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Il ruggito di Leone: "Non usare informazioni riservate per colpire protagonisti della società civile"

Redazione
 
Il ruggito di Leone: 'Non usare informazioni riservate per colpire protagonisti della società civile'

Nelle ore in cui una parte del Paese guarda con preoccupazione all'ipotesi della cessione di testate che hanno fatto la storia dell'informazione in Italia (La Stampa dal 1895; Repubblica negli ultimi decenni) e che potrebbero essere condizionate da una nuova proprietà (come si dovrebbe essere preoccupati per tutte le testate a rischio d'essere oggetto di operazioni tra il commerciale e il politico), fanno rumore le parole di Leone XIV che, incontrando i vertici della nostra Intelligence, ha richiamato gli uomini dei servizi a operare a difesa dell'Italia e, quindi, a non utilizzare per altri fini le notizie di cui vengono in possesso.

Il ruggito di Leone: "Non usare informazioni riservate per colpire protagonisti della società civile"

"Occorre vigilare che le informazioni riservate non siano usate per intimidire, manipolare, ricattare, screditare il servizio di politici, giornalisti o altri attori della società civile", ha detto il pontefice, svelando di sé un altro aspetto tra i molti che, nei primi mesi del papato, aveva celato dietro i tempi imposti dalla quotidianità di chi siede sul seggio che fu di Pietro, ma anche per la normale cautela che si è probabilmente concesso per impratichirsi di volante, pedali e motore di una macchina complessa come quella del Vaticano.

Ma, a distanza di pochi mesi, da quando, vestito di bianco, si affacciò dal balcone che domina la piazza più importante del cristianesimo facendo sentire la sua voce a chi non lo conosceva (dai fedeli della sua Chicago agli ultimi che assisteva nel suo mandato di uomo della Chiesa in Sud America), Leone sta mostrando il suo vero profilo, che forse farà storcere il naso a chi guardava a Francesco come ad papa del rinnovamento, ma che è invece quello di un uomo forte nelle sue convinzioni. A cominciare dal rispetto per gli altri, quale che sia la veste che indossano.

Quindi, sentirgli dire, davanti al gotha dei nostri servizi, che bisogna sempre avere "rispetto della dignità della persona umana e l'etica della comunicazione" è stato ascoltare un messaggio che è andato ben oltre le mura dell'affollata sala Nervi, quella delle udienze.

E se il messaggio può apparire universale, come tutti quelli di un pontefice, quando Leone ha detto che "l'attività di sicurezza non deve mai perdere di vista questa dimensione fondante e mai può venir meno al rispetto dei diritti della dignità di ciascuno" è stato un momento destinato ad essere ricordato, perché ha toccato uno dei punti vitali della convivenza: il rispetto delle regole.

Che vigono non solo per la gente comune, ma e forse soprattutto per chi veglia sul Un Paese, salvaguardandone le fondamenta, che per l'Italia è il contenuto della Costituzione, di cui oggi qualcuno ipotizza ''aggiustamenti'' che potrebbero condizionarne le finalità.

Poi, quando il Papa ha incitato a ''restare vigilanti alle tentazioni'', il pensiero, per chi ha i capelli bianchi o ama leggere anche tra le righe la cronaca, è andato a quel triste periodo della storia della Repubblica quando uomini dello Stato agivano nell'interesse di una ideologia, piegando le leggi ai loro interessi o della fazione di cui si sentivano parte, dimenticando il giuramento - ne avranno pure fatto uno - di fedeltà alle Istituzioni e alla democrazia.

Ed è stato singolare che la parole di Leone XIV siano giunte nel cinquantaseiesimo anniversario della strage di Piazza Fontana, quando una bomba fu fatta esplodere nella sala della Banca nazionale dell'Agricoltura. Un attentato che diede il via alla stagione delle stragi e che, pur avendone chiara la matrice (gli ambienti del neofascismo veneto), non ha mai avuto sul banco degli imputati gli esecutori materiali.

"Fate in modo che le vostre azioni siano sempre proporzionate rispetto al bene comune da seguire" e che la tutela della sicurezza nazionale garantisca "i diritti delle persone, la loro vita privata e familiare", ha detto ancora il Pontefice, che dietro la pacatezza del suo parlare, nasconde la forte volontà di ergersi a difensore delle regole, non solo quelle della Chiesa, chiedendo a chi ne è, a sua volta, il guardiano di restare fedele al suo compito e di non abbandonare la retta via dell'onestà e dello spirito di servizio di cui tutti dovrebbero farsi carico, alla stessa maniera e al di là delle differenze di ruoli e responsabilità.

Parole forti, anzi potenti che sono state rivolte ad un Paese (ma il verbo di un Papa va ovunque, nel mondo) che ha avuto grandi uomini - come Nicola Callipari - votati alla sua sicurezza, ma ha avuto anche chi ha venduto l'anima al diavolo per conquistare un posto in Paradiso.

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