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Maltempo in Friuli: l'Italia è ormai il Paese dei ''se..., se..., se...''

Redazione
 
Maltempo in Friuli: l'Italia è ormai il Paese dei ''se..., se..., se...''

Se il nostro fosse un Paese normale, in cui il benessere di tutti prevalga su quello del singolo o di un partito. Se l'Italia avesse la percezione della realtà, quella di trovarsi sul ciglio del precipizio ambientale, e, invece di pensare a opere faraoniche, cominciasse a spendere per mettere in sicurezza il territorio.

Maltempo in Friuli: l'Italia è ormai il Paese dei ''se..., se..., se...''

Se noi tutti avessimo il coraggio, ciascuno per la sua parte, di fare sentire forte la voce di chi dissente, mentre invece stiamo nel nostro cantuccio, limitandoci a guardare quel che accade intorno.

Se insomma, a chiediamo scusa a Francesco Guccini per la contaminazione della sua ''Avvelenata'', avessimo ''previsto tutto questo, dati causa e pretesto'', oggi parleremmo d'altro e non saremmo costretti, ancora una volta, a piangere per la perdita di vite umane e per le ferite inflitte dall'incuria a questo disgraziato Paese che si riempie la bocca di grandi progetti e invece assiste, imperturbabile, a frane, inondazioni, fiumi di fango e pietre che travolgono case, cancellando esistenze e storie, uomini, cose, speranze.

Il nuovo disastro ambientale che ha colpito in queste ore il Friuli è l'ennesimo segnale di un cancro che colpisce ''democraticamente'' il nostro territorio, da nord a sud, dal Settentrione ricco al Meridione che sopravvive.
Eppure questo non sembra muovere ad autocritica i nostri governanti. Un atteggiamento che è antico, come conferma il fatto che qualcuno, che pure s'era detto contrarissimo alla realizzazione del Ponte sullo Stretto, sia rimasto folgorato sulla via di Damasco, facendosene strenuo difensore, nonostante l'antico ostracismo.

E quindi lo Stato, che non naviga nell'oro (ma pure promette di aumentare le pensioni), pensa ad una costosa opera che sarà anche utile, ma non necessaria, privando il Paese di un gruzzolo di miliardi che potrebbero essere usati per altro.

Cosa?

Purtroppo l'elenco sarebbe, anzi no, è proprio lungo. Basta andare a leggere le dichiarazioni che, nel tempo, i geologhi, ma non solo loro, hanno fatto per denunciare come il nostro territorio, dopo che per decenni è stato consentito di aggredirlo con disboscamenti e opere di dubbia utilità, sia ormai fragilissimo.

Una cosa di cui pagano le colpe i cittadini, e non invece chi, per coltivare il proprio orticello di voti, ha preferito spendere per opere elettoralistiche, per collegare A a B, solo per rispettare promesse fatte ai propri sostenitori.

Il dramma è però sempre dietro l'angolo, a meno che, piuttosto che guardarci dietro questo maledetto angolo, si preferisca spendere il denaro di tutti per qualcosa che, come insegna la vicenda del Ponte, è stato deciso dalla politica senza consultare le popolazioni interessate, che invece preferirebbero lasciare tutto com'è e investire il denaro magari per preservare le linee ferroviarie dal pericolo di cedimenti, come accade ciclicamente. L'entità del problema, pur essendo noto e definito, viene sempre sottovalutato sino a quando non accade l'irreparabile.

Il maltempo che ha investito il Friuli è una controprova di questo, perché il cittadino comune può fare tutto quanto il possibile per mettere in sicurezza i suoi averi - case ed attività economiche -, ma se lo Stato latita c'è poco da fare.

Antonia Klugmann è la chef di un ristorante che figura nella guida Michelin, "L'Argine a Vencò", che oggi è ancora invaso dall'acqua, che ha distrutto tutta la cucina, ma anche le sale che erano appena state risistemate.
Klugmann avrebbe tutto il diritto di prendersela con qualcuno, con quel qualcuno che avrebbe dovuto prevedere e non ha previsto, che avrebbe dovuto provvedere e non ha provveduto.
E invece usa la pacatezza per raccontare quel che è accaduto e che poteva essere evitato.

Ma le sue parole sono pietre: ''Normalmente non affronto temi che esulano dalla mia competenza, non è nel mio stile, ma dopo una notte così, quando sento parlare di miliardi spesi per il ponte di Messina e nulla per un'emergenza collettiva, che riguarda ogni regione d'Italia, penso che quella proposta sia dura da sostenere. Bisogna decidere che cosa è più importante: secondo me è la sicurezza dei cittadini e di tutto ciò che ci circonda". E dice questo, insieme alla sorella Vittoria, parlando dei danni gravissimi del suo ristorante, ma pensando alle famiglie travolte dal maltempo che stanno vivendo ''un incubo e una tragedia personale''.

La chef dice che occorre un ''ragionamento strutturale sul territorio, prendendo coscienza del fatto che le cose stanno cambiando. È inutile parlare di turismo, di paesaggio in un meraviglioso Paese come il nostro se prima non si fa un ragionamento di sicurezza generale. Il paesaggio attorno a noi non è decorativo, il senso stesso del nostro Paese, è la nostra identità. Da parte nostra, abbiamo investito decine di migliaia di euro, solo quest'anno, per la sicurezza. Abbiamo fatto la nostra parte come privati cittadini, abbiamo risistemato tutte le camere ma non è servito a nulla perché siamo piccoli. E' del tutto inutile che un privato investa tempo e denaro a difesa della propria struttura se poi basta così poco per trovarci nuovamente punto e a capo".

Ma si sa che le parole per arrivare a Roma dal Friuli devono percorrere molti chilometri e superare ostacoli altissimi. Come l'arroganza di chi crede di essere nel giusto e che, quindi, si rifiuta di ascoltare.

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