Si sta manifestando, con sempre maggiore frequenza e con una evidenza che, appena qualche settimana fa, sarebbe stato follia immaginare, la tendenza dei protagonisti della finanza statunitense di prendere le distanza da Donald Trump per le sue politiche di dazi sui partner commerciali dell'America, con i mercati azionari di tutto il mondo a subirne le conseguenze.
Si allarga il solco tra Trump e i 'super-ricchi' che lo hanno sostenuto
Bill Ackman, uno dei più importanti gestori di hedge fund, dopo avere fortemente finanziato la campagna elettorale di Trump per il 2024, domenica ha detto che andare avanti con i nuovi dazi equivarrebbe provocherà un ''inverno nucleare economico'', spiegando che "gli investimenti aziendali si fermeranno, (e) i consumatori chiuderanno i loro portafogli" se le nuove imposte entreranno effettivamente in vigore.
"Danneggeremo gravemente la nostra reputazione con il resto del mondo, che richiederà anni e potenzialmente decenni per essere riabilitata", ha aggiunto nel post, che è stato visualizzato 10,6 milioni di volte.
A meno che Trump non cambi tattica, “ci stiamo dirigendo verso un inverno nucleare economico autoindotto e dovremmo iniziare a rintanarci”, ha avvertito il CEO di Pershing Square Capital Management.
"Quale CEO e quale consiglio di amministrazione si sentiranno a loro agio nell'assumere impegni economici ingenti e a lungo termine nel nostro Paese nel mezzo di una guerra nucleare economica?" ha affermato la guida di Pershing Square Capital Management, aggiungendo che "il presidente sta perdendo la fiducia dei leader aziendali in tutto il mondo".
Alckman non è il solo a mostrare preoccupazione per la guerra delle tariffe avviata da Trump. Altre e influenti voci si sono levate. Come quella di Jamie Dimon, CEO di JPMorgan Chase, che ieri la lanciato l'allarme sul fatto che i dazi rischiano di far aumentare i prezzi, spingere l'economia globale verso una recessione e indebolire la posizione dell'America nel mondo.
"Le recenti tariffe probabilmente aumenteranno l'inflazione e stanno portando molti a considerare una maggiore probabilità di recessione", ha affermato Dimon in una lettera annuale agli azionisti . "Se il menu delle tariffe causi o meno una recessione resta una questione, ma rallenterà la crescita".
Il miliardario Stanley Druckenmiller, fondatore della Duquesne Family Office, una società di investimenti, da parte sua, ha dichiarato in un post pubblicato ieri di "non supportare tariffe superiori al 10%". Druckenmiller ''vale'' circa 11 miliardi di dollari, secondo il Bloomberg Billionaires Index.
Più tardi, nel corso della giornata, il miliardario Ken Fisher, fondatore e presidente esecutivo di Fisher Investments, ha dichiarato su X : "Quello che Trump ha svelato (mercoledì scorso) è stupido, sbagliato, arrogantemente estremo, ignorante dal punto di vista commerciale e affronta un non-problema con strumenti fuorvianti. Eppure, per quanto ne so, svanirà e fallirà e la paura è più grande del problema, che da qui è rialzista".
Fisher ha osservato che in genere non commenta pubblicamente le azioni presidenziali, "ma per quanto riguarda i dazi Trump è decisamente fuori dai giochi".
Anche Elon Musk, l'uomo più ricco del mondo e principale sostenitore di Trump, ha detto domenica di sperare in una "situazione a tariffa zero " tra Europa e Stati Uniti.
Facendo eco ad Ackman, Simon MacAdam, vice capo economista globale presso la società di consulenza Capital Economics, ha affermato che le aziende probabilmente rinunceranno a effettuare investimenti a causa, in gran parte, della "pura incertezza" della politica tariffaria di Trump.
"Se sei una società di medie o grandi dimensioni, sarai molto titubante su cosa fare", ha affermato.
"Se tra qualche mese si dovesse negoziare un nuovo ribasso di queste tariffe, allora si sprecherebbe tempo investendo potenzialmente centinaia di milioni di dollari in nuovi impianti... negli Stati Uniti", ha detto alla CNN.