una accelerazione finale per evitare ritardi che potrebbero compromettere la piena realizzazione degli interventi.

Sul fronte dei rifiuti, la carenza impiantistica rimane una delle principali criticità strutturali. La costruzione di nuovi impianti di trattamento e recupero, finanziata anche attraverso il PNRR, è ritenuta essenziale per chiudere il ciclo e rafforzare l’autonomia gestionale del Sud. Secondo le stime di Utilitalia e SVIMEZ, la realizzazione di nuovi impianti potrebbe generare 1,2 miliardi di PIL aggiuntivo e 21mila nuovi posti di lavoro, contribuendo a un significativo salto di qualità in termini di sostenibilità ambientale ed economica.

Più complessa la situazione del servizio idrico integrato, dove permane una scarsa propensione agli investimenti a causa della frammentazione gestionale e della limitata presenza di operatori industriali. Per superare queste criticità, il rapporto propone di completare il processo di affidamento ai gestori unici, favorendo aggregazioni tra soggetti minori e raggiungendo una dimensione ottimale di almeno 230mila abitanti serviti.

Il presidente di Utilitalia, Luca Dal Fabbro (in foto), invita a puntare su una gestione industriale integrata dei servizi pubblici: “L’unica strada percorribile per elevare il livello dei servizi al Sud è favorire una gestione che si occupi dell’intero ciclo dell’acqua come dei rifiuti. Solo così si possono attrarre investimenti e generare impatti positivi sull’occupazione e sull’indotto”. In quest’ottica, Utilitalia ha promosso la Rete Sud, un’iniziativa che coinvolge diverse aziende associate per affrontare in modo coordinato le sfide operative, regolatorie e finanziarie del settore.

La sfida più ambiziosa riguarda però la transizione energetica, ambito nel quale il Mezzogiorno può diventare il vero hub strategico dell’Italia. Il PNIEC 2024 individua nel Sud il perno della strategia nazionale per raggiungere entro il 2030 una riduzione del 55% delle emissioni e una quota di energie rinnovabili al 40,7%. Le regioni meridionali, forti di un elevato potenziale in fonti rinnovabili e gas verdi, possono giocare un ruolo decisivo a condizione di superare i divari infrastrutturali e amministrativi che ancora frenano la piena integrazione nel mercato energetico europeo.

Per Luca Bianchi, direttore generale di SVIMEZ, “i dati confermano che il sistema meridionale delle utility mantiene un ruolo di primo piano nel consolidamento della crescita del Mezzogiorno nella fase post-Covid. L’aumento dell’occupazione e della produttività, insieme al buon avanzamento dei progetti PNRR, dimostrano che le utility sono una leva cruciale per la trasformazione del tessuto economico meridionale”.

Secondo il Rapporto Sud, le utility non sono solo un servizio, ma un’infrastruttura di sviluppo. Investire nella loro modernizzazione significa rafforzare la competitività del Sud, promuovere coesione territoriale e trasformare la transizione ecologica in un’occasione concreta di crescita sostenibile e di qualità.
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