Dalla fine della storia al ritorno della geopolitica
La narrativa della “Fine della Storia” è crollata di fronte al ritorno brutale della geopolitica. La guerra in Ucraina e la vulnerabilità delle supply chain hanno riportato la difesa al centro dell'agenda europea. Non si tratta di un ritorno del sentimento militarista o banalmente nazionalista, ma della presa d'atto che la sicurezza è diventata un elemento strutturale per la sopravvivenza economica, tecnologica e politica del continente.
In questo scenario è impossibile ignorare un attore spesso sottovalutato: i giovani europei. La loro percezione della difesa non è più quella delle generazioni cresciute durante la Guerra Fredda. È una sensibilità nuova, sovranazionale, meno ideologica e più pragmatica.
Questa articolo si propone di analizzare il quadro geopolitico, culturale e istituzionale da cui nasce la nuova strategia europea, per comprendere come e perché il continente abbia inaugurato un nuovo ciclo storico della propria sicurezza.
Cosa ne pensiamo della “Difesa”?
I dati raccolti e analizzati da Euromedia Research e pubblicati dalla Fondazione Einaudi per indagare sul “concetto di sicurezza tra gli italiani” (2025) fotografano un’opinione pubblica italiana che interpreta la difesa attraverso la lente della sicurezza economica, digitale e infrastrutturale. Lasciando l’analisi dei vari dati raccolti alla vostra curiosità, è interessante ai fini del nostro progetto notare come le giovani menti abbiano risposto ai quesiti del sondaggio.
L’orientamento positivo verso una difesa europea comune (82%) e verso il mantenimento del ruolo dell'Italia nella NATO (74%) riflette infatti una sensibilità tipica delle nuove generazioni, che percepiscono la sicurezza come un bene integrato e sovranazionale, più che come uno strumento esclusivamente nazionale. Questo dato è coerente con la crescente propensione dei giovani europei a concepire la politica estera e di difesa in chiave multilaterale, tecnologica e cooperativa.
Un altro dato che risalta è la percezione che la nostra generazione (fascia di età tra i 18 e i 24 anni) ha dei grandi campioni della Difesa europea. Il 33% del campione in età 18-24 reputa le aziende della difesa come sviluppatori di ricerca e innovazione in campo scientifico e ingegneristico applicabile anche in altre situazioni oltre che in quello della difesa.
La “multipolarità sbilanciata” e il ruolo dell’Europa
Ci troviamo in una cornice storica difficilmente decifrabile: la logica della deterrenza, tipica della Guerra Fredda e sintetizzata nel concetto di MAD (Mutual Assured Destruction, Distruzione reciproca assicurata), non è mai scomparsa ma riemerge in un mondo più frammentato e multipolare ed è qui che iniziano le difficoltà interpretative. La narrativa dello “scontro delle civiltà” di Huntington è tornata rilevante, in un sistema internazionale caratterizzato da conflitti ibridi, competizione tecnologica, attacchi cibernetici e crisi energetiche.
Ma l’Europa è protagonista, comparsa o spettatore?
La crescente influenza di potenze internazionali mette in evidenza il ruolo secondario esercitato dall’ Europa, e pone l’UE di fronte alla necessità di ridefinire il proprio ruolo strategico nel mondo, obbiettivo impossibile da raggiungere senza una Politica Estera e di Difesa comune. Tuttavia, come l’UE ha saputo reagire alla crisi pandemica e ai suoi effetti depressivi, ci aspettiamo e auspichiamo che così possa fare per le urgenze di cui stiamo parlando, attuando l’iniziativa Europe Readiness 2030.
La risposta europea: Readiness 2030
Il quadro del “grande riarmo europeo” deve oggi essere inserito nel contesto istituzionale definito dalla Commissione Europea con la Defence Readiness Roadmap 2030, presentata durante il mese di ottobre come pilastro operativo del White Paper per la Difesa. Come ha dichiarato Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea: “Le recenti minacce hanno mostrato che l’Europa è a rischio. Dobbiamo proteggere ogni cittadino e ogni centimetro del nostro territorio”.
La Roadmap fornisce per la prima volta un set di obiettivi misurabili, basati su capacità concrete da raggiungere entro il 2030. L’impostazione è: “solo ciò che viene misurato, viene fatto”. In questo quadro si inserisce la stima di 800 miliardi di euro di investimenti complessivi, di cui 650 miliardi di provenienza nazionale.
Le quattro European Readiness Flagships
La Commissione introduce quattro progetti sovranazionali immediatamente operativi:
1. European Drone Defence Initiative
– per creare uno scudo europeo contro droni e minacce aeree a bassa quota;
2. Eastern Flank Watch
– piattaforma di sorveglianza avanzata sui confini orientali dell’Unione;
3. European Air Shield
– integrazione continentale dei sistemi di difesa antiaerea e antimissile;
4. European Space Shield
– protezione delle infrastrutture spaziali e delle costellazioni satellitari europee.
Questi progetti rispondono direttamente a molte delle vulnerabilità della difesa europea. Non bisogna dimenticare però le vulnerabilità dell'Industria della difesa europea, troppo dipendente dagli Stati Uniti. In risposta a questo tema vengono introdotte le Capability Coalitions.
Capability Coalitions: la fine della frammentazione europea
Accanto ai Flagship la Roadmap introduce anche le Capability Coalitions, nove aree prioritarie che richiedono sviluppo congiunto, standardizzazione e procurement comune:
● difesa aerea e missilistica
● abilitatori strategici
● mobilità militare
● sistemi di artiglieria
● cyber/IA/guerra elettronica
● missili e munizioni
● droni e sistemi contro droni
● combattimento terrestre
● difesa marittima
Si tratta dell’atto più esplicito mai espresso dalle istituzioni europee verso la creazione di una vera base industriale integrata, superando decenni di duplicazioni nazionali. La Commissione sottolinea che chiudere i capability gaps significa innanzitutto dotarsi di una filiera industriale resiliente, innovativa, efficiente e indipendente.
La Roadmap fissa obiettivi chiari per un mercato europeo della difesa realmente integrato entro il 2030. Infatti giocheranno un ruolo cruciale per il raggiungimento di questo obbiettivo regole armonizzate, supply chain coordinate ma soprattutto incentivi per investimenti privati e pubblico-privati.
In questo senso, il programma ReArm Europe / Readiness 2030 fornisce la cornice finanziaria per accelerare la produzione, offrendo una parziale flessibilità fiscale tramite la “clausola di escape” del Patto di Stabilità per la spesa in difesa insieme al prestito Security Action for Europe (SAFE).
Il continente di mezzo tra passato e futuro
E’ evidente che sia i cittadini che le istituzioni europee abbiano preso atto del fatto che il nostro continente non sia più nel "lusso geopolitico" in cui ha vissuto per trent’anni. Oggi la priorità è difendere non solo i confini, ma la sua stessa autonomia tecnologica, la continuità produttiva, la sicurezza energetica e digitale.
Con questo articolo abbiamo evidenziato il cambio di paradigma che non nasce dalla paura di un’improvvisa invasione o di un ritorno ai conflitti mondiali, ma dalla consapevolezza di una necessità: solo attraverso una difesa comune e un mercato comune della sicurezza l’Unione Europea può iniziare a ricoprire il ruolo da protagonista che merita nello scacchiere internazionale, dando continuità al lungo processo di integrazione che sembra stagnante da troppo tempo.
Il tema adesso diventa di natura pratica e indagheremo nei prossimi appuntamenti su come questi cambiamenti strutturali si traducano nell’industria e nella gestione dell’innovazione.