Esteri

Gaza, Israele accelera i raid in vista dell’offensiva di terra

Barbara Leone
 
Gaza, Israele accelera i raid in vista dell’offensiva di terra

Il Medio Oriente è in primo piano su tutti i media internazionali. Le immagini che arrivano da Gaza dominano l’agenda informativa mondiale, raccontando una città ormai devastata da bombardamenti e evacuazioni forzate. La CNN riferisce che nelle ultime ore l’esercito israeliano ha colpito diversi grattacieli dopo aver ordinato alla popolazione di abbandonare interi quartieri.

Gaza, Israele accelera i raid in vista dell’offensiva di terra

L’offensiva sembra accelerare: nel giro di una mattinata le Forze di Difesa Israeliane hanno emesso nuovi ordini di evacuazione per torri residenziali e aree centrali della città. Secondo fonti israeliane, l’operazione di terra per prendere il controllo di Gaza City potrebbe scattare già nei prossimi giorni, forse addirittura da lunedì.

Il nodo centrale resta la presenza di circa venti ostaggi ancora vivi nell’enclave, alcuni presumibilmente proprio a Gaza City. Netanyahu ha convocato per giovedì un vertice con i ministri di Esteri e Difesa, insieme ai vertici delle forze armate e dei servizi di sicurezza, per discutere come evitare che vengano coinvolti nell’assalto.

Intanto, sul terreno, la devastazione è crescente. Il commissario generale dell’UNRWA, Philippe Lazzarini, denuncia che almeno dieci edifici delle Nazioni Unite sono stati colpiti in soli quattro giorni, tra cui scuole e cliniche utilizzate come rifugi.

“Nessun posto è sicuro a Gaza”, ha dichiarato, sottolineando che migliaia di sfollati non hanno più un riparo. Le cifre diffuse dal ministero della Salute palestinese restano impressionanti: oltre 64.800 morti e più di 164.000 feriti dall’inizio della guerra, mentre solo nell’ultima settimana 50.000 persone hanno perso la casa a causa della distruzione di più di 130 edifici residenziali.

La CNN documenta inoltre la demolizione di grattacieli simbolo, come Al Kawthar e la Torre al Mohna, e la distruzione di un edificio dell’Università Islamica di Gaza, rivendicata dal ministro della Difesa Israel Katz come eliminazione di “fonti di incitamento e terrorismo”. Ma nei bombardamenti perdono la vita anche civili: tra sabato e domenica sono morti oltre 130 palestinesi, tra cui diversi bambini. Mentre la guerra entra in una nuova fase, gli equilibri diplomatici si muovono con cautela.

Il segretario di Stato americano Marco Rubio è arrivato in Israele, ha visitato il Muro Occidentale con Netanyahu e lunedì incontrerà ufficialmente il premier israeliano. Tre fonti israeliane citate dalla CNN riferiscono che tra i temi sul tavolo potrebbe esserci perfino l’annessione della Cisgiordania. Nello stesso giorno, a Doha, si terrà un vertice d’emergenza tra leader di Paesi arabi e islamici, dopo che Israele ha colpito la capitale del Qatar. Il premier qatariota Al Thani ha ribadito che gli attacchi “non impediranno” a Doha di proseguire gli sforzi di mediazione insieme a Egitto e Stati Uniti.

Intanto AP News racconta le tensioni seguite all’assassinio di Charlie Kirk, attivista conservatore: un’ondata di indignazione a destra ha portato a licenziamenti e sospensioni di insegnanti, dipendenti pubblici e persino piloti accusati di aver “festeggiato” la morte dell’attivista. Il segretario ai Trasporti Sean Duffy ha chiesto punizioni severe, mentre Donald Trump ha lasciato intendere di usare già il governo per indagare sugli avversari politici. La vicenda, nota AP, ha trasformato la morte di Kirk in un banco di prova sulla libertà di parola, con i conservatori che adottano le stesse tattiche di “cancellazione” di cui per anni hanno accusato la sinistra.

“L’unico momento in cui si sostiene davvero la libertà di parola è quando è impopolare”, ha osservato Adam Goldstein della Foundation for Individual Rights and Expression, sottolineando come il Paese appaia sempre più frammentato e polarizzato. Sul fronte economico e commerciale, lo sguardo torna alla rivalità tra Washington e Pechino. La BBC riferisce che in Spagna è in corso un secondo giorno di colloqui tra il segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent e il vicepremier cinese He Lifeng.

L’obiettivo è prolungare la tregua tariffaria, in scadenza mercoledì, ed evitare nuove escalation. Il nodo principale resta il futuro di TikTok: la piattaforma, con 170 milioni di utenti negli USA, rischia il bando se non verrà trovata un’acquisizione accettabile da parte di un investitore americano. Donald Trump, che in passato aveva invocato lo stop all’app, ha ora attenuato la sua posizione, parlando di rischi “sopravvalutati” e rimandando la decisione più volte. Intanto la Casa Bianca ha persino lanciato un account ufficiale su TikTok. Dietro le trattative, però, si muovono altre pressioni.

Reuters rivela che i democratici americani chiedono a Trump un accordo che limiti la produzione cinese in settori come acciaio e pannelli solari, per contrastare la sovraccapacità e l’ondata di esportazioni. Sullo sfondo, si prepara un possibile incontro tra Trump e Xi Jinping a ottobre, in Corea del Sud, occasione che potrebbe ridisegnare gli equilibri commerciali. Infine, in Europa, i riflettori si spostano sulla Germania. Le elezioni locali in Renania Settentrionale-Vestfalia, raccontate dal Guardian, segnano un avanzamento significativo dell’estrema destra.

L’AfD ha triplicato i suoi consensi, raggiungendo il 16,5%, mentre i cristianodemocratici del cancelliere Friedrich Merz hanno mantenuto il primato con il 34%, pur toccando uno dei peggiori risultati storici. La SPD arretra leggermente al 22,5%, mentre Verdi e liberali registrano pesanti perdite. La regione, che rappresenta un quarto della popolazione tedesca, è considerata un indicatore del Paese: qui la crescita dell’AfD sembra riflettere malcontento per l’immigrazione, l’economia in stallo e la disoccupazione in aumento.

Gli analisti avvertono che, se il partito riuscirà a consolidarsi a livello locale, sarà sempre più difficile mantenere il “cordone sanitario” dei partiti tradizionali. Non a caso, l’AfD è oggi la principale forza di opposizione in parlamento e punta dichiaratamente a entrare nel governo federale entro il 2027.

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