Rispetto ai minimi toccati a gennaio, l’indice MSCI China ha registrato un tasso di crescita che lo ha portato a toccare anche un +20%, sospinto dalle misure di sostegno all’economia che il governo ha emanato per risolvere la crisi legata al settore immobiliare e per riportare la crescita sul percorso desiderato.
L’estensione di questo rimbalzo, in realtà, non costituisce una sorpresa, dato che tra la metà del 2021 e l’inizio del 2024 ha ceduto quasi il 70% del suo valore. Ciò ha portato le azioni delle compagnie locali ad essere pesantemente sottovalutate e trascurate dai mercati, con la maggior parte degli investitori che sceglievano strategie come investimenti di lungo termine sui Magnifici 7 statunitensi, posizioni lunghe sul dollaro e corte sulle azioni cinesi, creando così una situazione molto vulnerabile a qualsiasi notizia che non si allineasse a queste previsioni.
Come spesso accade quando si parla di Cina, queste notizie sono arrivate dal governo, quando nelle ultime settimane il presidente Xi Jinping si è dimostrato molto determinato nel voler affrontare e risolvere le problematiche connesse all’economia. In realtà, un sistema complesso come quello cinese presenta luci e ombre; infatti, i dati più recenti mostrano un quadro di crescita rassicurante, con risultati particolarmente brillanti nel comparto manifatturiero e nelle esportazioni, ma il settore immobiliare è ancora in affanno e il continuo calo dei prezzi delle case continua a minare la fiducia dei consumatori, anche alla luce del tasso di disoccupazione particolarmente elevato, soprattutto tra i giovani laureati. Tutto ciò rappresenta un grosso ostacolo verso il raggiungimento dell’obiettivo di rendere i consumi domestici un driver più rilevante della crescita economica, il che sarebbe auspicabile visto anche lo scenario geopolitico particolarmente teso che stiamo vivendo.
Alla luce di quanto visto sopra, è più facile capire perché le misure attuate dall’autorità centrale prevedano un supporto ai mercati azionari locali (attraverso il pagamento di dividendi, buyback di azioni di imprese statali, riforma dei mercati stessi, etc.), supporti monetari e fiscali e la cancellazione di tutte le restrizioni sull’acquisto di un immobile.
Questo ultimo punto è particolarmente importante perché mostra come le riforme di Pechino mirino a risolvere la crisi del settore real estate in maniera diretta. L’idea è quella di permettere a società pubbliche di comprare gli appartamenti esistenti (attraverso prestiti emessi dai governi locali e garantiti dall’autorità centrale), in modo da trasformarli in soluzioni abitative statali per poi affittarle. Al di là di qualche piccolo ostacolo tecnico in cui si può incappare (spesso questi appartamenti hanno bisogno di essere ristrutturati prima di poter essere disponibili per gli affitti), questa sorta di “quantitative easing” del settore immobiliare potrebbe effettivamente iniziare a ridurre l’ammontare di abitazioni rimaste invendute, il che, a sua volta, porterebbe una maggiore stabilizzazione dei prezzi e potrebbe spingere più famiglie ad acquistare.
Già da questa breve descrizione, si può intuire che questa misura è molto controversa e ha già spaccato l’opinione degli esperti di settore. Una parte, la maggioranza, ritiene che le risorse messe a disposizione da Pechino siano troppo poche per avere un effetto significativo; non bisogna infatti dimenticare che “l’ammontare” citato nel paragrafo precedente ha un valore aggregato che si attesta tra il 2% e il 3% del Pil cinese, ovvero tra i 2.600 e i 3.900 miliardi di dollari. Tuttavia, c’è anche chi ritiene che tale provvedimento possa rappresentare il punto di svolta in quanto la domanda, potenzialmente ancora molto elevata, vista la quota di popolazione in cerca di soluzioni abitative migliori, potrebbe ripartire proprio mentre i lavori per le nuove case si concludono, andando così a ridurre l’offerta. Già in passato, nel 2015, il governo di Pechino ha affrontato un eccesso di alloggi simile, dovendo acquistare baraccopoli per toglierle dal mercato e trasformarle successivamente, e quella volta i prezzi sono effettivamente aumentati.
Per capire come procederà la questione e quali provvedimenti saranno presi, bisogna però aspettare la seduta plenaria del partito comunista in programma per luglio, durante la quale saranno aggiornate le priorità economiche per il paese.