Meno studenti, più spesa. È questo il paradosso che emerge con forza dall’ultima analisi dell’Antitrust sul mercato dell’editoria scolastica, un settore dove i prezzi continuano a lievitare nonostante la popolazione scolastica sia in costante diminuzione. A sollevare l’allarme è il Codacons, che torna a denunciare dinamiche giudicate distorsive e dannose per le famiglie italiane.
Scuola, Codacons: spesa libri di testo +13% in 10 anni nonostante -7% studenti
Secondo l’associazione dei consumatori, negli ultimi dieci anni la spesa media per l’acquisto dei libri di testo è aumentata del 13%, raggiungendo cifre importanti: 580 euro l’anno per uno studente delle scuole medie e fino a 1.250 euro annui per chi frequenta le scuole superiori. Un rincaro che appare ancora più grave se confrontato con il calo degli studenti: tra il 2019 e il 2024 si contano quasi 600.000 alunni in meno, pari a un decremento del 7%. Nel 2024 il giro d’affari relativo ai soli libri di testo ha sfiorato gli 800 milioni di euro, una cifra significativa che però non sembra giustificata né dai numeri della popolazione scolastica né dai progressi (più teorici che reali) nel campo del digitale.
A pesare sulle tasche delle famiglie italiane – spiega il Codacons – è soprattutto l’alta frequenza con cui i testi scolastici vengono cambiati: nelle scuole medie, il 35% dei libri adottati dai docenti varia da un anno all’altro, percentuale che sale al 40% negli istituti superiori. Inoltre, ogni anno circa il 10% del mercato è occupato da nuove edizioni, molte delle quali differiscono solo in minima parte dalle versioni precedenti.
Una prassi che rende difficile il riutilizzo dei volumi e che, secondo l’Antitrust, lascia “grandi margini di discrezionalità agli editori”, alimentando quello che l’Autorità definisce esplicitamente un rischio di “condotte opportunistiche”. Il riferimento va all’articolo 25 del Codice AIE (Associazione Italiana Editori), che stabilisce la possibilità di pubblicare una nuova edizione a fronte di una modifica nei contenuti pari almeno al 20%. Tuttavia, come evidenzia l’Antitrust, questa soglia è vaga e facilmente manipolabile, perché può includere anche semplici ritocchi grafici o riorganizzazioni marginali del testo.
Un’altra anomalia strutturale del sistema, già più volte denunciata dal Codacons, riguarda il meccanismo stesso di scelta dei testi scolastici. In Italia, sono infatti i docenti a decidere quali libri adottare, ma non sono loro a sostenere i costi. Le famiglie, d’altro canto, pagano i libri ma non hanno alcuna voce in capitolo nella scelta. A ciò si aggiunge la forte concentrazione del mercato: i primi quattro editori (Mondadori, Zanichelli, Sanoma e La Scuola) coprono quasi l’80% dell’intero comparto, limitando ulteriormente la possibilità di concorrenza e abbassamento dei prezzi. Altro fronte dolente è quello della transizione al digitale, sbandierata da anni come una soluzione moderna e più economica, ma che – nei fatti – resta marginale. Il libro cartaceo continua a dominare le preferenze dei docenti, mentre le adozioni di soli e-book sono ancora un’eccezione, più che una regola. Le riforme finora introdotte per contenere i costi – in particolare i tetti di spesa stabiliti a livello ministeriale – si sono rivelate inefficaci.
«I collegi docenti sono chiamati a rispettare tali limiti – si legge nella relazione preliminare dell’Antitrust – ma non esistono strumenti di controllo adeguati a verificarne il rispetto». Anche gli sforzi di autodisciplina dell’AIE, che avrebbe dovuto fissare criteri oggettivi per definire cosa costituisce una “nuova edizione”, non sono risultati né chiari né efficaci. «L’analisi dell’Antitrust aiuta a comprendere le cause della stangata che ogni settembre si abbatte sulle famiglie italiane con figli in età scolastica», commenta il Codacons, sottolineando come le criticità emerse confermino pienamente le denunce lanciate negli anni dall’associazione, purtroppo rimaste in larga parte ignorate.