Torna a scendere la fiducia dei consumatori in Italia, secondo i dati diffusi oggi dall’Istat: l’indice si attesta a 96,1 punti a giugno, in lieve flessione rispetto ai 96,5 registrati a maggio. Un arretramento contenuto ma significativo, che riporta l’attenzione su una tendenza strutturale di incertezza e preoccupazione da parte delle famiglie italiane.
Fiducia dei consumatori in calo a giugno mentre cresce l’allarme sul potere d’acquisto delle famiglie
L’andamento, spiegano gli esperti, conferma che il miglioramento del mese scorso era solo un “rimbalzo tecnico” dopo il brusco calo di aprile (92,7 punti), che aveva segnato il minimo da ottobre 2023. A preoccupare, più che la cifra assoluta, è la dinamica che coinvolge direttamente la percezione della situazione economica personale e familiare, fondamentale per sostenere i consumi interni.
Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, sottolinea con preoccupazione come il peggioramento dei giudizi sulla situazione economica familiare abbia un impatto diretto sulle prospettive di spesa: “Con l’arrivo dell’estate, normalmente cresceva l’ottimismo. Invece oggi calano le aspettative e anche la propensione ad acquistare beni durevoli. Questo è un indicatore chiave che ci dice molto sul futuro dei consumi”.
Un allarme ancora più severo arriva da Federconsumatori, che definisce “sempre più precarie” le condizioni delle famiglie italiane. Il loro Osservatorio Nazionale rileva un calo nei consumi alimentari essenziali – con una riduzione del 16,9% nell’acquisto di carne e pesce – e un’impennata delle abitudini di risparmio forzato: il 51% dei cittadini cerca offerte e prodotti in scadenza, mentre la spesa nei discount è aumentata del 12,1%.
A rendere il quadro ancora più allarmante, i dati Caritas secondo cui ben il 23,5% delle persone assistite vive in condizioni di povertà pur avendo un lavoro. “Servono misure urgenti – sottolinea Federconsumatori – come una rimodulazione dell’IVA sui beni essenziali, la creazione di un fondo contro la povertà energetica e alimentare, la riforma degli oneri di sistema sull’energia, maggiori investimenti nella sanità pubblica e una riforma fiscale equa”.
Confcommercio interpreta i dati Istat come il riflesso di un clima ancora segnato da profonde incertezze, soprattutto legate allo scenario internazionale. Sebbene si registrino segnali di vitalità in alcuni settori come il manifatturiero, resta alta la cautela tra le famiglie, in parte influenzata da timori personali e non solo dal contesto economico.
“Il lieve calo della fiducia non è da sottovalutare – avverte l’associazione – perché rischia di rallentare ulteriormente la crescita della domanda interna. Tuttavia, si osservano aspettative più positive tra gli operatori della distribuzione tradizionale, che confidano in una ripresa legata all’avvio dei saldi estivi”.