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“Brigitte è Jean-Michel”: il processo più folle di Francia. Quando la bufala va in tribunale

Redazione
 
“Brigitte è Jean-Michel”: il processo più folle di Francia. Quando la bufala va in tribunale

Mancava solo l’arbitro con il fischietto, perché in aula a Parigi si è giocata una partita surreale. Sul campo dieci imputati, una Première Dame, un fratello ottantenne e una fake news che da anni fa il giro del mondo, quella secondo cui Brigitte Macron sarebbe in realtà un uomo di nome Jean-Michel. Una bufala di proporzioni olimpiche che ora si è trasformata in un processo vero, con accuse di cyberbullismo e diffamazione ai danni della moglie del presidente francese.

“Brigitte è Jean-Michel”: il processo più folle di Francia. Quando la bufala va in tribunale

Brigitte, elegantemente assente, ha lasciato che fosse la giustizia a parlare. Sul banco degli imputati, invece, un assortimento che neanche un casting di Netflix: un pubblicitario, un politico, un informatico, un professore e una medium (sì, una medium) che si definisce “giornalista e whistleblower”. Quest’ultima, nota online come Amandine Roy, è accusata di aver diffuso un video di quattro ore (!) in cui spiegava al mondo che la First Lady sarebbe nata Jean-Michel Trogneux, alias il fratello ottantenne di Brigitte. Il video, manco a dirlo, è diventato virale come un gatto che suona il pianoforte.

Al centro della tempesta anche il pubblicitario Aurélien Poirson-Atlan, alias “Zoé Sagan”, influencer convinto di essere una specie di paladino dell’informazione libera, al punto da organizzare una conferenza stampa improvvisata durante una pausa dell’udienza, per denunciare “le molestie al contrario”. Insomma, i plot twist non mancano, e tra un hashtag complottista e un “mi limito a rilanciare l’attualità”, c’è chi rischia fino a due anni di carcere.

Il processo è solo l’ultimo capitolo di una telenovela digitale iniziata nel 2017, l’anno in cui Emmanuel Macron arrivò all’Eliseo e il web decise che 24 anni di differenza d’età tra coniugi erano troppi per non nascondere un mistero. Da allora, la fake news è stata rilanciata da influencer di estrema destra come Candace Owens, che negli Stati Uniti ha dedicato una serie di video dal titolo “Becoming Brigitte” (la fantasia non è il loro forte).

E se tutto questo non fosse già abbastanza grottesco, basti pensare che Brigitte Macron non è nemmeno l’unica vittima di questo tipo di “fantascienza digitale”. Prima di lei, erano finite nel tritacarne anche Michelle Obama, Kamala Harris e Jacinda Ardern, accusate di essere “in realtà uomini” da quella parte di internet che confonde la misoginia con il giornalismo investigativo.

Ora la giustizia francese dovrà decidere se la bufala più persistente del XXI secolo merita una punizione o un posto nella storia delle fake news più assurde di sempre.

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