Economia

UCIMU, 2024 anno nero per le macchine utensili: -11,4% la produzione

Redazione
 
Il 2024 si chiude con un bilancio amaro per i costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione. Gli indicatori economici del settore evidenziano un calo diffuso, segnando un anno particolarmente difficile per un comparto che, in passato, si era mostrato capace di resistere a diverse avversità. A delineare il quadro della situazione Riccardo Rosa, presidente di UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, che nel corso della conferenza stampa di fine anno ha fatto il punto sulle difficoltà affrontate e sulle prospettive per il 2025. Secondo i dati elaborati dal Centro Studi & Cultura di Impresa di UCIMU, la produzione del 2024 si è attestata a 6.745 milioni di euro, con una contrazione dell’11,4% rispetto al 2023.

UCIMU, 2024 anno nero per le macchine utensili: -11,4% la produzione

Il calo è stato determinato principalmente dalla forte riduzione delle consegne sul mercato interno, che si sono fermate a 2.255 milioni di euro, segnando un -33,5%. Questo riflette una scarsa propensione agli investimenti da parte degli utilizzatori italiani, evidenziata anche dal consumo domestico, crollato del 34,8% a 3.795 milioni di euro. L’impatto negativo si è esteso anche alle importazioni, scese del 36,5% a 1.540 milioni di euro. In controtendenza, invece, l’export, che ha registrato un incremento del 6,3% rispetto all’anno precedente, raggiungendo un record di 4.490 milioni di euro.

“Dopo l’estate era ormai chiaro che il 2024 sarebbe stato un anno completamente perso per l’industria italiana di macchine utensili,” ha dichiarato Riccardo Rosa. “Abbiamo tentato di salvare il risultato grazie all’attività oltreconfine, ma il nostro Centro Studi ha dovuto rivedere al ribasso le stime iniziali. Questo dimostra le difficoltà crescenti che le nostre imprese stanno affrontando.” I principali mercati di sbocco delle macchine utensili italiane nel 2024 sono stati gli Stati Uniti, con 419 milioni di euro (+17,8%), seguiti dalla Germania (243 milioni, +12,3%) e dall’India, che ha raddoppiato le importazioni raggiungendo i 132 milioni (+100%). Al contrario, si sono registrati cali significativi in Cina (138 milioni, -15,3%) e Francia (125 milioni, -9,3%).

“Gli Stati Uniti rappresentano un mercato fondamentale per noi. Tuttavia, siamo preoccupati per la possibilità che la nuova amministrazione americana possa introdurre dazi sui beni legati alla nostra produzione. Questo ci impone di pianificare attentamente le strategie di internazionalizzazione,” ha aggiunto Rosa. Un passo importante in questa direzione è stata l’apertura di Oficina Italiana de Promotiòn Mexico, un desk dedicato al supporto delle aziende italiane nel mercato messicano e in quelli del Centro e Nord America.
La debolezza del mercato interno rimane il principale ostacolo per i costruttori italiani. “Dopo il boom del biennio 2021-2022, il mercato italiano ha subito una contrazione significativa, tornando ai livelli del 2016,” ha osservato Rosa. “Questo è inaccettabile. Servono misure concrete per invertire la tendenza.” La speranza del settore è riposta nel programma Transizione 5.0, annunciato dal governo a novembre. Tuttavia, il presidente UCIMU ha sottolineato la necessità di interventi rapidi e concreti: “Transizione 5.0 rappresenta una grande opportunità per promuovere un approccio sostenibile e innovativo, ma senza i correttivi necessari rischia di restare solo sulla carta.”

Tra le modifiche proposte, Rosa ha evidenziato l’importanza di semplificare le procedure di accesso agli incentivi, sostituendo l’obbligo di certificazione del risparmio energetico con la possibilità di legare l’acquisto di nuove macchine alla sostituzione di macchinari obsoleti. “Se queste misure saranno incluse nella Legge di Bilancio, potremo rilanciare la domanda interna e favorire l’innovazione nel manifatturiero italiano.” Rosa ha anche espresso preoccupazione per l’impatto del Green Deal europeo sul settore manifatturiero.

“La transizione elettrica del motore endotermico, così come prevista dall’Unione Europea, sta mettendo a dura prova l’intero comparto automotive, con conseguenze devastanti per l’industria e l’occupazione,”
ha avvertito. Il presidente UCIMU ha fatto poi appello alle istituzioni per un intervento immediato: “Non possiamo permettere che la chiusura di fabbriche e la perdita di migliaia di posti di lavoro si trasformino in un problema sociale irrisolvibile. È necessario che tutti gli attori coinvolti – imprenditori, lavoratori, istituzioni – si uniscano per difendere il sistema industriale, che rappresenta il pilastro dell’economia italiana ed europea.”

Le previsioni per il 2025 indicano una timida ripresa, con una crescita stimata del 2,9% per la produzione, che dovrebbe raggiungere i 6.940 milioni di euro. Questo risultato sarà sostenuto da un incremento delle esportazioni (+0,3%) e da una ripresa delle consegne sul mercato interno (+8%). Anche il consumo domestico dovrebbe crescere del 7,2%, attestandosi a 4.070 milioni di euro. “Il sistema manifatturiero è essenziale per il benessere della nostra società,” ha concluso Riccardo Rosa. “Per questo chiediamo al governo di sviluppare fin da subito un programma di politica industriale che accompagni e sostenga lo sviluppo delle imprese dal 2026 in avanti. Solo così potremo garantire la competitività del nostro settore e il futuro del nostro Paese.”
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