Ambiente

Ong contro la Coca Cola: la sua plastica invaderà gli oceani

Barbara Bizzarri
 
Ong contro la Coca Cola: la sua plastica invaderà gli oceani

"Coca Cola e sai cosa bevi", cantava Vasco decenni fa. Ma non sai quanto inquini, potremmo aggiungere oggi, alla luce di una nuova, cruda analisi pubblicata dall'organizzazione non-profit Oceana, impegnata nella tutela dei mari.

Ong contro la Coca Cola: la sua plastica invaderà gli oceani

Oceana individua nella reintroduzione su larga scala degli imballaggi riutilizzabili la soluzione più efficace per contrastare l’emergenza secondo cui, entro il 2030, i prodotti firmati Coca-Cola saranno responsabili dei circa 602 milioni di chilogrammi di rifiuti di plastica che ogni anno finiscono negli oceani e nei corsi d'acqua di tutto il mondo.
Una quantità di plastica sufficiente a riempire lo stomaco di 18 milioni di balene.

Il rapporto giunge in un momento in cui aumentano le preoccupazioni sui rischi per la salute umana derivanti dalla diffusione di microplastiche, che gli scienziati associano sempre più spesso a cancro, infertilità e malattie cardiache. "La Coca-Cola è di gran lunga il più grande produttore e venditore di bevande al mondo", sottolinea Matt Littlejohn, vicepresidente di Oceana, chiamando in causa il colosso statunitense per "l'impatto di tutto questo sull'oceano". Infatti, uno studio del 2024 pubblicato su Science Advances, attesta che Coca-Cola è il marchio più inquinante al mondo per quanto riguarda la plastica, seguita da PepsiCo, Nestlé, Danone e Altria.

La stima di Oceana si basa sui dati pubblici di Coca-Cola relativi agli imballaggi dal 2018 al 2023, combinati con le previsioni di crescita delle vendite: si prevede che l'uso di plastica da parte dell'azienda supererà i 4,13 milioni di tonnellate all'anno entro il 2030.

Littlejohn lancia anche un duro monito contro il greenwashing: "Il riciclaggio è fantastico. Ma se si intende utilizzare la plastica riciclata per produrre più plastica monouso, allora è un problema".
Nel 2020, un team internazionale di scienziati ha sviluppato e sottoposto a revisione paritaria un metodo di analisi pubblicato sulla rivista Science per stimare la quantità di plastica che ogni anno raggiunge gli ecosistemi acquatici.

Applicando questo modello, i ricercatori hanno calcolato che nel solo 2024 la cifra ammonterà a circa 220 miliardi di bottiglie da mezzo litro disperse nell'ambiente. Le alternative sono già note e tecnologicamente pronte: bottiglie di vetro a rendere, riutilizzabili fino a 50 volte, oppure contenitori in plastica pet più spessa, progettati per resistere ad almeno 25 cicli di utilizzo. Nel 2022, Coca-Cola ha dichiarato che gli imballaggi riutilizzabili rappresentano "uno dei modi più efficaci per ridurre i rifiuti" ponendosi l’obiettivo di raggiungere entro il 2030 una quota del 25% di imballaggi riutilizzabili sulle vendite totali.

Tuttavia, nel dicembre 2024, l’azienda ha pubblicato un aggiornamento della propria tabella di marcia per la sostenibilità, da cui l’impegno è scomparso, lasciando il posto a una strategia incentrata sull'aumento della percentuale di plastica riciclata e sul miglioramento dei tassi di raccolta.

Al contempo, Coca-Cola ha evidenziato le difficoltà nel riciclo delle bottiglie di bibite gassate e nella modifica delle abitudini dei consumatori, indicando questi fattori come ostacoli strutturali alla riduzione dell’inquinamento da plastica. Per molti ambientalisti, l’enfasi sull'economia del riciclo si traduce in un trasferimento della responsabilità sugli individui, mentre il problema centrale rimane la produzione di imballaggi monouso.

L’industria della plastica è direttamente legata al settore petrolifero e il massiccio impiego di plastica da parte delle aziende ha un impatto significativo sul cambiamento climatico. Nonostante il cambio di rotta dichiarato, Coca-Cola possiede già una delle infrastrutture più avanzate per il riutilizzo degli imballaggi, con sistemi di ricarica su larga scala operativi in mercati chiave come Brasile, Germania, Nigeria e alcune aree degli Stati Uniti, tra cui il Texas meridionale.

''Hanno la più grande rete di riutilizzo tra tutte le aziende di bevande e la capacità di espanderla ulteriormente, tracciando la strada per l’intero settore", prosegue Littlejohn. Dal canto suo, un portavoce di Coca Cola, in una dichiarazione all'Agence France Presse, ha affermato che, sebbene gli sforzi dell'azienda siano attualmente concentrati sull'utilizzo di più materiali riciclati e sul miglioramento dei sistemi di raccolta, "abbiamo investito e restiamo impegnati ad ampliare le nostre opzioni di imballaggio riutilizzabili: questo lavoro continuerà come parte della nostra strategia incentrata sul consumatore".

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