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SSN in crisi, mancano medici e infermieri. Sindacati sul piede di guerra: sciopero il 20 novembre

Redazione
 

Sistema Sanitario Nazionale in crisi, senza alcuna capacità di fermare l’emorragia di professionisti pronti ad abbandonare il Paese a causa di carichi di lavoro eccessivi, condizioni estremamente stressanti e stipendi molto più bassi rispetto ai colleghi europei: “Il nostro SSN – precisa Marco Morello, Director della divisione Healthcare di PageGroup – sta vivendo un periodo piuttosto complicato, non possiamo negarlo ed è evidente che qualche cambiamento strutturale sia indispensabile. In Italia, come nella maggior parte dei paesi europei, c’è una oggettiva carenza di medici, soprattutto in alcune specializzazioni, come medicina generale, anestesia e rianimazione, fisiatria, medicina interna e cardiologia. La maggior parte delle richieste arriva dalle realtà riabilitative poiché negli ospedali pubblici le lungo-degenze sono ormai quasi nulle e si cercano, quindi, posti letto in quelle strutture accreditate che, ovviamente, necessitano di medici per seguire i pazienti nelle fasi post operatorie”. I professionisti sanitari hanno uno tra i tassi più alti di occupazione tra i laureati: infermieri, tecnici di radiologia, assistenti sanitari, terapisti della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva, logopedisti e fisioterapisti hanno solo l’imbarazzo della scelta una volta completato il percorso di studi. Eppure, molto spesso, le strutture fanno fatica a occupare le posizioni vacanti. 

L'ultima analisi della Federazione Europea dei Medici Salariati (FEMS) lancia un segnale d’allarme sulla situazione economica dei medici italiani: tra il 2015 e il 2022, i salari dei dirigenti medici in Italia sono diminuiti del 6,2%, con una riduzione della spesa per contratti a tempo indeterminato del 2,8%. Lo stipendio medio per medico in Italia è 50.000 all'anno (tradotto 25,64 euro all'ora). I professionisti più giovani percepiscono 30.000 euro all'anno, mentre i senior possono arrivare anche a poco meno di 120.000 euro lordi.  

Ci sono, però, specializzazioni che offrono maggiori opportunità di guadagno anche in Italia: la retribuzione annua lorda di un medico di pronto soccorso o di un anestesista con esperienza minima si aggira intorno ai 90mila euro, mentre un medico del lavoro o dello sport, con un’esperienza di almeno 10 anni, può guadagnare circa 120mila euro lordi all’anno; un radiologo, un neurologo o un fisiatra può percepire fino a 70mila euro e infine un cardiologo, un geriatra o un oculista tra i 60 e i 65mila euro lordi all’anno.  

Molti medici e professionisti sanitari italiani – afferma Giulia Ferrari, Associate Manager di Healthcare in Page Personneloggi trovano il loro paradiso all’estero, soprattutto in paesi come l’Arabia Saudita, il Qatar e gli Emirati Arabi dove vita professionale e vita privata possono trovare il giusto equilibrio e, soprattutto, onorari irraggiungibili in Italia, almeno in questo momento storico. Chi decide di rimanere nel nostro paese sceglie, molto più spesso rispetto al passato, la libera professione: non sono pochi, infatti, gli infermieri o i fisioterapisti che scelgono questa strada che è più conveniente dal punto di vista economico ed offre maggiore flessibilità”. 

La situazione contingente è tale che molte strutture sanitarie private accreditate convenzionate con il SSN stanno iniziando a guardare al di fuori dei confini nazionali per trovare i professionisti. 

Negli ultimi tempi – sottolinea Marco Morello – alcuni istituti di eccellenza stanno assumendo medici provenienti dal Sud America e questo accade anche per gli infermieri. Anche se la pandemia è ormai alle nostre spalle da diversi mesi, l'esercizio temporaneo di attività lavorativa in deroga al riconoscimento delle qualifiche professionali sanitarie conseguite all’estero è ancora in vigore. Questa misura, introdotta del decreto legge 18/2020, ha consentito durante l'emergenza di far ricorso al reclutamento temporaneo di medici, infermieri, operatori socio sanitari in possesso di titoli conseguiti in paesi dell’Unione Europea ed extraeuropei, ma non ancora riconosciuti validi per l’esercizio della relativa attività sanitaria in Italia da parte del Ministero della Salute e questo sarà possibile, se non cambierà la legge, almeno fino al 31 dicembre 2025”

Proprio per portare sotto i riflettori la condizione attuale, domani, mercoledì 20 novembre, medici e infermieri di tutta Italia incroceranno le braccia per uno sciopero
 nazionale indetto dalle principali sigle sindacali del settore.

Durante le 24 ore di sciopero saranno garantiti i servizi di emergenza e di pronto soccorso, ma molte attività ambulatoriali e visite programmate potrebbero subire rinvii o cancellazioni. Lo sciopero è stato proclamato subito dopo il varo della Legge di Bilancio, che prevede aumenti salariali ritenuti insufficienti dai sindacati del settore, che caldeggiano un “cambio di rotta immediato”. Il testo della Legge di Bilancio per il 2025, hanno spiegato i sindacati, “conferma la riduzione del finanziamento per la sanità rispetto a quanto annunciato nelle scorse settimane e cambia le carte in tavola rispetto a quanto proclamato per mesi”. La manovra, hanno spiegato i sindacati, prevede “un aumento dell'indennità di specificità medica sanitaria di 17 euro nette per i medici e 14 euro netti per i dirigenti sanitari per il 2025, 115 euro nel 2026 per i medici e zero per i dirigenti sanitari, mentre nelle tasche degli infermieri arriverebbero per il 2025 circa 7 euro e per il 2026 circa 80 euro, e non va meglio per le altre professioni sanitarie. Peraltro, "si parla di risorse legate, per la maggior parte, a un contratto la cui discussione inizierà solo tra almeno due anni, e che arriveranno nelle tasche degli interessati chissà quando. Insomma briciole che offendono l'intera categoria". 
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