L’utilizzo del tempo libero rappresenta un elemento centrale per il benessere dei giovani e per il loro sviluppo personale, influenzando la qualità delle relazioni, le opportunità culturali e i percorsi di crescita. In un contesto sociale in cui i rapporti si costruiscono sia attraverso la presenza fisica sia mediante strumenti digitali, la capacità di creare e mantenere amicizie stabili assume un valore determinante per l’equilibrio emotivo e sociale degli adolescenti.
Tempo libero, l’indagine Istat 2023: sport per il 64,5% degli 11-19enni
L’importanza di tali aspetti emerge dall’indagine Istat “Bambini e ragazzi: comportamenti, atteggiamenti e progetti futuri”, realizzata nel 2023 e rivolta alla popolazione di età compresa tra gli 11 e i 19 anni residente in Italia. Lo studio approfondisce varie dimensioni della vita quotidiana, tra cui socializzazione, uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, attività sportive, partecipazione sociale, fruizione culturale e lettura, con l’obiettivo di individuare tendenze e fattori che influenzano le scelte dei giovanissimi. Secondo i dati, il 72,5% dei ragazzi tra 11 e 19 anni trascorre il tempo libero con gli amici almeno alcune volte alla settimana, mentre il 21,4% dichiara di incontrarli ogni giorno. Il 13,2% riferisce invece di vederli raramente o di non frequentarli affatto. Le differenze di genere risultano rilevanti: il 76,9% dei maschi incontra gli amici con cadenza settimanale o quotidiana, contro il 68% delle femmine. Tra i maschi, oltre uno su quattro (26,2%) si incontra quotidianamente, mentre la sporadicità riguarda il 15,1% delle ragazze. Le relazioni più frequenti si riscontrano tra gli 11-13enni, tra i quali il 22,2% incontra gli amici ogni giorno.
Dal punto di vista territoriale, la frequenza dei contatti cresce procedendo da Nord a Sud. Nel Mezzogiorno oltre un ragazzo su quattro (26,1%) vede gli amici quotidianamente, una quota che nelle regioni del Centro-Nord non raggiunge il 20%. I giovani stranieri risultano meno assidui: solo il 63,8% li frequenta più volte a settimana, contro il 73,5% dei coetanei italiani. Il 22,9% degli stranieri mantiene rapporti amicali sporadici, con una differenza di quasi undici punti percentuali rispetto agli italiani. Le dinamiche variano a seconda della cittadinanza: tra i ragazzi cinesi solo il 44,7% incontra gli amici più volte a settimana, mentre percentuali più elevate si registrano tra marocchini (71,9%) e albanesi (70,1%).
Le reti amicali sono spesso multiculturali. Tra gli italiani, il 68,1% afferma di avere soprattutto amici connazionali, mentre il 30,9% indica un gruppo misto. Tra gli stranieri, il 60% dichiara di avere amici sia italiani sia stranieri e il 31,4% frequenta prevalentemente italiani. Il 9,2% riferisce invece di avere relazioni principalmente con ragazzi non italiani. La maggiore chiusura si osserva tra i giovani cinesi, tra i quali il 24,8% frequenta soprattutto coetanei stranieri e solo il 15,4% ha amici italiani. All’opposto, i romeni dichiarano più frequentemente legami con italiani (39,4%), mentre i marocchini mostrano una forte propensione verso gruppi misti (66,2%). La capacità di confidarsi è un ulteriore indicatore della qualità delle relazioni. L’86,3% dei ragazzi riferisce di avere almeno un amico con cui condividere pensieri e sentimenti, e il 50,7% dichiara di poter contare su più persone fidate. Il 35,6% ha invece un solo confidente.
Questo tipo di relazione risulta più diffuso tra le ragazze, oltre il 90% delle quali afferma di avere almeno un amico fidato, contro l’82,1% dei ragazzi. Tra le adolescenti è più frequente la presenza di più amici stretti (56,3% contro il 45,4% dei maschi), mentre i ragazzi mostrano una leggera prevalenza nell’avere un amico esclusivo (36,6% contro 34,4%). Le difficoltà relazionali sono più marcate tra i giovani stranieri: solo il 41,1% ha più amici stretti, contro il 51,7% degli italiani. L’amico del cuore è però più diffuso tra gli stranieri (39,3% rispetto al 35,2% degli italiani), ma tra questi permane un divario nell’avere almeno un confidente, con un distacco di 6,5 punti percentuali. Le differenze emergono anche tra le singole collettività: marocchini e romeni presentano comportamenti simili agli italiani, mentre i ragazzi cinesi - coerentemente con la ridotta frequentazione dei pari - sono il gruppo con la quota più bassa di rapporti confidenziali (65% rispetto all’80,4% del complesso degli stranieri).
Il tempo dedicato ai contatti digitali costituisce un aspetto centrale nelle dinamiche relazionali. Il 48,7% dei ragazzi mantiene rapporti online più volte al giorno e l’8,4% dichiara di farlo in modo continuativo. Le ragazze sono più assidue: il 54,6% si collega più volte al giorno, contro il 43,2% dei maschi; un divario che si conferma anche tra chi dichiara contatti continui (10,6% contro 6,4%). I contatti digitali sono più frequenti tra i 14-19enni, che hanno maggiore accesso ai dispositivi, ma anche tra gli 11-13enni un ragazzo su tre utilizza quotidianamente strumenti di comunicazione a distanza. Sul piano territoriale, la frequenza è più elevata nel Mezzogiorno (51,4%) e nel Centro (50,8%), mentre nel Nord si attesta al 45,8%. La propensione a comunicare online è più tipica dei giovani italiani, il 50,2% dei quali mantiene contatti quotidiani, contro il 34,6% degli stranieri. Le percentuali scendono ulteriormente tra cinesi (24,2%) e marocchini (30,9%).
Tuttavia, le amicizie nate via web sono più frequenti tra i ragazzi stranieri (52,2% contro 45,1% degli italiani), con valori particolarmente elevati tra ucraini (59,3%), romeni (56,7%) e cinesi (56%). Lo sport occupa un ruolo significativo nel tempo libero, contribuendo tanto al benessere fisico quanto allo sviluppo sociale. Il 64,5% degli 11-19enni pratica attività sportiva al di fuori dell’orario scolastico. I maschi risultano più attivi delle femmine (73,5% contro 55%), e la pratica è più diffusa tra gli 11-13enni (75,8%) rispetto ai 14-19enni (59,3%). Tra le adolescenti più grandi, meno di una su due pratica sport. Il divario è ancora più marcato tra i giovani stranieri, tra i quali solo il 47,3% fa sport, percentuale che scende a un terzo tra le ragazze straniere. Le difficoltà emergono in modo particolare tra le adolescenti marocchine e cinesi, per le quali la pratica sportiva riguarda un caso su quattro, e tra i maschi cinesi, attivi in meno del 50% dei casi.
La partecipazione sportiva è correlata al background socio-culturale familiare. I figli di genitori laureati praticano sport in oltre il 75% dei casi, con un divario di genere meno ampio rispetto ai livelli di istruzione più bassi. Tra le figlie di laureati sette su dieci fanno sport, contro tre su dieci tra quelle i cui genitori non hanno un diploma superiore. Per quanto riguarda le discipline praticate, tre attività rappresentano oltre il 54% delle preferenze: palestra (23,1%), calcio (22,4%) e pallavolo (8,7%). Tra i ragazzi italiani lo schema rispecchia la media generale, mentre tra gli stranieri il calcio (27,9%) supera la palestra (17,7%) e precede il basket (10,7%). Le scelte variano a seconda della cittadinanza: tra i marocchini il calcio coinvolge oltre la metà dei praticanti (53,6%), relegando palestra e arti marziali a percentuali minori. Tra gli albanesi il calcio raggiunge il 39,2%, mentre romeni e ucraini privilegiano la palestra, seguita dal calcio e poi dalle arti marziali. I giovani cinesi mostrano una preferenza netta per basket (22,8%) e nuoto (21,2%).
Le differenze tra maschi e femmine risultano consolidate: tra i primi prevale il calcio (36,4%), seguito da palestra (20,3%) e basket (9,6%); tra le seconde dominano palestra (27%) e danza (17,2%). Le ragazze straniere, invece, scelgono soprattutto pallavolo (21,2%), palestra (19,6%) e nuoto (14,8%). Considerando i primi sei sport, emerge un equilibrio tra discipline di squadra (37,6%) e individuali (38%), pur con differenze di genere. I maschi mostrano una forte preferenza per gli sport di squadra (49,4%), trainati dal calcio, mentre le ragazze prediligono gli sport individuali (54%), con palestra e danza in testa. Anche l’età incide: gli 11-13enni preferiscono gli sport di squadra (45,2%), mentre tra i 14-19enni aumentano gli sport individuali (44,2%). La partecipazione sportiva assume inoltre un ruolo sociale, soprattutto per chi è iscritto a circoli o associazioni sportive o partecipa ad eventi agonistici.
Un’altra dimensione centrale è la partecipazione sociale. Il 63,4% dei ragazzi dichiara di prendere parte ad almeno una tra le associazioni considerate. Circoli e associazioni sportive coinvolgono un giovane su due, mentre le organizzazioni religiose o parrocchiali attraggono il 14,2%, e l’8,1% partecipa ad attività giovanili come gli scout. Le presenze in associazioni artistiche o culturali e in club dedicati a hobby rappresentano complessivamente il 7,2%. I maschi mostrano un livello di partecipazione superiore alle femmine (68,8% contro 57,7%), in larga parte per l’elevata adesione alle attività sportive, mentre le ragazze frequentano più frequentemente le organizzazioni religiose (15,4% contro 13%). Gli 11-13enni risultano il gruppo più attivo: il 77,1% partecipa ad almeno una associazione e il 28,1% a più di una, contro il 57% e il 14,9% dei 14-19enni. La maggiore partecipazione dei più giovani riguarda tutte le tipologie considerate, compresa l’adesione alle attività religiose, più frequente a questa età anche in relazione al percorso verso la Cresima. La quota di chi non partecipa ad alcuna attività sociale è pari al 36,6%, ma tra gli stranieri sale al 53,2%, con livelli particolarmente elevati tra i ragazzi cinesi (71,2%).
Tra gli ucraini la quota si avvicina maggiormente ai valori italiani, pur restando inferiore del 9%. Il background familiare incide in modo significativo: il 75,3% dei ragazzi con almeno un genitore laureato è coinvolto in attività sociali, contro il 45,1% di chi proviene da famiglie con titolo di studio più basso. La mancata partecipazione riguarda principalmente i giovani stranieri e coloro che crescono in contesti familiari meno istruiti, oltre a risentire dell’aumento degli impegni scolastici o lavorativi con l’avanzare dell’età. Infine la fruizione culturale, che rappresenta un ulteriore ambito rilevante. Andare al cinema risulta l’attività più diffusa tra gli 11-19enni: coinvolge il 68,2% degli undicenni e sale al 79,1% tra i diciottenni, con una media complessiva pari a tre ragazzi su quattro. Diverso è l’andamento relativo alle visite a musei e siti archeologici, che raggiungono il 50,6% fino ai 13 anni, scendono al 45% tra i quindicenni e risalgono fino al 55,8% a 18 anni. L’interesse per i concerti dal vivo cresce progressivamente con l’età.