Esteri

Usa: mortalità infantile, un quadro preoccupante tra disparità razziali e nuove sfide sanitarie

Redazione
 
La mortalità infantile negli Stati Uniti continua a destare preoccupazione, non solo per i numeri che si confermano stabili, ma alti, ma anche per le profonde disparità razziali ed etniche che accompagnano questo fenomeno. I dati federali più recenti, pubblicati dal National Center for Health Statistics (NCHS) dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC), mostrano come il tasso di mortalità infantile sia rimasto invariato dal 2022 al 2023, fissandosi a 5,61 decessi ogni 1.000 nati vivi.

Tuttavia, dietro questa apparente stabilità si celano dinamiche complesse e disuguaglianze persistenti che richiedono un'analisi approfondita e interventi mirati. Secondo il rapporto del CDC, il tasso di mortalità infantile per i neonati di madri nere è più del doppio rispetto a quello di madri bianche e asiatiche. Nel 2023, si contavano 10,9 decessi ogni 1.000 nati vivi per i neonati afroamericani, contro i 4,5 decessi per i bambini di madri bianche e i 3,4 per quelli di madri asiatiche. Anche i figli di donne native americane e native dell'Alaska hanno registrato tassi elevati, con 9,2 decessi ogni 1.000 nati vivi, seguiti dai neonati di madri hawaiane o delle isole del Pacifico (8,2 decessi) e di madri ispaniche (5,0 decessi).

Queste differenze non sorprendono gli esperti, che puntano il dito contro cause ben radicate.
Tra le principali cause, vengono indicati i tassi più elevati di nascite pretermine tra le donne nere, spesso dovuti a un accesso insufficiente alle cure prenatali tempestive e a fattori di razzismo strutturale radicati nel sistema sanitario.
Un altro elemento che contribuisce alla mortalità infantile è l’aumento delle morti improvvise e inaspettate nei neonati (SUID), come emerso da uno studio pubblicato su JAMA Open Network.

Secondo i dati analizzati, i tassi di SUID sono cresciuti del 10% dal 2019 al 2021, in concomitanza con un’ondata fuori stagione di virus respiratorio sinciziale (RSV) nel 2021. Le SUID, che includono decessi senza causa nota, strangolamenti accidentali e sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS), rappresentano ancora una delle principali cause di mortalità infantile. Nel 2022, circa 3.700 neonati hanno perso la vita per queste cause, con il 41% dei casi attribuiti alla SIDS. Le soluzioni proposte dagli esperti spaziano dall’adozione di politiche di supporto alle madri, all’introduzione di nuove strategie di prevenzione: l'importanza di garantire cure prenatali tempestive e basate su evidenze scientifiche, soprattutto per le donne delle comunità più vulnerabili; vaccinazioni contro l’RSV, con l'introduzione di nuovi vaccini e di un'iniezione di anticorpi chiamata nirsevimab; la vaccinazione delle donne in gravidanza e dei neonati per prevenire il virus respiratorio sinciziale, che ogni anno causa migliaia di ricoveri; educazione sul sonno sicuro (i neonati devono dormire su superfici solide, senza coperte o cuscini, e sempre sulla schiena, per ridurre il rischio di SIDS e soffocamento).
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