Economia

Torna a salire il prezzo del petrolio sull’onda delle tensioni USA-Iran e dello spettro Hormuz

Redazione
 
Torna a salire il prezzo del petrolio sull’onda delle tensioni USA-Iran e dello spettro Hormuz
I mercati energetici tornano a infiammarsi. Dopo l’attacco militare sferrato dagli Stati Uniti contro obiettivi iraniani e la successiva minaccia di Teheran di chiudere lo Stretto di Hormuz, crocevia fondamentale per il trasporto marittimo del greggio, il prezzo del petrolio è tornato a crescere con decisione.

Torna a salire il prezzo del petrolio sull’onda delle tensioni USA-Iran e dello spettro Hormuz

In apertura di settimana, il WTI (West Texas Intermediate) è salito dell’1,15% raggiungendo quota 74,69 dollari al barile, mentre il Brent ha guadagnato l’1,12% portandosi a 77,88 dollari al barile. Entrambi i benchmark hanno toccato i livelli massimi da gennaio, salvo poi ridurre leggermente i guadagni nel corso delle contrattazioni.

Il rincaro delle quotazioni è la diretta conseguenza dell’escalation bellica nell’area del Golfo Persico, dove il 13 giugno scorso è scoppiato un nuovo focolaio di tensione tra Washington e Teheran. Da allora il Brent ha registrato un incremento complessivo del 13%, mentre il WTI ha consolidato guadagni intorno al 10%.

L’instabilità geopolitica nel Medio Oriente ha contagiato anche il mercato del gas naturale. Nella piazza di Amsterdam, punto di riferimento per le contrattazioni europee, le quotazioni del TTF (Title Transfer Facility) sono salite del 2% in apertura di seduta, toccando quota 41,90 euro al megawattora.

Lo scenario attuale riporta l’attenzione globale sullo Stretto di Hormuz, da cui transita circa il 20% del petrolio mondiale. La minaccia iraniana di bloccarne il traffico rappresenta un rischio sistemico per l’equilibrio dei mercati energetici internazionali, in un contesto già segnato da forte volatilità e incertezze legate alla transizione energetica.
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