Economia
Conflitti globali mettono a rischio export e forniture energetiche dell’Italia, allarme Confartigianato
Redazione

L’instabilità internazionale rischia di assestare un duro colpo al cuore dell’economia italiana. Secondo un’analisi di Confartigianato, i conflitti in corso in Medio Oriente, tra Russia e Ucraina, e le crescenti tensioni tra India e Pakistan minacciano 61,4 miliardi di euro di esportazioni made in Italy e quasi il 41% delle importazioni energetiche del nostro Paese, pari a 27,6 miliardi di euro.
Conflitti globali mettono a rischio export e forniture energetiche dell’Italia, allarme Confartigianato
Le esportazioni italiane verso 25 Paesi coinvolti in guerre o situati in aree ad alto rischio geopolitico rappresentano il 9,8% dell’export complessivo. Nel dettaglio, le vendite si concentrano in Medio Oriente (27,1 miliardi), nei Paesi confinanti Egitto, Libia e Turchia (21,9 miliardi), in Russia, Ucraina e Bielorussia (6,6 miliardi) e tra India e Pakistan (5,8 miliardi).
A preoccupare è soprattutto l’esposizione delle micro e piccole imprese italiane: un terzo dell’export in questi mercati, pari a 20,3 miliardi, riguarda comparti strategici come moda, gioielleria, occhialeria, alimentari, arredo e prodotti metallici. Settori trainanti del made in Italy che rischiano oggi gravi ripercussioni.
I dati del primo trimestre 2025 mostrano un rallentamento generalizzato dell’export verso queste aree (-0,6%), con cali significativi per Egitto, Libia e Turchia (-14,7%) e per l’area Russia-Ucraina-Bielorussia (-10,4%). In controtendenza, crescono Medio Oriente (+13,7%) e India-Pakistan (+6%). Spiccano gli Emirati Arabi Uniti (+21,5%), il Kuwait (+154,2%) e l’Arabia Saudita (+10,1%), mentre crollano Turchia (-17,8%), Russia (-17,1%) e Qatar (-18,3%).
Lo scenario si complica ulteriormente sul fronte energetico. L’Italia importa il 40,7% dell’energia da 17 Paesi coinvolti nelle crisi citate, per un valore complessivo di 27,6 miliardi. Tra aprile 2024 e marzo 2025, gli acquisti energetici hanno riguardato principalmente petrolio greggio (13,2 miliardi, pari al 50,9% del totale importato), gas naturale (8,8 miliardi, 37,3%) e petrolio raffinato (5,7 miliardi, 47%).
Un nodo cruciale resta lo Stretto di Hormuz, da cui passa oltre un quarto del petrolio globale trasportato via mare. L’Italia vi ha fatto transitare nel solo 2025 merci energetiche per 9,6 miliardi di euro, con un’esposizione elevata verso Arabia Saudita (3,5 miliardi), Iraq (2 miliardi), Qatar (2,5 miliardi), Emirati Arabi (0,7 miliardi) e Kuwait (0,6 miliardi).
A lanciare l’allarme è Marco Granelli, presidente di Confartigianato (in foto): “In un contesto globale sempre più incerto, la tenuta del sistema produttivo italiano, fondato sulle Pmi e sull’export di qualità, necessita di una forte azione diplomatica per favorire la de-escalation dei conflitti e creare condizioni di stabilità. Servono inoltre misure urgenti per diversificare i mercati di sbocco e rafforzare la resilienza energetica nazionale”.