Nel suo intervento alla Conferenza Prometeia 50, tenutasi il 18 giugno 2025 al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, il Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta ha delineato una riflessione articolata sull’evoluzione della politica monetaria e delle previsioni macroeconomiche negli ultimi cinquant’anni, rilanciando la loro funzione strategica nel contesto attuale segnato da incertezza e volatilità.
Panetta rilancia la centralità delle previsioni economiche nella politica monetaria
Panetta ha ripercorso i cambiamenti epocali che hanno interessato il ruolo delle banche centrali: da entità vincolate alla difesa del cambio e agli strumenti amministrativi negli anni ’70, fino a istituzioni indipendenti con un mandato chiaro sulla stabilità dei prezzi. In questo passaggio storico, le previsioni economiche sono passate da accessorio tecnico a strumento cruciale di policy e accountability. “Pubblicare previsioni – ha sottolineato Panetta – non significa solo essere trasparenti: serve a orientare le aspettative e rafforzare l’efficacia delle decisioni monetarie”.
Negli ultimi vent’anni, la “Grande moderazione” ha lasciato spazio a una fase di shock continui: dalla crisi finanziaria globale alla pandemia, dalla crisi energetica alla guerra in Ucraina. In questo contesto, il Governatore ha evidenziato come le previsioni debbano tenere conto della distribuzione dei rischi e non solo dello scenario centrale. “L’adozione di strategie robuste – ha detto – è diventata una necessità: le banche centrali devono reagire a un ampio ventaglio di possibili sviluppi, non inseguire il ‘miglior caso’”.
Panetta ha confermato come l’Eurosistema adotti ormai un approccio data-dependent e decisioni “meeting-by-meeting”, anche a fronte di un’inflazione ancora sotto l’obiettivo del 2% e in presenza di tensioni geopolitiche come l’escalation tra Israele e Iran.
Il Governatore ha affrontato con franchezza il tema degli errori previsivi, emersi in modo clamoroso tra il 2021 e il 2023. “Non si trattò tanto di limiti dei modelli – ha precisato – quanto della natura imprevedibile degli shock, in particolare quelli energetici e geopolitici”. L’80% dell’errore sull’inflazione del 2022, ad esempio, è stato riconducibile al rincaro dei prezzi dell’energia e degli alimentari. L’esperienza, però, ha rafforzato la capacità di adattamento degli strumenti previsivi. “L’errore è inevitabile – ha aggiunto – ma saper apprendere da esso è ciò che fa la differenza”.
Panetta ha difeso la validità dei modelli semi-strutturali, che offrono equilibrio tra fedeltà ai dati e coerenza teorica, ribadendo che nessuna banca centrale può rinunciare a una narrazione economica intelligibile. Tuttavia, ha anche aperto alla sperimentazione di modelli integrati macro-micro, resi possibili dai recenti progressi nella potenza computazionale e già impiegati per analizzare gli effetti redistributivi del quantitative easing.
Nel guardare al futuro, Panetta intravede un ruolo crescente per l’intelligenza artificiale nel modellare fenomeni complessi, ma ammonisce: “Nel campo della politica monetaria, la trasparenza della logica economica non può essere sacrificata all’efficienza algoritmica”.
In chiusura, Panetta ha ricordato che l’economia non è una scienza esatta: “Gli agenti economici reagiscono, si adattano, formulano aspettative. Per questo il lavoro sui modelli non sarà mai concluso. È difficile fare previsioni, soprattutto quando riguardano il futuro” – ha chiosato con ironia, citando una frase attribuita a Niels Bohr e ad altri.