La politica estera di Donald Trump in 33 pagine: tante ne sono bastate per illustrare la dottrina che il presidente americano adottare e che vanno sotto la generica denominazione di National Security Strategy e che si possono sintetizzare nella ravvisata necessità che gli Stati Uniti mantengano presenza militare più forte nell'emisfero occidentale per combattere l'immigrazione, la droga e l'ascesa di potenze avversarie nella regione.
Gli Usa cercano un nemico e lo trovano nell'Europa
Ma, se proprio si deve essere specifici, da questo documento emerge una visione che rischia di essere indigesta per l'Europa, nei cui confronti vengono usati argomenti e parole che suonano quasi come un atto d'accusa, addebitandole, tra l'altro, di volere soffocare il dissenso e di rischiare di perdere, nel giro di pochi decenni, la propria identità culturale e religiosa.
Il documento, a dirla tutta, usa parole brutali nei confronti dell'Europa, lasciando intendere che il suo livello di civiltà è in declino, guardando all'emisfero all'emisfero occidentale come un obiettivo primario per la protezione del territorio nazionale degli Stati Uniti, accennando comunque al "pericolo" che arriva dalla Cina.
"Gli Stati Uniti - sostiene il documento - devono avere un ruolo preminente nell'emisfero occidentale come condizione per la nostra sicurezza e prosperità, una condizione che ci consenta di affermarci con sicurezza dove e quando necessario nella regione. I termini delle nostre alleanze e le condizioni in base alle quali forniamo qualsiasi tipo di aiuto devono essere subordinati alla riduzione dell'influenza esterna avversaria, dal controllo di installazioni militari, porti e infrastrutture chiave all'acquisto di asset strategici in senso lato".
È, quindi, non solo un documento di analisi, ma contiene anche delle precise richieste anche nei confronti di coloro che, per decenni, sono stati alleati degli Stati Uniti, ma che oggi, nell'ambito della "dottrina Trump", non vengono più ritenuti funzionali al grande disegno di restituire l'America alla sfera di grandezza cui mira il presidente e da raggiungere ad ogni costo.
Quindi i tradizionali nemici di un tempo sono trattati, apparentemente, con il rigore di sempre, ma nella dottrina aleggia una quasi apertura di credito, dal momento che di Cina (che peraltro viene menzionata in modo tangenziale) e Russia (alla quale si riserva qualche schiaffetto, nemmeno tanto forte) si conosce tutto, ambizioni e anche limiti.
Cosa che per Trump è sufficiente a cercarsi altri nemici, trovandone uno nell'Europa, nei cui confronti il documento ricorre a concetti molto duri, di inequivocabile indirizzo.
"Le questioni più ampie che affronta l’Europa includono le attività dell’Unione europea e di altri organismi transazionali che minano le libertà politiche e la sovranità, le politiche migratorie che stanno trasformando il continente e creando conflitti, la censura delle libertà di espressione e la soppressione della opposizione politica, facendo crollare le nascite, con la perdita di identità nazionale e sicurezza in sé", si legge nel documento, lasciando intendere che che il Vecchio Continente abbia ormai imboccato una strada liberticida, quando parla di politica e sovranità.
Concetti che riecheggiano alcune affermazioni del vice di Trump, JD Vance, sbattute in faccia ai partner europei, trattati alla stregua di questuanti davanti al Grande elemosiniere della Casa Bianca.
È abbastanza chiaro che l'abito del soppressore della libertà di espressione ritagliato addosso all'Europa riguarda la reazione del Vecchio Continente nei confronti di quei Paesi e movimenti che sembrano andare di pari passo con l'agenda del movimento Maga e che occhieggiano alla destra radicale, con qualche pennellata di razzismo e di avversione al diverso, sia esso migrante, sia esso avversario politico.
Questi concessi trovano conferma e un upgrade ideologico leggendo, nel documento, la profezia cara alla Destra americana, quella che plaude alla caccia all'immigrato scatenata da Trump e che sta spaccando il Paese.
"Nel lungo periodo - si legge nel rapporto -, è più che plausibile che nel corso di un paio di decenni al massimo, alcuni membri della Nato diventeranno per la maggioranza non europei. Perciò si pone la domanda se vedranno il proprio posto nel mondo o la propria alleanza con gli Stati Uniti allo stesso modo di coloro che firmarono il Trattato della Nato". Una considerazione che va oltre una previsione, disegnando per l'Europa un futuro con il burka, in un mondo in cui il cristiano sarà l'eccezione, non avendo saputo fermare l'invasione dal Sud del mondo.
Quindi, con l'auspicio che "l'Europa rimanga europea", il documento ammonisce che "Non possiamo permetterci di mettere da parte l’Europa... sarebbe controproducente per gli obiettivi di questa strategia. Il nostro obiettivo dovrebbe essere aiutare l’Europa a correggere la sua attuale traiettoria". Come direbbe la maestra al bambino che scrive "ho stato"...
La nuova Strategia per la Sicurezza Nazionale afferma che gli Stati Uniti devono compiere scelte difficili a livello globale.
"Dopo la fine della Guerra Fredda, le élite della politica estera americana si sono convinte che il dominio permanente degli Stati Uniti sul mondo intero fosse nel migliore interesse del nostro Paese. Eppure, gli affari degli altri Paesi ci riguardano solo se le loro attività minacciano direttamente i nostri interessi", afferma il documento, che per Trump è una "tabella di marcia per garantire che l'America rimanga la nazione più grande e di maggior successo nella storia dell'umanità e la patria della libertà sulla Terra".
La strategia trumpiana fa riferimento ai cosiddetti valori tradizionali, a volte legati alla destra cristiana, affermando che l'Amministrazione desidera "il ripristino e il rinvigorimento della salute spirituale e culturale americana" e "un'America che custodisca le sue glorie passate e i suoi eroi", con una significativa puntata sulla "demografia" della politica, dicendo che c'è la necessità di avere "un numero crescente di famiglie forti e tradizionali che crescano figli sani".
Nel documento si fa poi una interessante distinzione, dal punto di vista dell'ideologia abbracciata dal presidente, nell'ambito del fenomeno delle migrazione, quando richiede "una presenza più adeguata della Guardia costiera e della Marina per controllare le rotte marittime, contrastare l’immigrazione illegale e altre migrazioni indesiderate, ridurre il traffico di esseri umani e di droga e controllare le principali rotte di transito in caso di crisi".
Quindi uno sbarramento per chi tenta di arrivare illegalmente negli Stati Uniti, ma anche per quelli "indesiderati", forse riferendosi a chi chiede il riconoscimento di esule perseguitato.