Esteri

Gaza, giorno zero: verso il cessate il fuoco

Barbara Leone
 
Gaza, giorno zero: verso il cessate il fuoco

L’attenzione di tutti i media internazionali è oggi sull’accordo per il cessate il fuoco a Gaza. Secondo la CNN, i negoziatori delle parti sono pronti a firmare il documento stamani a Sharm el-Sheikh, in Egitto, alla presenza dei mediatori di Qatar e Turchia. La cerimonia coinciderà con l’inizio ufficiale del cessate il fuoco, sebbene – come riferisce Al Jazeera – a Gaza, anche dopo l’annuncio, si sono udite esplosioni nella notte. La Protezione civile locale ha denunciato nuovi bombardamenti soprattutto nelle zone settentrionali dell’enclave.

Gaza, giorno zero: verso il cessate il fuoco

In Israele, il primo ministro Netanyahu ha convocato per oggi alle 17:00 (ora locale) il gabinetto di sicurezza per discutere la ratifica dell’accordo. Secondo quanto riportato dalla CNN, la votazione verterà solo sul rilascio degli ostaggi in cambio dei prigionieri palestinesi, non sull’intero quadro del cessate il fuoco.

Nel frattempo, l’esercito israeliano ha confermato di aver “iniziato i preparativi operativi per l’attuazione dell’accordo”, che prevede un ritiro verso la cosiddetta “linea gialla”, mantenendo però il controllo del 53% della Striscia di Gaza. Trump ha promesso di recarsi nei prossimi giorni in Egitto e in Israele, dove, secondo quanto riferito al giornalista Barak Ravid di Axios, dovrebbe tenere un discorso alla Knesset.

“Vogliono che parli al Parlamento”, ha detto. Un viaggio che avrebbe, nelle intenzioni del presidente, il valore simbolico di suggellare una “pace duratura” nella regione, benché molti osservatori internazionali invitino alla prudenza. Il piano, infatti, resta fragile. Reuters ricorda che Hamas e i suoi alleati detengono ancora 48 ostaggi, di cui almeno 20 sarebbero vivi e 26 morti.

Tra questi, numerosi cittadini israeliani e cinque stranieri – tre thailandesi, uno tanzaniano e uno nepalese. Alcuni corpi, riferiscono fonti israeliane, potrebbero trovarsi ancora in luoghi ignoti o inaccessibili nei tunnel sotterranei. La notizia dell’accordo ha comunque scatenato una serie di reazioni internazionali. I leader mondiali, da Bruxelles a Canberra, hanno accolto con favore l’annuncio, lodando il ruolo di mediazione statunitense. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha assicurato che l’Unione europea “continuerà a sostenere la consegna rapida e sicura di aiuti umanitari a Gaza”, mentre l’Alto rappresentante Kaja Kallas ha definito il piano “una svolta significativa”.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha invitato tutte le parti “a rispettare rigorosamente i termini dell’accordo”, sottolineando che “questa deve essere la fine della guerra e l’apertura di una soluzione politica basata sulla formula dei due Stati”. Dalla stessa linea si è espressa Giorgia Meloni, che ha parlato di “notizia straordinaria” e “opportunità unica per porre fine a un conflitto devastante”. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha aggiunto che l’Italia è pronta a inviare truppe qualora fosse necessaria una forza internazionale di mantenimento della pace. Anche il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas, come riporta Haaretz, ha accolto con favore il piano, chiedendo “l’immediata attuazione dell’accordo” e “l’invio urgente di aiuti umanitari a Gaza”.

Abbas ha elogiato gli sforzi diplomatici di Trump e dei mediatori regionali, ma ha anche ricordato che “la sovranità sulla Striscia di Gaza appartiene allo Stato di Palestina” e ha esortato Israele a porre fine alle colonie in Cisgiordania e ai discorsi d’odio contro i palestinesi. Dal resto del mondo sono arrivate dichiarazioni di sostegno unanime. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha ringraziato Trump per la “volontà politica dimostrata” e ha promesso di “monitorare da vicino” l’attuazione dell’accordo. Il premier britannico Keir Starmer ha parlato di “un momento di profondo sollievo” per gli ostaggi e per i civili di Gaza, mentre il primo ministro canadese Mark Carney ha espresso gratitudine “per la leadership essenziale del presidente Trump”.In Asia, il premier indiano Narendra Modi ha espresso la speranza che l’intesa “apra la strada a una pace duratura”, mentre il pakistano Shehbaz Sharif ha definito il cessate il fuoco “un’opportunità storica per porre fine al genocidio a Gaza”.

Dall’Australia, Anthony Albanese e Penny Wong hanno pubblicato una nota congiunta in cui si parla di “passo necessario dopo oltre due anni di devastazione”, e il premier neozelandese Christopher Luxon ha definito l’annuncio “un momento spartiacque”. Anche il presidente argentino Javier Milei si è congratulato con Trump, parlando di “straordinario contributo alla pace internazionale”. Intanto, a Gaza, i festeggiamenti sono iniziati spontaneamente. Le immagini Reuters mostrano bambini che sventolano bandiere e urlano “Torniamo a casa!”, dopo due anni di guerra.

“Siamo molto stanchi di questa vita”, dice una bambina alla CNN. “Ora vogliamo solo tornare indietro”.Ma dietro i sorrisi, le ferite restano profonde. L’UNICEF, nel secondo anniversario del conflitto, ha ricordato che “almeno 64.000 bambini sarebbero stati uccisi o mutilati a Gaza”, una tragedia che, secondo la direttrice Catherine Russell, “non può essere dimenticata”. Anche le organizzazioni umanitarie hanno accolto l’accordo con cautela. La segretaria generale di Amnesty International, Agnès Callamard, ha parlato di un accordo “crudelmente atteso ma tristemente inadeguato”, accusando i governi occidentali di “vergognosi doppi standard”.

Più moderato il commento di Jan Egeland, del Consiglio norvegese per i rifugiati, che ha definito il piano “un barlume di speranza”, pur ammonendo che “fermare i bombardamenti non porrà fine alle sofferenze dei sopravvissuti”. Sulla natura del compromesso raggiunto, l’analista Dalia Dassa Kaye dell’UCLA ha spiegato alla CNN che “Israele e Hamas hanno dovuto rinunciare ai propri obiettivi massimalisti”. Israele ha raggiunto un risultato importante con il rilascio degli ostaggi, ma Hamas “non è stato smantellato” e mantiene ancora una presenza militare ridotta ma attiva. “Questa non è la fine della guerra – ha detto – ma l’inizio di un possibile processo politico”. Tra le strade di Tel Aviv, la speranza si traduce in lacrime e gratitudine.

Nella “Piazza degli ostaggi”, centinaia di persone hanno celebrato la notizia, ringraziando Trump con cori e cartelli. “Ce l’avete fatta!”, gridano in un video le famiglie riunite, mentre l’ex ostaggio Ohad Ben Ami pubblica su Instagram: “Vi aspetto, non vedo l’ora di abbracciarvi. Grazie, Trump”. Due gemelli israeliani, Gali e Ziv Berman, rapiti dal kibbutz di Kfar Aza e visti vivi l’ultima volta a febbraio, potrebbero essere tra coloro che torneranno a casa. “Gali e Zivi miei, vi voglio tanto bene. State tornando a casa”, ha scritto il fratello Liran su X. “Sono le lacrime per cui ho pregato”, ha detto invece Einav Zangauker, madre di un altro ostaggio, Matan.

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