Allineata al percorso già tracciato con il Transition Plan e il Piano Strategico 2025-2029, Snam compie un ulteriore passo verso il futuro con la presentazione del suo primo Innovation Plan, una mappa strategica che punta a guidare il cambiamento tecnologico all’interno del Gruppo. L’annuncio ufficiale è avvenuto oggi, alla presenza dell’Amministratore delegato Stefano Venier, che aveva già anticipato l'iniziativa lo scorso gennaio in occasione del Capital Market Day.
Snam presenta il primo Innovation Plan: 400 milioni di investimenti e focus su AI, idrogeno e sicurezza ambientale
Il nuovo Piano per l’innovazione non si limita a elencare progetti tecnologici: rappresenta un tassello chiave nella visione a lungo termine di Snam, in cui l’innovazione diventa, al pari della sostenibilità, un asse portante e trasversale della strategia aziendale. Con l’obiettivo di coniugare sicurezza, transizione energetica e progresso digitale, l’Innovation Plan si configura come una bussola per orientare gli investimenti e le scelte operative nei prossimi anni.
“L’innovazione è da sempre nel DNA di Snam, sin dai suoi primi anni - ha dichiarato l’Amministratore delegato Stefano Venier (in foto) -. Ma le complessità crescenti della fase attuale, caratterizzata dalla fragilità degli equilibri complessivi e da un percorso di transizione energetica sempre meno lineare, hanno ulteriormente accresciuto l’importanza di un costante upgrade tecnologico di asset, processi e sistemi, sviluppando un innovativo modello di gestione e visione della prospettiva. Nasce sotto questi presupposti anche il nostro Innovation Plan, una roadmap flessibile che include e mobilita risorse sia interne che esterne, che condividono con noi l’idea di non subire il cambiamento, ma di avere l’ambizione di guidarlo”.
Il documento strategico prevede investimenti per 400 milioni di euro nel periodo 2025-2029, con un incremento del 15% rispetto al piano precedente. Le risorse si dividono lungo due direttrici complementari: 338 milioni destinati alla cosiddetta proven innovation – ovvero l’adozione di tecnologie già mature e affidabili – e 62 milioni rivolti all’explorative innovation, cioè allo sviluppo di soluzioni emergenti e ancora in fase di test. Al centro dell’approccio di Snam c’è un modello “people-centric”, che punta sull’aggiornamento continuo delle competenze dei dipendenti e sulla riduzione del divario generazionale in azienda.
Il motore pulsante della proven innovation è il programma SnamTEC, attivo dal 2018 e composto da circa 50 progetti, che ha già dato vita a una delle principali novità dell’ultimo periodo: l’Asset Control Room. Si tratta di una piattaforma digitale avanzata, alimentata anche dall’intelligenza artificiale, in grado di assistere oltre 2.000 operatori nel monitoraggio e nella gestione remota – anche tramite dispositivi mobili – di asset e processi. La rete digitale costruita da Snam si basa su infrastrutture IoT, sistemi cloud ed edge computing, che consentono una connessione fluida tra asset fisici e dati, abilitando processi decisionali sempre più intelligenti. Già oggi il 15% degli applicativi aziendali integra l’uso dell’IA, con l’obiettivo di raggiungere il 40% entro cinque anni. Il percorso di digitalizzazione, iniziato nel 2000, ha già portato alla completa informatizzazione dei processi principali, aprendo la strada allo sviluppo di gemelli digitali tridimensionali e navigabili in realtà virtuale degli asset, strumenti fondamentali per formazione, simulazioni e test in ambienti sicuri.
Nel solco dell’innovazione consolidata, Snam ha implementato su larga scala sensori intelligenti, dispositivi di tele-diagnostica, terminali remoti, infrastrutture a basse o zero emissioni, pipeline “intelligenti”, sistemi di calcolo avanzato, realtà aumentata, nonché asset compatibili con l’idrogeno e la CO₂. A tutto ciò si aggiungono strumenti per il monitoraggio ambientale e la sicurezza, come i droni e i satelliti impiegati nella rilevazione automatica di fughe di gas o nella sorveglianza del territorio. Parallelamente, Snam presidia l’universo delle tecnologie emergenti tramite la explorative innovation, un insieme di attività che spaziano dalla robotica all’AI generativa, passando per la decarbonizzazione e lo stoccaggio di energia.
L’obiettivo? Esplorare idee e soluzioni ancora in fase sperimentale, per valutare se e come integrarle nel business aziendale. Attraverso programmi come la “Centrale delle Idee”, HyAccelerator, Innova.Lab e il Decarbonisation Research Program, l’azienda collabora attivamente con startup, università e acceleratori. Ad oggi, oltre 35 progetti sono in fase di studio, tra cui quelli legati all’idrogeno, alla cattura e riutilizzo del carbonio (CCUS), ai sistemi di stoccaggio energetico di lunga durata (LDES), ma anche al potenziale trasformativo dell’intelligenza artificiale. Un ruolo chiave in questo contesto è affidato al T.LAB, l’ambiente che collega le tecnologie ancora immature con le applicazioni più consolidate. Il laboratorio si occupa infatti di individuare e promuovere le soluzioni più promettenti emerse dall’explorative innovation, favorendone la scalabilità e l’adozione operativa.
Tra i progetti più innovativi attualmente in fase di studio nel T.LAB figurano: un methane detector basato su una telecamera iperspettrale in grado di rilevare e quantificare con precisione le perdite di gas su scala industriale; sistemi avanzati di sensoristica marina per il monitoraggio meteo nei rigassificatori di Panigaglia e Ravenna; laser-scanner per l’analisi della biodiversità dopo i ripristini vegetazionali; valvole a zero emissioni controllabili a distanza, che non necessitano di sostituzioni; progetti di miglioramento dei sistemi elettrolitici, per ridurre i costi di produzione dell’idrogeno verde e stimolare la nascita di un mercato dedicato.