Cultura
Premio Letterario Vesta, quando la cultura accende il futuro
Redazione

Non è un semplice premio letterario, ma un laboratorio di idee. Il Premio Letterario Vesta, ideato e diretto da Sara Matteucci (nella foto), torna il 12 dicembre 2025 a Palazzo Valentini per la sua quarta edizione, con il patrocinioimage0.jpegimage1.jpeg di Roma Capitale, e promette di trasformare ancora una volta la scrittura in un atto di riflessione civile e visione culturale.
Premio Letterario Vesta, quando la cultura accende il futuro
Tema di quest’anno: “Rinascimento digitale: quando la creatività incontra l’intelligenza artificiale.” Una domanda attraversa l’intera manifestazione, ed è: la tecnologia può convivere con la creatività, o una delle due è destinata a soccombere? È la grande sfida dei nostri tempi, e il Vesta sceglie di affrontarla con coraggio, chiamando a raccolta giovani autori, artisti e protagonisti del pensiero contemporaneo.
Per Sara Matteucci, il Vesta è molto più di un riconoscimento letterario. È un gesto politico nel senso più nobile: “Credo nell’incontro che divide e costringe a ridefinirsi. Tecnologia e creatività possono coesistere solo se accettano di non assomigliarsi”. È questo il senso del Premio Vesta, offrire non vetrine, ma spazi di dialogo tra cultura, innovazione e responsabilità.
La manifestazione, sostenuta dall’Assessorato alle Politiche Culturali di Roma Capitale, sarà anche un’occasione per riflettere sul rapporto tra intelligenza artificiale e linguaggio umano. A discuterne, tra gli altri, William Nonnis, esperto del PNRR per la digitalizzazione, che afferma: “L’intelligenza artificiale non è un nemico dell’uomo, ma un alleato capace di amplificare la nostra immaginazione”.
Il Premio Vesta si distingue anche per la sua vocazione sociale. Nelle passate edizioni ha sostenuto cause civili e artistiche, dai fondi devoluti a DonnexStrada nel 2022 alla performance silenziosa dell’artista Vesiante nel 2024, contro la “cultura della performance” che schiaccia i giovani. Quest’anno, i proventi saranno destinati all’Associazione Tor Più Bella, impegnata nella riqualificazione del quartiere di Tor Bella Monaca.
Secondo Sara Matteucci, che collabora con l’Associazione Toponomastica Femminile per promuovere la presenza delle donne negli spazi pubblici, “la cultura deve riconoscere e nominare senza escludere nessuno”.
E per i vincitori, il premio non è solo simbolico, una borsa di studio da Carriere.it e dal suo nuovo hub Carriere.ai permetterà di approfondire le applicazioni dell’intelligenza artificiale alla scrittura, dai corsi su ChatGPT alle automazioni creative.
La vera intuizione di Sara Matteucci è aver trasformato il Vesta in un termometro del nostro tempo, una manifestazione che mette la letteratura a confronto con l’innovazione e interroga la società sulle sue metamorfosi.
Come in un nuovo umanesimo digitale, la direttrice artistica invita a non temere la macchina, ma a guidarla con consapevolezza: “L’intelligenza artificiale è il Rinascimento dei nostri tempi: una luce che può illuminare o consumarci, ma che, se compresa, ci restituirà il tempo, la risorsa più umana che abbiamo”.
E forse è proprio qui che il Premio Vesta trova la sua forza, nel ricordarci che la letteratura non è solo memoria, ma premonizione del futuro.