Dopo avere tentato con ogni mezzo di fermare la pubblicazione dei file, oggi secretati, relativi a Jeffrey Epstein, il finanziere arrestato per pedofilia e suicida in carcere, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, all'ennesima giravolta, ha chiesto ai repubblicani del Congresso di votare a favore della richiesta di renderne noto il contenuto.
Trump cambia idea e ora chiede ai repubblicani di votare per la pubblicazione dei file di Epstein
''Non abbiamo nulla da nascondere'', ha scritto Trump, in evidente difficoltà da giorni dopo che i democratici hanno fatto trapelare il contenuto di alcuni file secondo i quali Epstein era in possesso di informazioni molto compromettenti sui comportamenti del presidente, quando ancora non era sceso in politica.
Ieri sera, in vista del voto della Camera di questa settimana su un disegno di legge che impone la pubblicazione di tutti i file del Dipartimento di Giustizia relativi a Jeffrey Epstein, Trump si è rivolto ai social media per chiedere ai repubblicani di votare a favore della pubblicazione, in quello che è un evidente cambiamento di condotta rispetto a quella tenuta sino a poche ore prima.
A rendere più chiara la scelta di strategia c'è da ricordare che Trump e Mike Johnson, speaker della Camera dei rappresentanti e suo dichiarato alleato, hanno fatto di tutto per impedire che il voto avesse luogo.
Come accaduto la scorsa settimana quando la Casa Bianca ha tentato, inutilmente, di convincere la repubblicana del Colorado Lauren Boebert a rimuovere la sua firma dalla petizione affinché i file fossero pubblicati.
Il deputato Thomas Massie del Kentucky, altro critico delle scelte del presidente e promotore del disegno di legge per la pubblicazione dei documenti, ha dichiarato che si aspetta un "diluvio" di sostegno repubblicano alla misura, ponendo il dilemma in modo netto: i parlamentari che devono scegliere tra la protezione politica del presidente e le aspettative dei loro elettori come giustificherebbero un voto contro la trasparenza?
Durissime le parole di Massie: ''Vorrei ricordare ai miei colleghi repubblicani che stanno decidendo come votare: Donald Trump può proteggervi nei distretti repubblicani in questo momento, dandovi il suo appoggio. Ma nel 2030 non sarà più presidente, e avrete votato per proteggere i pedofili se non voterete per la pubblicazione di questi documenti. E il presidente non potrà proteggervi in quel momento, con questo voto... la storia di questo voto durerà più a lungo della presidenza di Donald Trump".
La Casa Bianca è, ovviamente, compatta sulla linea di privare di attendibilità o di importanza i documenti oggi secretati. La portavoce Karoline Leavitt, la scorsa settimana, ha detto che le email relative a Epstein diffuse dai democratici della Camera, "non provano assolutamente nulla, se non il fatto che il presidente Trump non ha fatto nulla di sbagliato".
Trump ha definito la pubblicazione delle email una "bufala" democratica e ha aggiunto che "alcuni repubblicani stupidi" e "sciocchi" ci sono cascati.
Anche se la misura venisse approvata dalla Camera, si troverebbe ad affrontare un secondo ostacolo al Senato e, in ultima analisi, un potenziale veto da parte di Trump, a meno che i legislatori non riescano a raggiungere la soglia dei due terzi necessaria per annullarne uno.
Trump quindi si trova a doversi confrontare con un crescente dissenso interno ai repubblicani, soprattutto quelli espressione della base MAGA. Come la deputata Marjorie Taylor Greene, diventata di fatto una portavoce dell'ideologia "America First", che sostiene che il presidente ha perso la concentrazione.
Rispondendo, alla CNN, alla domanda se Trump rappresenti ancora il movimento MAGA come un tempo, Greene ha risposto che non è più pienamente in linea con le priorità che originariamente animavano la base.
Quello che gli elettori statunitensi che hanno votato con il Maga, ha detto la deputata, ''è stato mettere il popolo americano al primo posto e smettere di inviare aiuti esteri e di essere coinvolti in guerre straniere: si tratta di due questioni su cui ho parlato a gran voce per mesi e mesi, ben prima che i repubblicani rimanessero scioccati dalle grandi perdite subite alle elezioni di martedì scorso".
Ma Greene ha chiarito un punto: ciò che ha innescato la rottura esplosiva tra il presidente e lei è stata la sua pressione per la pubblicazione dei file di Epstein.