Economia
Pil in lieve calo nel secondo trimestre, investimenti in crescita ma export in affanno
Redazione

Il secondo trimestre del 2025 segna una battuta d’arresto per l’economia italiana. Secondo i dati diffusi da Istat nei conti economici trimestrali, il Pil ha registrato una flessione dello 0,1% rispetto ai primi tre mesi dell’anno, pur mantenendo un incremento dello 0,4% sullo stesso periodo del 2024. Una frenata che, pur confermando la sostanziale stagnazione, evidenzia dinamiche differenziate nei principali comparti produttivi e nella domanda interna ed estera.
Pil in lieve calo nel secondo trimestre, investimenti in crescita ma export in affanno
Il valore aggiunto è calato in tutti i settori chiave: agricoltura (-0,6%), industria (-0,2%) e servizi (-0,1%). All’interno dell’industria, la contrazione riguarda in particolare il comparto manifatturiero (-0,7%), mentre l’edilizia segna un dato positivo con un aumento dell’1,5%. Nei servizi, i risultati migliori si sono registrati nelle attività professionali e di ricerca (+0,4%), mentre le attività finanziarie e assicurative hanno subito la contrazione più marcata (-1,2%).
Sul fronte della domanda, i consumi finali nazionali sono rimasti stabili, con la spesa delle famiglie invariata e quella delle amministrazioni pubbliche in leggero aumento (+0,1%). Gli investimenti fissi lordi hanno invece mostrato una crescita robusta dell’1,6%, sostenuta dai fabbricati non residenziali (+1,8%), dagli impianti e macchinari (+1,9%) e dai mezzi di trasporto (+2,3%). Il settore delle costruzioni, grazie anche alla spinta di opere infrastrutturali e riqualificazioni, ha fornito un contributo importante all’andamento complessivo.
Il nodo principale resta il commercio con l’estero, le esportazioni sono diminuite dell’1,9% rispetto al trimestre precedente e dello 0,4% rispetto a un anno fa, mentre le importazioni hanno registrato un incremento dello 0,4% congiunturale e del 2,9% tendenziale. Il saldo della domanda estera netta ha quindi inciso negativamente sul Pil per 0,7 punti percentuali. A compensare in parte questo risultato è stato l’aumento delle scorte, che ha contribuito per +0,3 punti percentuali, insieme alla domanda interna netta (+0,4 punti).
Le revisioni Istat confermano che la variazione acquisita del Pil per il 2025 si attesta allo 0,5%, in linea con le stime preliminari. Un risultato che evidenzia la difficoltà del Paese a imprimere un’accelerazione stabile, nonostante il contesto di tassi d’interesse più bassi e le risorse legate al PNRR.
Dal lato del lavoro, le posizioni lavorative complessive restano sostanzialmente invariate rispetto al trimestre precedente, ma con un aumento dell’1,3% su base annua. L’occupazione è trainata dai servizi (+1,7%) e dalle costruzioni (+2,3%), mentre l’industria in senso stretto mostra un andamento ancora fragile (+0,6% tendenziale, ma -0,1% congiunturale).
Il deflatore implicito del Pil, indicatore dei prezzi, è salito dello 0,9% rispetto al trimestre precedente e del 2,2% rispetto a un anno fa, segnalando una dinamica inflattiva moderata ma persistente.