In primo piano i colloqui che si sono tenuti al Cremlino tra Putin e i principali negoziatori statunitensi: cinque ore intense, che non hanno prodotto alcuna svolta decisiva su un possibile accordo di pace per porre fine alla guerra in Ucraina. Ad annunciarlo Yuri Ushakov, consigliere russo per la politica estera e assistente di Putin, parlando con i giornalisti al termine dell'incontro di martedì.
Colloqui Mosca-Washington: nessuna svolta nei negoziati di pace, tensioni con l’Europa restano alte
L'inviato speciale del presidente Donald Trump, Steve Witkoff, e il genero del presidente, Jared Kushner, hanno condotto la delegazione americana in quella che rappresenta l'ultima tappa di una settimana caratterizzata da un'intensa attività diplomatica, mentre l'amministrazione Trump continua a impegnarsi per trovare una soluzione al conflitto che dura ormai da tre anni e mezzo. Ushakov ha descritto i colloqui come molto utili, costruttivi e sostanziali, ma ha ammesso che non è stata trovata un'opzione di compromesso soddisfacente per entrambe le parti. Alcune delle proposte americane sono parse più o meno accettabili, ha spiegato il consigliere russo, anche se necessitano di ulteriori discussioni, mentre altri punti non hanno incontrato il favore di Mosca.
Il lavoro continuerà, ha assicurato Ushakov, confermando che il dialogo rimane aperto nonostante le evidenti divergenze. Tra i nodi irrisolti figurano le richieste del Cremlino che l'Ucraina rinunci formalmente alla sua aspirazione di entrare nella NATO e ceda il territorio nella regione del Donbass, nell'Ucraina orientale, che la Russia ha annesso ma non ancora conquistato completamente. La parte statunitense, secondo quanto riportato da CNN e dalle principali testate internazionali, non ha ancora rilasciato commenti pubblici sui colloqui, sebbene prima dell'incontro la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt si fosse dichiarata molto ottimista sulla possibilità di raggiungere un accordo.
Non è stato programmato alcun incontro diretto tra Putin e Trump, e un eventuale faccia a faccia dipenderà dai progressi che si riusciranno a realizzare nei prossimi giorni, ha precisato Ushakov. I funzionari ucraini continuano a respingere quelle che considerano richieste massimaliste da parte russa, richieste che il Cremlino invece ritiene limiti irrinunciabili per qualsiasi soluzione della crisi. Durante l'incontro con la delegazione americana, Putin e i suoi interlocutori hanno discusso questioni territoriali, senza le quali Mosca non vede possibile alcuna soluzione, ha sottolineato Ushakov.
Il presidente ucraino Zelensky ha fatto sapere di aspettarsi una comunicazione con il team negoziale statunitense subito dopo i colloqui con Putin e di essere in attesa di segnali dalla delegazione sull'esito dell'incontro. Zelensky ha aggiunto che, se i segnali ricevuti si riveleranno corretti e frutto di un gioco leale con i partner, forse l'Ucraina potrà incontrare molto presto la delegazione americana. Il leader ucraino ha precisato che verrà inviata una delegazione di livello superiore nel caso in cui i messaggi degli americani indichino l'opportunità di decisioni globali ma rapide. Alcune ore prima dell'incontro, riferisce ABC, Putin aveva lanciato un avvertimento dichiarando che, sebbene la Russia non abbia intenzione di entrare in guerra con l'Europa, è pronta a rispondere se sarà l'Europa a iniziarla.
In precedenza, Putin aveva accusato i leader europei di tentare di bloccare l'accordo di pace proposto dagli Stati Uniti avanzando richieste assolutamente inaccettabili per la Russia, lasciando intendere che gli alleati europei dell'Ucraina sono dalla parte della guerra. Il presidente russo ha aggiunto che sono proprio loro ad aver rifiutato i negoziati di pace e a interferire con le iniziative del presidente Trump. Sebbene Putin non abbia spiegato nel dettaglio il suo pensiero, è probabile che si riferisse alle modifiche apportate al piano di pace originale di Trump in ventotto punti, presentato dagli Stati Uniti il mese scorso e respinto dall'Ucraina e dai suoi alleati europei.
Un successivo incontro a Ginevra tra le delegazioni ucraina e statunitense ha portato a modifiche della bozza, rendendola più accettabile per Kiev. Poche ore prima dei colloqui chiave, tuttavia, il Cremlino ha ribadito la sua posizione secondo cui qualsiasi accordo di pace deve risolvere quelle che definisce le cause iniziali o le ragioni sottostanti dell'invasione, un termine ombrello che racchiude un lungo elenco di richieste. Tra queste figurano la sospensione dell'espansione della NATO, il riconoscimento del controllo rivendicato dalla Russia sulle regioni ucraine occupate e quella che di fatto rappresenterebbe la fine dell'Ucraina come stato sovrano. Un alto funzionario della NATO ha dichiarato ai giornalisti di non vedere alcuna indicazione che Mosca sia disposta a fare concessioni significative per porre fine alla guerra in Ucraina. Il funzionario ha affermato che la Russia mantiene le sue richieste territoriali e continuerà a cercare di garantire che le capacità militari dell'Ucraina siano indebolite il più possibile per aprire la strada a ulteriori aggressioni.
L'incontro tra Putin e i rappresentanti statunitensi è arrivato dopo che domenica a Miami funzionari americani e una delegazione ucraina si erano incontrati per dei colloqui che il Segretario di Stato Marco Rubio ha descritto come molto produttivi, pur avvertendo che resta ancora molto lavoro da fare. Secondo un filmato dell'agenzia di stampa statale russa TASS, Witkoff e Kushner, che non ricopre un ruolo ufficiale nel governo degli Stati Uniti ma è riemerso come figura chiave negli sforzi diplomatici dell'amministrazione, sono stati visti passeggiare nella Piazza Rossa di Mosca con il rappresentante del Cremlino Kirill Dmitriev prima del loro incontro. In precedenza, Witkoff e Dmitriev avevano pranzato in un ristorante stellato Michelin di Mosca, dove avevano gustato caviale, quaglia, carne di cervo e granchio, come ha raccontato il direttore del ristorante, Maxim Romantsev, al quotidiano russo Izvestia.
Tornando a Bruxelles, riferisce il Guardian, i ministri degli esteri dei paesi europei della NATO hanno mostrato poca pazienza con Mosca. Il ministro degli Esteri estone Margus Tsahkna ha dichiarato che quello che si vede è che Putin non ha cambiato rotta e sta spingendo con più aggressività sul campo di battaglia, aggiungendo che è abbastanza ovvio che non voglia alcun tipo di pace. Anche la ministra degli Esteri finlandese Elina Valtonen ha espresso la stessa opinione, affermando che finora non si è vista alcuna concessione da parte dell'aggressore, ovvero la Russia, e che la migliore misura per rafforzare la fiducia sarebbe quella di iniziare con un cessate il fuoco completo.
Nel frattempo, riferisce ancora il quotidiano britannico, i legislatori dell'Unione Europea e gli stati membri hanno raggiunto un accordo per vietare tutte le importazioni di gas russo entro l'autunno del duemilaventisette, mentre il blocco cerca di soffocare i fondi chiave che alimentano il forziere di guerra di Mosca, come ha riferito l'AFP. L'accordo raggiunto durante la notte mira a rompere una dipendenza che il blocco ha faticato a eliminare nonostante l'invasione dell'Ucraina e segna un compromesso tra le capitali dell'Unione Europea e il Parlamento europeo, che voleva che il divieto entrasse in vigore prima. Il commissario europeo per l'energia Dan Jorgensen ha scritto su X che l'Europa chiuderà per sempre il rubinetto del gas russo, inviando un messaggio chiaro a Mosca che l'Europa non permetterà mai più che il suo approvvigionamento energetico venga utilizzato come un'arma. Secondo l'AFP, in base all'accordo i contratti a lungo termine per i gasdotti, considerati i più sensibili perché possono durare decenni, saranno vietati a partire dal trenta settembre duemilaventisette, a condizione che i livelli di stoccaggio siano sufficienti e comunque non oltre il primo novembre duemilaventisette.
Per quanto riguarda il gas naturale liquefatto, i contratti a lungo termine saranno vietati a partire dal primo gennaio duemilaventisette, in linea con l'appello della presidente della Commissione Ursula von der Leyen a inasprire le sanzioni contro Mosca. I contratti a breve termine saranno eliminati prima: dal venticinque aprile duemilaventisei per il gas naturale liquefatto e dal diciassette giugno duemilaventisei per il gasdotto. L'accordo raggiunto durante la notte prevede inoltre che la Commissione elabori nei prossimi mesi un piano per porre fine alle importazioni di petrolio russo in Ungheria e Slovacchia entro la fine del duemilaventisette. La tempistica deve ancora ottenere l'approvazione definitiva del Parlamento europeo e degli Stati membri.
Sul fronte americano, la BBC ha riportato che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato di non volere immigrati somali negli Stati Uniti, dicendo ai giornalisti che dovrebbero tornare da dove sono venuti e che il loro paese non è buono per un motivo. Durante una riunione del governo martedì, Trump ha affermato di non volerli nel paese e ha detto che sarà onesto al riguardo.
Il presidente ha sostenuto che gli Stati Uniti prenderebbero la strada sbagliata se continuassero a portare spazzatura nel paese. I suoi commenti denigratori sono arrivati mentre si diceva che le autorità per l'immigrazione stessero pianificando un'operazione di controllo nella grande comunità somala del Minnesota. I funzionari dello Stato hanno condannato il piano, sostenendo che potrebbe ingiustamente colpire cittadini americani che potrebbero sembrare originari della nazione dell'Africa orientale. Minneapolis e Saint Paul, note insieme come Twin Cities, ospitano una delle più grandi comunità somale al mondo e la più grande degli Stati Uniti. Nel suo commento di martedì, arrivato al termine di una riunione di gabinetto trasmessa in televisione per ore, Trump ha ribadito di non volerli nel paese e ha aggiunto che qualcuno dirà che questo non è politicamente corretto ma che a lui non interessa.
Riferendosi alla Somalia, Trump ha affermato che è a malapena un paese, che non hanno niente e che vanno in giro ad uccidersi a vicenda senza una struttura. Poi ha iniziato a criticare la deputata Ilhan Omar, democratica e prima somalo-americana ad essere eletta al Congresso, con la quale si è scontrato ripetutamente. Trump ha detto di osservarla sempre, aggiungendo che Omar odia tutti e che pensa sia una persona incompetente. Omar ha risposto su social media scrivendo che l'ossessione di Trump per lei è inquietante e che spera riceva l'aiuto di cui ha disperatamente bisogno. L'amministrazione Trump ha ordinato all'Immigration and Customs Enforcement degli Stati Uniti di prendere di mira gli immigrati somali senza documenti nelle Twin Cities, ha dichiarato martedì una persona a conoscenza dei piani al partner statunitense della BBC, CBS News. Si prevede che centinaia di persone saranno prese di mira quando l'operazione inizierà questa settimana, ha affermato il funzionario.
Il New York Times è stato il primo a riportare l'operazione. Una portavoce del Dipartimento per la sicurezza interna, che sovrintende all'Immigration and Customs Enforcement, ha rifiutato di commentare le operazioni pianificate e ha negato che sarebbero state prese di mira persone in base alla razza. La vicesegretaria Tricia McLaughlin ha affermato che ogni giorno l'agenzia fa rispettare le leggi della nazione in tutto il paese e che ciò che rende una persona un bersaglio non è la sua razza o etnia, ma il fatto che si trovi nel paese illegalmente. In una conferenza stampa, il sindaco di Minneapolis Jacob Frey ha affermato che un'operazione del genere comporterebbe la violazione del giusto processo. Secondo i leader locali, nelle Twin Cities vivono circa ottantamila persone originarie della Somalia, la maggior parte delle quali sono cittadini americani.
Sul fronte economico, infine, Reuters riferisce che la rupia indiana è scesa oltre quota novanta per dollaro statunitense, raggiungendo un minimo storico e calando per la sesta sessione consecutiva, mentre gli operatori scommettono che i flussi commerciali e di portafoglio moderati terranno sotto pressione la peggiore performance dell'Asia senza l'intervento della banca centrale. La rupia è scesa al minimo storico di novanta virgola ventinove per dollaro, eclissando il minimo precedente del giorno prima. L'ultima quotazione era a novanta virgola undici, in calo dello zero virgola tre percento rispetto alla chiusura precedente. Il calo evidenzia una divergenza nella posizione macroeconomica interna ed esterna dell'India. Mentre la crescita del prodotto interno lordo è stata più forte del previsto, i dazi punitivi statunitensi e i deboli flussi di capitali hanno aumentato la pressione sulla rupia.
La rupia è scesa del cinque virgola tre percento dall'inizio dell'anno, avviandosi verso il suo più ripido calo annuale dal duemilaventidue e diventando la valuta asiatica con le peggiori performance. V Anantha Nageswaran, consigliere economico capo del paese, ha dichiarato durante un evento tenutosi mercoledì di non perdere il sonno per questa situazione. La debolezza non ha avuto alcun impatto sull'inflazione, ha aggiunto, affermando di aspettarsi una ripresa della valuta nel duemilaventisei. Joey Chew, responsabile della ricerca Asia FX presso HSBC a Singapore, ha spiegato che ogni giorno in cui non si raggiunge un accordo commerciale, la domanda di valuta estera derivante dal deficit commerciale e dai deflussi continua a spingere verso l'alto il cambio dollaro rupia, mentre l'offerta di valuta estera è relativamente scarsa e incoerente. Chew ha aggiunto che anche gli investitori esteri stanno perdendo la pazienza, con un mese di afflussi netti a ottobre ma con flussi netti diventati stabili da allora, in assenza di ulteriori notizie di accordi commerciali.
Quest'anno gli investitori esteri hanno ritirato circa diciassette miliardi di dollari dalle azioni indiane, mentre gli investimenti diretti esteri netti e i prestiti commerciali all'estero sono stati deboli, peggiorando la pressione sulla rupia. Mercoledì, l'indice azionario di riferimento dell'India, il Nifty cinquanta, è sceso dello zero virgola tre percento nella giornata, mentre il rendimento del titolo di riferimento decennale è salito al sei virgola cinquecentoventotto percento. Il deficit commerciale dell'India si è ampliato e ha raggiunto la cifra record di oltre quaranta miliardi di dollari a ottobre. HDFC Bank prevede che il deficit delle partite correnti dell'India aumenterà di quasi l'uno virgola uno percento del prodotto interno lordo in questo anno finanziario e che la bilancia dei pagamenti rimarrà in deficit.