Anche ieri, nel corso di una lunga telefonata con il primo ministro canadese, Justin Trudeau, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha accusato Ottawa di non fare nulla per fermare la massiccia esportazione, verso l'America, del fentanyl, l'oppioide causa di centinaia di decessi tra i tossicodipendenti.
Trump accusa ancora il Canada di non fermare (l'inesistente) invasione del fentanyl
Oggetto della telefonata sono stati i dazi che Trump ha imposto anche alle merci canadesi e che il presidente americano ha giustificato anche per il fatto che, dalla frontiera settentrionale degli Stati Uniti, arrivano ingenti quantitativi di fentanyl, che alimentano la strage di tossicodipendenti.
Solo che le affermazioni di Trump sono smentite dalle stesse agenzie federali americane, come la Us Customs and Border Patrol, che controlla le frontiere. Secondo l'agenzia, quasi tutto il fentanyl sequestrato dagli Stati Uniti è arrivato attraverso il confine meridionale con il Messico, con solo l'1% sequestrato alla frontiera settentrionale.
Ma questo non basta a Trump che, anche nel corso della telefonata col premier canadese, ha ribadito la sua priorità di vedere interrotto l'arrivo dell'oppioide negli Stati Uniti. Con il solito post su Truth Social, Trump ha affermato che "nulla mi ha convinto" che il flusso di fentanyl negli Stati Uniti dal Canada si sia fermato.
Martedì, il primo ministro canadese Justin Trudeau ha duramente criticato i dazi, definendoli una politica "stupida" e "priva di senso". La motivazione dei dazi si basa su una falsa accusa secondo cui il Canada sarebbe una delle principali fonti di droga in entrata negli Stati Uniti, ha aggiunto Trudeau.