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Nuovo stop al Ponte sullo Stretto, la Corte dei Conti blocca anche il terzo atto aggiuntivo

Redazione
 
Nuovo stop al Ponte sullo Stretto, la Corte dei Conti blocca anche il terzo atto aggiuntivo
Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina incassa un nuovo, pesante altolà dalla Corte dei Conti. Dopo il primo stop di fine ottobre, quando la magistratura contabile aveva negato il visto di legittimità alla delibera Cipess, arriva ora un secondo blocco. La Sezione centrale di controllo di legittimità non ha infatti concesso il visto al terzo atto aggiuntivo della convenzione tra il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit) e la società Stretto di Messina.

Nuovo stop al Ponte sullo Stretto, la Corte dei Conti blocca anche il terzo atto aggiuntivo

La decisione è stata assunta all’esito della Camera di consiglio del 17 novembre e riguarda il decreto del 1° agosto 2025, n. 190, adottato dal Mit di concerto con il ministero dell’Economia e delle Finanze. Quel decreto, previsto dall’articolo 2, comma 8, del decreto-legge 31 marzo 2023 n. 35, convertito nella legge 58/2023, avrebbe dovuto aggiornare e approvare il terzo atto aggiuntivo alla storica convenzione del 30 dicembre 2003. Ma per la Corte dei Conti non sussistono, almeno allo stato, le condizioni di legittimità per procedere.

Le motivazioni ufficiali non sono ancora note. La magistratura contabile ha comunicato che verranno pubblicate entro trenta giorni, così come sono ancora attese le motivazioni del primo stop. Una doppia sospensione che allunga ulteriormente i tempi di un’opera che, negli ultimi mesi, il governo aveva dichiarato di voler avviare all’inizio del 2026.

Il primo commento politico è arrivato dal ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini, che si è detto tutt’altro che sorpreso. Secondo lui si tratta “dell’inevitabile conseguenza del primo stop della Corte dei Conti”, aggiungendo che i tecnici del ministero “sono già al lavoro per chiarire tutti i punti”. Salvini ha ribadito di rimanere “assolutamente determinato e fiducioso”, sottolineando come l’opera, a suo giudizio, rappresenti un volano economico per il Mezzogiorno.

Il ministro aveva parlato recentemente di una possibile apertura dei cantieri “entro l’inizio del 2026, Corte dei Conti permettendo”, accompagnando le sue parole con un riferimento politico diretto. Aveva sottolineato che, “dopo un secolo di promesse”, sarebbe stato un ministro del Nord a portare finalmente il ponte “in dote” a Sicilia, Calabria e all’intero Meridione.

Ora, però, la strada appare nuovamente in salita. Il progetto, tornato al centro dell’agenda politica negli ultimi anni, è ancora in una fase in cui la verifica di legittimità risulta determinante. Solo la pubblicazione delle motivazioni permetterà di comprendere se si tratti di rilievi sanabili o di ostacoli più profondi. In attesa di quel verdetto, il destino del Ponte sullo Stretto rimane sospeso tra ambizione politica e complessità amministrative.
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