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Omicidi in Italia, il 2024 segna un lieve calo, ma la violenza di genere resta un’emergenza strutturale

Redazione
 
Omicidi in Italia, il 2024 segna un lieve calo, ma la violenza di genere resta un’emergenza strutturale
Nel 2024 in Italia si sono registrati 327 omicidi, un numero in lieve calo rispetto all’anno precedente (-2,1%). Una diminuzione che, tuttavia, riguarda esclusivamente gli uomini, scesi da 217 a 211 vittime (-2,8%), mentre il numero delle donne uccise resta sostanzialmente stabile: 116 contro le 117 del 2023. È un dato che conferma la persistenza di una frattura profonda nella violenza letale, dove la dimensione di genere continua a rappresentare la linea di frattura più drammatica.

Omicidi in Italia, il 2024 segna un lieve calo, ma la violenza di genere resta un’emergenza strutturale

Il tasso di omicidio complessivo torna a 0,55 per 100mila abitanti, valore analogo a quello del 2022, con l’Italia che si conferma tra i Paesi più sicuri dell’Unione europea. Le immagini e i grafici del report mostrano chiaramente come il nostro Paese sia, insieme alla Slovenia, quello con la minore incidenza di omicidi registrata in UE (0,57 per 100mila abitanti nel 2023). Eppure, dietro questa fotografia rassicurante, si cela una realtà ben più complessa.

Per gli uomini i contesti di rischio restano diversificati, la criminalità organizzata incide ancora con 21 vittime maschili, mentre a livello territoriale è la Campania a mostrare il tasso più elevato (1,74 omicidi ogni 100mila uomini). Per le donne, invece, l’epicentro della violenza rimane la sfera familiare e affettiva. Nel 2024 il 86,2% degli omicidi femminili è avvenuto in ambito domestico e nel 53% dei casi a danno di donne over 55. Gli anziani, soprattutto le donne, si confermano quindi più vulnerabili, spesso vittime di partner, figli o altri familiari convinti di “mettere fine alla sofferenza”, o agendo in condizioni di fragilità psicologica.

Il fenomeno più allarmante riguarda però il femminicidio. Secondo la stima elaborata dall’ISTAT applicando il framework delle Nazioni Unite, nel 2024 i femminicidi sono 106, pari al 91,4% di tutti gli omicidi con vittima donna. Di queste, 62 sono state uccise da partner o ex partner, 37 da altri parenti. In sette casi le donne sono state assassinate da conoscenti o sconosciuti con modalità che rivelano un accanimento sul corpo tale da configurare l’omicidio come crimine di genere. Impressiona un altro dato, nel 31,3% dei femminicidi compiuti da partner o familiari, l’autore si è tolto la vita subito dopo. In questi casi, il dramma individuale si amplifica fino a diventare tragedia collettiva: 25 i minorenni rimasti orfani nel solo 2024, 17 dei quali perdendo contemporaneamente madre e padre.

Gli autori di omicidio restano nella stragrande maggioranza uomini (88,3% dei casi noti), un dato che attraversa tutte le tipologie di violenza. Le armi da taglio sono il mezzo più utilizzato (33%), seguite dalle armi da fuoco (30%). Ma nei femminicidi prevalgono modalità diverse, strangolamento, soffocamento, percosse, segno tangibile di una violenza che non è un’esecuzione, ma un accanimento.

Il report ISTAT indica un fenomeno strutturale: gli uomini continuano a morire soprattutto fuori casa, in contesti di criminalità, conflitto o marginalità, le donne continuano a morire in casa, per mano di chi diceva di amarle. Due dinamiche diverse, due Italie diverse, un’unica emergenza che non accenna a ridursi.

Nel 2024, mentre gli omicidi maschili diminuiscono, la violenza contro le donne resta ferma, radicata, endemica. E i numeri del report ISTAT, la loro crudezza e la loro ripetitività, ricordano quanto lunga sia ancora la strada per trasformare la statistica in prevenzione, e la prevenzione in libertà.
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