Economia
Prezzi alla produzione industriale in lieve calo a settembre, -0,1% nell’eurozona e nell’UE
Redazione

Settembre si chiude con un segno meno per i prezzi alla produzione industriale in Europa. Secondo le stime diffuse da Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea, rispetto ad agosto 2025 i prezzi dei produttori industriali sono diminuiti dello 0,1% sia nell’eurozona sia nell’intera Unione europea. Il dato conferma un rallentamento dei costi industriali, anche se meno accentuato rispetto al -0,4% registrato ad agosto.
Prezzi alla produzione industriale in lieve calo a settembre, -0,1% nell’eurozona e nell’UE
Su base annua, rispetto a settembre 2024, i prezzi industriali risultano in calo dello 0,2% nei paesi dell’eurozona, mentre mostrano un leggero aumento (+0,1%) nell’UE a 27. La dinamica riflette una fase di sostanziale stabilità, dopo i picchi inflazionistici del biennio precedente.
Nel dettaglio, nell’eurozona i prezzi sono rimasti invariati per i beni intermedi e per i beni capitali, mentre sono scesi dello 0,2% per l’energia. Al contrario, si sono registrati lievi rialzi per i beni di consumo: +0,3% per quelli durevoli e +0,1% per quelli non durevoli. Escludendo l’energia, l’industria complessiva mostra un andamento stabile.
Andamento analogo nell’insieme dell’Unione europea: -0,1% per beni intermedi ed energia, stabilità per i beni capitali, aumento dello 0,2% per i beni durevoli e dello 0,1% per i beni non durevoli. Tra i Paesi membri, le flessioni più marcate si registrano in Bulgaria e Finlandia (-0,7%), seguite da Cipro, Ungheria e Polonia (-0,5%). Gli aumenti più consistenti, invece, arrivano da Romania (+1,2%), Estonia (+0,7%) e Lituania (+0,4%).
Osservando l’evoluzione annuale, l’energia continua a essere il principale fattore di raffreddamento dei prezzi: -2,4% nell’eurozona e -1,7% nell’UE. I beni capitali e di consumo mostrano invece incrementi moderati, segno di una domanda ancora sostenuta in alcuni comparti produttivi. I beni capitali crescono dell’1,8% nell’eurozona e dell’1,7% nell’UE, mentre i beni di consumo non durevoli registrano rispettivamente +1,9% e +2%.
A livello nazionale, le variazioni più forti su base annua si riscontrano in Bulgaria (+9,1%), Romania (+6,9%) e Svezia (+4,9%), mentre i cali più pronunciati riguardano Lussemburgo (-4,4%), Portogallo (-3,7%) e Irlanda (-2,8%).
Nel complesso, la frenata dei prezzi alla produzione conferma il rientro delle pressioni inflazionistiche sul fronte industriale, in un contesto in cui energia e costi di produzione tornano su livelli più equilibrati. La stabilità generale, però, maschera profonde differenze tra settori e Paesi, che continuano a rispecchiare la frammentazione del ciclo economico europeo.