Economia

Terzo settore, motore silenzioso dell’Italia, Banca Etica si conferma l’eccezione virtuosa

Redazione
 
Terzo settore, motore silenzioso dell’Italia, Banca Etica si conferma l’eccezione virtuosa

FOTO: Luca5p2p - CC BY-SA 4.0

Il Terzo settore italiano è una delle colonne portanti della coesione sociale e del welfare diffuso. Produce quasi il 9% del Pil, conta 428 mila organizzazioni, 1,9 milioni di occupati e oltre 5,5 milioni di volontari. Eppure, quando si parla di accesso al credito, è come se un intero pezzo di Paese diventasse improvvisamente invisibile, alle organizzazioni non profit va appena l’1% dei prestiti totali erogati dal sistema bancario alle imprese. Un paradosso che emerge con forza dalla nuova ricerca Finanza Etica ed economia sociale: sfide e prospettive per il Terzo settore, presentata a Roma da Banca Etica e Forum Nazionale del Terzo Settore con il contributo di AICCON.

Terzo settore, motore silenzioso dell’Italia, Banca Etica si conferma l’eccezione virtuosa

Lo studio restituisce un’immagine complessa, un comparto fortemente bancarizzato (98,1% degli enti ha almeno un rapporto bancario, il 22% più di uno), ma poco soddisfatto. Solo 2 organizzazioni su 5 si dichiarano pienamente soddisfatte del proprio istituto di credito. A fare la differenza, ancora una volta, sono le relazioni, la soddisfazione sale oltre il 50% dove la banca dispone di personale formato e dedicato al Terzo settore. Ma nel panorama generale prevalgono servizi di base, depositi, pagamenti, operatività ordinaria, mentre l’accesso al credito, soprattutto a medio-lungo termine, resta difficoltoso e residuale.

Un dato colpisce sopra tutti, dal 2019 a oggi, i prestiti alle istituzioni senza scopo di lucro si sono ridotti di 1,4 miliardi di euro, proprio negli anni in cui il Paese affrontava pandemia, inflazione e tensioni internazionali. Nonostante ciò, gli enti hanno dimostrato un’elevata resilienza, con un funding mix equilibrato (68,6% entrate private, 31,4% pubbliche) e una risposta prudente agli shock. Ma l’aumento dei costi, materiali, energia, personale, sta erodendo gli avanzi di gestione: un terzo degli ETS teme di non riuscire a mantenere equilibrio economico nei prossimi anni.

Sul fronte assicurativo, il quadro migliora, con l’86,1% degli enti che è assicurato e l’86,6% che si ritiene soddisfatto grazie alla disponibilità di prodotti specializzati. Tuttavia, l’utilizzo resta limitato alle coperture obbligatorie, indice di una cultura assicurativa ancora da sviluppare pienamente.

A emergere con forza è anche la necessità di investimenti, negli ultimi anni le risorse si sono concentrate su immobilizzazioni materiali, comunicazione e formazione, mentre innovazione e sostenibilità restano fanalini di coda. La sfida più urgente, però, è trovare nuovi volontari. Il 63,7% delle organizzazioni segnala una crescente difficoltà a coinvolgere persone in grado di garantire continuità alle attività.

In questo contesto, la performance di Banca Etica rappresenta una netta anomalia positiva. La banca destina il 18,1% dei propri impieghi alle istituzioni non profit, percentuale che sale al 44,7% includendo le cooperative sociali e raggiunge il 60% se si considerano tutte le cooperative. Un modello che si conferma sostenibile anche dal punto di vista della qualità del credito, grazie alla prossimità territoriale e alla stabilità delle organizzazioni beneficiarie.

Il quadro normativo, però, continua a rappresentare un freno. Lo studio sottolinea la necessità di rafforzare gli schemi di garanzia, in particolare il Fondo Centrale, di superare in via strutturale i tetti al 5×1000 e soprattutto di dare attuazione al Piano Nazionale dell’Economia Sociale previsto dalla UE. Misure che permetterebbero di stabilizzare il sostegno pubblico, migliorare l’accesso al credito e integrare strumenti innovativi come i Titoli di Solidarietà, ancora in attesa del via libera europeo.

La ricerca si chiude con la consapevolezza che senza un rapporto più maturo tra Terzo settore e sistema finanziario, la capacità delle organizzazioni di generare impatto sociale rischia di essere compromessa. “La finanza etica è nata dal Terzo settore per il Terzo settore”, ha ricordato Federica Ielasi, vicepresidente di Banca Etica. Una visione che trova sponda nelle parole di Giancarlo Moretti, portavoce del Forum: servono formazione, strumenti adeguati e un riconoscimento pieno della specificità di un comparto che genera valore economico, oltre che sociale.

Il Terzo settore, insomma, si conferma un patrimonio nazionale. Ma perché continui a esserlo, servono politiche, credito e attenzione coerenti con il suo ruolo.
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