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Politico celebra Giorgia Meloni, è la leader più importante d'Europa

Redazione
 
Un dato è oggettivo: l'articolo con cui l'ascoltato sito Politico (nella sua versione europea) ha celebrato Giorgia Meloni come il personaggio più influente del Continente è talmente lungo da sembrare quasi esagerato, considerando i parametri della stampa italiana che non sia dichiaratamente di parte e anche considerando che in Italia non è che tutti siano in adorazione del nostro presidente del Consiglio.
Ma evidentemente il giudizio sul premier è talmente buono da giustificare una quintalata di laudationes (in senso celebrativo, non di elogio funebre) che nemmeno i sostenitori più sfegatati di Giorgia Meloni di qualche redazione userebbero per sottolineare il lavoro che sta facendo, in Europa certamente, un po' meno in Italia.

Ma si sa che nessuno è profeta in patria e così Giorgia Meloni, per Politico, è la sola persona alla quale, dall'altro lato dell'Oceano, fare uno squillo per sapere come vanno le cose in Europa e, soprattutto, quale sia il pensiero della premier.
"Se sei Elon Musk, l'uomo più ricco del mondo e consigliere chiave del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, il numero da chiamare è quello di Giorgia Meloni" è l'incipit di un articolo che lesina complimenti su complimenti, ricordando come appena dieci anni fa il presidente del Consiglio fosse tratta come una sprovveduta visionaria, che parlava di Nazione prima ancora che Paese, mentre oggi guida l'Italia con pugno di ferro, che spesso nemmeno ci tiene a mascherare nel comodo guanto di velluto.

Certo, qualche stilettata Politico l'ha tirata, come quando dice che Meloni, "anche se ha virato verso il centro" (affermazione che forse alla premier non è che possa essere piaciuta), "ha iniziato la sua carriera politica come attivista nell'ala giovanile del neofascista Movimento Sociale Italiano e ha elogiato il dittatore Benito Mussolini come 'un bravo politico che ha fatto tutto quello che ha fatto per il bene dell'Italia".
Significativo un passaggio del servizio, laddove Politico sottolinea come "l'incapacità dei politici convenzionali di contrastare una narrazione ultranazionalista sempre più popolare e la loro disponibilità a collaborare con Meloni sulla scena europea, consentono al primo ministro italiano 47enne (che insiste nell'usare la forma maschile del suo titolo formale , Il Presidente del Consiglio ) di essere un uomo forte in grado di esercitare un potere enorme in un momento in cui il continente manca di potenti centristi in grado di affrontarla".

Dopo le perplessità iniziali, "negli ultimi due anni Meloni ha consolidato il suo governo come uno dei più stabili mai esistiti nell'Italia del dopoguerra. Sebbene il Paese sia gravato da un debito nazionale pari al 137 percento del suo prodotto interno lordo , le previsioni economiche non sono così fosche da spaventare gli investitori stranieri attratti dall'ambiente politico insolitamente tranquillo".
Nel lungo racconto del "Meloni pensiero", ricordando lo scontro verbale con il presidente campano Vincenzo De Luca, Politico dice che il presidente del consiglio "ha rafforzato l'immagine del primo ministro come un 'alfa' schietto che, nonostante sia fisicamente minuta, riesce comunque a svettare sui suoi rivali. È chiaro che l'apparenza di predominio non è solo superficiale. Nessun membro della sua coalizione osa mettere in scena una sfida interna al suo governo, e l'opposizione irrimediabilmente frammentata ammette apertamente di non poterla sconfiggere. La stabilità del governo italiano è stata così sorprendente per gli osservatori esterni al Paese che molti non si sono accorti del regresso democratico, soprattutto per quanto riguarda la libertà di parola , verificatosi da quando Meloni è entrata in carica".

Dissertando sul carattere di Giorgia Meloni, Politico ricorda, en passant, il ricorso alla querela per diffamazione come arma contro chi usa contro di lei parole aspre e la contrapposizione con una parte della magistratura.
Ma alcuni passaggi non sembrano essere fondati, come quando si legge che "ha anche usato il suo potere per colpire gruppi minoritari come la comunità LGBTQ+, che il primo ministro deride come una 'lobby' che sta tentando insidiosamente di imporre la sua "ideologia di genere" al suo paese. Poco dopo aver assunto l'incarico, il suo governo ha proibito ai sindaci di rilasciare certificati di nascita ai bambini nati da madri surrogate o alle coppie lesbiche che hanno utilizzato l'inseminazione artificiale. A ottobre, la sua coalizione ha approvato una legge che punisce le persone che hanno un bambino tramite maternità surrogata in qualsiasi parte del mondo con una pena massima di due anni di carcere e multe fino a un milione di euro".

Politico parla chiaramente di una "erosione delle libertà civili in atto nell'Italia di Meloni", che i leader dell'UE "hanno liquidata come una questione interna. La volontà di guardare dall'altra parte ha una spiegazione semplice: mentre la politica di destra ha consolidato il suo potere in patria, ha anche lavorato duramente per convincere i vertici del blocco che è una partner fidata che li sosterrà sulle questioni chiave a cui tengono".
Sul progetto Albania, in tema di immigrazione irregolare, Politico è tagliente: "Più di recente, ha lanciato un piano audace per esternalizzare la detenzione di migranti clandestini in Albania. I giudici italiani hanno sistematicamente stabilito che il piano è illegale e ordinato il rimpatrio dei richiedenti asilo deportati nel paese balcanico, trasformando di fatto Meloni nel direttore di una costosa compagnia di crociere sponsorizzata dal governo che trasporta migranti avanti e indietro attraverso l'Adriatico. A novembre, il primo ministro sembrava ammettere la sconfitta, richiamando le decine di poliziotti e assistenti sociali italiani che erano stati inviati nei centri di detenzione vuoti".

Per Politico "la statura di Meloni in Europa trae vantaggio dalla percezione che lei faccia parte di un fenomeno politico vincente, un movimento globale di populisti ultranazionalisti. E il suo successo nel normalizzare la sua presenza al vertice della struttura di potere del blocco funge da tabella di marcia per personaggi come la leader francese di estrema destra Marine Le Pen. Finora, Meloni ha usato la sua influenza principalmente in Italia. La domanda ora è se inizierà a flettere i muscoli a livello internazionale e se — con un nuovo vento che soffia attraverso l'Atlantico — continuerà a giocare bene con istituzioni come l'UE e la NATO, o se, come suggerisce Bannon, tornerà alle sue radici di destra e sfiderà lo status quo".
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