Per Donald Trump, il controllo dell'intelligenza artificiale in America è questione che attiene alla Casa Bianca e non i singoli Stati non è una questione locale. Il presidente americano ha firmato ieri sera un ordine esecutivo volto a centralizzare la regolamentazione dell'IA a livello federale, con l'obiettivo di impedire ai 50 Stati americani di farlo autonomamente.
Trump avoca alla Casa Bianca il controllo dell'AI e vara un'alleanza di Paesi in funzione anti-Cina
"Vogliamo avere un'unica fonte di autorizzazione", ha affermato il leader repubblicano, che sostiene un approccio deregolamentato all'intelligenza artificiale, nello Studio Ovale. "Siamo molto più avanti della Cina. La Cina lo sa. E non farlo sarebbe il regalo più grande alla Cina", ha affermato.
Il testo mira a "garantire che l'intelligenza artificiale possa operare all'interno di un quadro unico in questo Paese, anziché essere soggetta a normative a livello statale che potrebbero paralizzare il settore", ha spiegato Will Scharf, capo dello staff della Casa Bianca.
Sono già state adottate più di 100 leggi in una trentina di Stati, con maggioranze sia democratiche che repubblicane, e, in teoria, un ordine esecutivo non può sostituire un testo approvato dal Congresso o dalla legislatura di uno Stato.
Queste leggi coprono numerosi aspetti dell'Intelligenza artificiale, dallo sviluppo responsabile di modelli di IA generativa alla creazione di deepfake, fino all'obbligo di trasparenza riguardo all'uso di questa tecnologia. Numerosi progetti di legge sono stati presentati al Congresso, ma nessuno è ancora stato sottoposto a votazione.
Poche ore dopo il suo insediamento nel gennaio 2025, Donald Trump ha revocato un ordine esecutivo emesso dal suo predecessore, Joe Biden, relativo alla sicurezza dell'intelligenza artificiale. L'ordine originale, reso pubblico nell'ottobre 2023, imponeva alle aziende del settore di fornire al governo federale determinati dati relativi ai loro modelli di intelligenza artificiale. In particolare, erano tenute a divulgare i risultati dei test quando i programmi presentavano "un grave rischio per la sicurezza nazionale, la sicurezza economica nazionale o la salute pubblica".
Inoltre, Washington ha annunciato, sempre ieri, di avere firmato un accordo con i suoi principali alleati nella regione Asia-Pacifico – Giappone, Corea del Sud, Singapore e Australia – nonché con Israele, per garantire la sicurezza delle catene di approvvigionamento per l'intelligenza artificiale e garantire che questi Paesi non dipendano dalla Cina. Questa partnership è stata soprannominata "Pax Silica", un gioco di parole latine che significa "pace" e "silicio", un materiale essenziale per l'intelligenza artificiale.
"Pax Silica è un nuovo tipo di raggruppamento e partenariato internazionale che mira a unire i Paesi che ospitano le aziende tecnologiche più avanzate al mondo per sbloccare il potenziale economico della nuova era dell'intelligenza artificiale", ha affermato il Dipartimento di Stato in una nota.
Si prevede che altri Paesi seguiranno l'esempio in un vertice organizzato per oggi a Washington con rappresentanti di Paesi Bassi, Regno Unito, Emirati Arabi Uniti e Canada.
Gli Stati Uniti sono rimasti vaghi sui dettagli pratici dell'accordo, ma hanno affermato che i Paesi collaboreranno per garantire catene di approvvigionamento sicure. "Pax Silica garantisce in ultima analisi a questi paesi un accesso affidabile all'infrastruttura che determina la competitività dell'IA", ha dichiarato ai giornalisti il Sottosegretario di Stato per gli Affari Economici Jacob Helberg prima della firma.
La Cina domina la competizione nel campo in rapida espansione dell'intelligenza artificiale, sfruttando circa il 70% delle terre rare essenziali. La firma a Washington arriva nonostante l'annuncio di Donald Trump all'inizio di questa settimana della sua intenzione di autorizzare l'esportazione dei chip avanzati di intelligenza artificiale di Nvidia in Cina.